venerdì 10 ottobre 2014

Il chiodo fisso dei forzati del celibato

 
Testo di Fabrizio belloni

Ci risiamo.
Ogni tanto (ogni poco….) salta fuori il mal di denti della curia romana, con tutte le schiere di prelati obbedienti allineati e coperti. Oddio, proprio tutti no, visto l’elevatissimo numero di fanciulli concupiti ed abusati da preti, vescovi e cardinali. Però la massa dei preti non perde occasione di pontificare sui rapporti fra uomo e donna. Già il catechismo dice che anche solo guardare il….. lato B della propria moglie con desiderio, è peccato. E qui voglio rovinarmi! Forse nella millenaria astuzia clericale, affilata da mille e mille riprove e circostanze, rendere un po’ trasgressivo e un po’ peccaminoso il rapporto con la propria moglie aiuta a rendere più saldo e sicuro il rapporto stesso. Ma forse la mia è solo benevola interpretazione……


Ma poi ….. ci cascano sempre.
Ieri mattina presto tornavo da una trasmissione televisiva, alla quale partecipai per gentilezza del Direttore: andai a Canale Italia, dal prof. Vito Monaco, a dire qualcuna delle mie “cattiverie”: il riassunto delle quali sta nell’assioma <<la democrazia è il male assoluto>>.
Al ritorno, dicevo, accesi la radio e mi capitò di sintonizzarmi su “Radiomaria”, emittente cattolica. Forse per masochismo, o per curiosità, lasciai la sintonizzazione. Parlava un prete e disquisiva sulla possibilità di due divorziati cattolici (battezzati) di convivere e di ricevere il sacramento dell’eucarestia.
Il pretone d’assalto, rifacendosi al sinodo che il gesuita vestito di bianco, Francesco 1°, ha indetto, indicando fra gli altri temi anche il comparto “famiglia”, si è sbilanciato nell’affermare che, nella visione della società contemporanea che muta rapidamente due divorziati cattolici possono anche convivere. E ricevere i sacramenti (eucaristia), a patto, nel “percorso penitenziale”, che si astengano dal sesso.

Pensai che avevo capito male, attento alla guida. Ma il pretone da sbarco insisté. Divorziati, se volete restare nella chiesa (quella militante, ricordai, facendo appello alla memoria giovanile. Non in quella “trionfante”, cioè quella che va in paradiso…), se volete ricevere i sacramenti, niente sesso, nisba, ciccia!
Salta sempre fuori il sesso. E il motivo è semplice e chiaro. I Cardinaloni, i pretoni, i fratoni, i gesuitoni (di nero o di bianco vestiti), possono mettere mano con relativo successo in quasi tutti gli aspetti della vita umana. Ma nel richiamo sessuale fanno cilecca. Da duemila anni ci provano, e da duemila anni si prendono sberle metaforiche sui denti.

Grazie a Dio (non il loro, per me, ma la Natura, Odino-Wotan, se preferite) l’uomo sente attrattiva per la donna, che lo ricambia di ugual intensità. Che poi ci siano milioni di sfumature, milioni di aspetti diversi, milioni di attività concorrenti allo stesso fine, è – se me lo consentite - il bello del rapporto. Purché sia consenziente, condiviso, complice e pieno di gioia. Senza quel senso di colpa che i pretoni di cui sopra hanno tentato di immettere nei credenti per poter controllare meglio la vita di tutti. Potere. Nient’altro che potere. “Fate quello che dico, non imitate quello che faccio”, sbavano i cardinaloni, fra un conto in banca ed un affare di curiosa natura.

Fateci caso: in Popolazioni che hanno avuto la fortuna di essere storicamente e geograficamente lontane dalle tre religioni monolatre, giudaismo, cristianesimo ed islam, il sesso è stato sempre considerato come una parte della vita umana. Gli è stato dato, cioè, il valore che ha e non lo si è caricato di valore e peso che non ha. Secondo natura.
Dove non è arrivata la curia romana non abbiamo assistito al diffondersi oltre misura di puritanesimo, di aberrazioni, di sensi di colpa, di reazioni scomposte alla reazione proterva dell’inquisizione. Omosessuali ve ne erano, rari, anche fra i Nativi Americani, ed era loro permesso di vivere nella loro tenda come volevano, senza demonizzazioni. Le giovinette quindicenni dei Germani potevano avere tranquillamente il “compagno di stuoia”, senza problemi o scandali. I Celti si sposavano nudi davanti alla Comunità. Gli esquimesi permettevano alla moglie di “ridere” con l’ospite… 

Da noi ai preti è impedito di sposarsi. Ma non di giudicare la vita matrimoniale e genitoriale dei credenti, come se ne fossero a conoscenza diretta, come se sapessero cosa vuol dire essere padri o, men che meno, madri.
Se poi, per rinfoltire le fila dei sacerdoti e delle monache, la curia romana debba ricorrere sempre più a clandestini e a gente di altri continenti, non c’è da stupirsene.
Il gesuita vestito di bianco non è uno sprovveduto e queste cose le sa. Cercherà di correre ai ripari, con l’astuzia che la curia possiede ed in particolar modo il suo ordine di provenienza. Ma sono convinto che stiano chiudendo le stalle quando i buoi sono già fuggiti. L’uomo, soprattutto quello europeo, sta inevitabilmente riscoprendo un suo intrinseco e profondo valore: il valore del Sangue, dell’appartenenza. Che è sinonimo di Libertà, di Simbiosi con la Natura, di Volontà.
I pretoni c’entrano poco col domani dell’Europa.

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