sabato 25 gennaio 2014

Catastrofi innaturali

 

Testo di Magda Piacentini

Gennaio 2014, su Arianna Editrice, appare un  articolo intitolato “Il Generale Mini: la guerra climatica è già cominciata” che riporta fedelmente il pensiero del Generale Mini espresso alla conferenza di Firenze il 28 Novembre 2012, un approfondimento di quanto già divulgato dal Generale con l’articolo su Limes nel  2007 “Owning the Weather in 2025”. Mini denuncia una situazione nelle forze armate molto preoccupante, ma le sue parole continuano a cadere nel vuoto quasi totale; non viene preso in considerazione se non da qualche blogger o da qualche radio privata che, per quanto rilanci questo pensiero, lascia l’opinione pubblica nella più totale indifferenza! Nessuno lo raccoglie, nessuno ci riflette sopra e questo sinceramente mi sembra un mistero, se non un delitto che l’umanità rivolge a se stessa.
La conferenza era stata organizzata dal gruppo “No Geoingegneria” sul cui blog può essere riascoltata integralmente.


Il racconto del Generale Mini, che ho ascoltato di persona, a me sembra un incubo, mi disturba, m’inquieta e non capisco come mai non viene recepito e raccolto. Il Generale è naturalmente molto diplomatico, sicuramente non denuncia nessuno, ma descrive una situazione di fatto che si è determinata nelle Forze Armate di tutto il mondo, NATO compresa, che è allarmante e pericolosa, che non dà garanzia di democrazia, di rispetto della vita degli esseri umani, dei popoli e dell’ambiente in cui vivono, ma, nonostante la denuncia duri da ben sette anni, pare che a noi, società civile, non ce ne possa fregare di meno.  
Riporto qualche passo significativo della testimonianza di questa persona, il cui ultimo incarico militare è stato il Comando delle forze NATO in Kossovo, e quindi non è stato un generale di “cartone”, come si dice in gergo di coloro che non  hanno mai ricoperto ruoli di Comando, e sicuramente conosce l’argomento di cui tratta e  anche solo per questo, dovrebbe essere ascoltato.

“La guerra ambientale non è più solo una ipotesi: è già in atto. Ma guai a dirlo, si passa per pazzi.”
“Negare l’informazione è già un atto di guerra. Non c’è solo la disinformazione ma c’è una pratica militare che si chiama ‘denial of service’ ovvero si stabilisce che è necessario non solo negare la realtà o l’evidenza, ma negare l’informazione. E questo è già un vero e proprio atto di guerra. Determinate persone o paesi non devono venire a conoscenza delle informazioni e questo può causare catastrofi di proporzioni bibliche, come il devastante tsunami dell’Indonesia. L’informazione sul suo arrivo era disponibile, ma interruzioni nella trasmissione, a causa di anelli mal funzionanti o volutamente non funzionanti, ne ha impedito la comunicazione.”  
                                                                                                                                                  
“La bomba climatica è la nuova arma di distruzione di massa a cui si sta lavorando in gran segreto per acquisire vantaggi inimmaginabili su scala planetaria. Alluvioni, terremoti, tsunami, siccità, cataclismi. Uno scenario che purtroppo non è più fantascienza.”
“La maggior parte delle persone ritiene inconcepibili certi scenari, in quanto non è al corrente delle progettazioni in materia di tecnologie militari e quindi delle conseguenti implicazioni.”

Il Generale racconta che nel lontano 1946, lo scienziato neozelandese Thomas Leech, lavorò in Australia per conto dell’Università dell’Auckland, con fondi americani e inglesi, per provocare piccoli tsunami. Il “Progetto Seal” ebbe successo, spaventò lo scienziato che interruppe gli esperimenti, e che poi sicuramente sono stati ripresi e perfezionati.
“I militari hanno già la capacità di condizionare l’ambiente: tornado, uragani, terremoti e tsunami alterati o addirittura provocati dall’uomo sono una possibilità concreta.”
“Nell’ambito militare non esiste una moralità che possa impedire di oltrepassare un certo punto. Basti pensare allo sviluppo e le applicazioni degli ordigni atomici. Non esiste vincolo morale, ciò che si può fare si fa.”

Non è solo un problema di mancanza di moralità, ma secondo il Generale si va anche oltre: “La voglia di conseguire un vantaggio spinge ad usare le tecnologie senza fare test a sufficienza. Una possibilità viene messa in atto per verificarne il funzionamento, sperimentandone direttamente sul campo gli effetti.”

Con l’articolo su Limes, il Generale aveva già divulgato il progetto dell’Aereonautica Militare Statunitense del 1995. In “Weather as a Force Multiplier: Owning the Weather in 2025” si delineavano i piani non “di possedere il clima”, ma di controllare il meteo, lo spazio atmosferico e condurre operazioni belliche in sicurezza, dice sempre il Generale. “Per esempio, irrorando le nubi con ioduro di argento, altre sostanze chimiche o polimeri, per dissolverle o spostarle. Oggi siamo piuttosto vicini al traguardo del 2025.”

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