Fonte:
Informazione Libera
Dal 18
aprile l'Italia ha terminato le sue scorte di pesce per il 2015 e sarà
costretta ad importarlo dall'estero per poterlo mettere in vendita.
Che cosa è successo? Il pesce disponibile nei nostri mari è
terminato perché abbiamo pescato troppo. La pesca eccessiva ha
impoverito i mari in modo inesorabile. Le scorte di pesce così sono
terminate molto in fretta. Il problema riguarda tutta l'Europa, non
soltanto il nostro Paese. Sia l'Italia che l'Europa si ritroveranno a
breve ad importare pesce dai Paesi extra-europei.
Ed ogni anno la data dell'esaurimento del pesce locale arriva in anticipo. Siamo solo a metà aprile e le scorte sono già esaurite. Lo comunica il nuovo rapporto della New Economics Foundation (NEF) che porta il titolo di "Fish Dependence 2015". Chi consuma pesce per il resto di quest'anno dovrà "accontentarsi" dei prodotti importati e non potrà richiedere pesce italiano. "Nonostante l'Italia rappresenti la più grande flotta peschereccia del Mediterraneo e una delle più importanti a livello europeo, oltre il 60% del pesce che arriva sulle nostre tavole viene importato dall'estero.
La pesca eccessiva sta svuotando i nostri mari e anziché correre ai ripari, cominciamo a mangiarci anche le risorse ittiche di altri Paesi" – ha dichiarato Domitilla Senni, rappresentante dell'associazione MedReAct. Il rapporto evidenzia quanto la domanda di pesce, in un generale contesto di sovrasfruttamento delle risorse ittiche, non sia sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che economico e sociale.
Ed ogni anno la data dell'esaurimento del pesce locale arriva in anticipo. Siamo solo a metà aprile e le scorte sono già esaurite. Lo comunica il nuovo rapporto della New Economics Foundation (NEF) che porta il titolo di "Fish Dependence 2015". Chi consuma pesce per il resto di quest'anno dovrà "accontentarsi" dei prodotti importati e non potrà richiedere pesce italiano. "Nonostante l'Italia rappresenti la più grande flotta peschereccia del Mediterraneo e una delle più importanti a livello europeo, oltre il 60% del pesce che arriva sulle nostre tavole viene importato dall'estero.
La pesca eccessiva sta svuotando i nostri mari e anziché correre ai ripari, cominciamo a mangiarci anche le risorse ittiche di altri Paesi" – ha dichiarato Domitilla Senni, rappresentante dell'associazione MedReAct. Il rapporto evidenzia quanto la domanda di pesce, in un generale contesto di sovrasfruttamento delle risorse ittiche, non sia sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che economico e sociale.
Al contrario, secondo l'associazione MedReAct, se le risorse fossero gestite in modo sostenibile e responsabile, le acque europee – potenzialmente molto produttive – potrebbero garantire l'approvvigionamento di pesce nel lungo periodo e conseguentemente produrre benefici occupazionali, economici e sociali. "I segni di ripresa sono pochi e aree di pesca un tempo produttive oggi sono al collasso: nel Mediterraneo oltre il 90% delle risorse ittiche valutate risulta sovrasfruttato: l'unica via d'uscita da una situazione così drammatica è ridurre lo sforzo di pesca, introdurre zone di ripopolamento per garantire il recupero degli stock ittici in declino ed eliminare attrezzi da pesca non selettivi come le ferrettare" – ha concluso Domitilla Senni.
basterebbe vietare la pesca per qualche tempo nei punti giusti. due anni fa sono rimasto colpito, in canoa sulla foce di un fiume in romagna, dell'abbondanza di pesce visibile ad occhio nudo (prevalentemente muggini). Mi dissero che avevano vietato la pesca in quel tratto da qualche anno. Incredibile come si sia ristabilito l'equilibrio dell'ecosistema senza l'impronta antropica, in così poco tempo...
RispondiEliminaNon per contraddirti, visto che sicuramente ne sai più di me, ma ho l'impressione che la grande abbondanza di una sola specie non sia sinonimo di ristabilimento degli equilibri, poiché potrebbe essere essa stessa un disequilibrio.
EliminaMa potrei sbagliarmi.
i muggini li ho riconosciuti a vista, tra l'altro le acque lente e salmastre di una foce sono il loro habitat preferito, ma c'era una gran varietà di ittiofauna. Erano sicuramente presenti altre specie più piccole, che per poco non ci saltavano a bordo canoa. Era confortante sapere che pochi anni di divieto di pesca (e di tutela ambientale) avevano permesso il ristabilirsi di quella situazione.
RispondiEliminaVero. E se estendiamo il fenomeno che hai osservato su quella foce all'intero pianeta, possiamo solo immaginare come sarebbe pullulante di vita la natura se gli uomini smettessero di fare i prepotenti con gli altri animali.
EliminaMagari fosse solo la pesca intensiva, la soluzione sarebbe relativamente facile, ma il grande inquinamento dei mari e degli oceani penso sia il più grave, non sappiamo le conseguenze a lungo termine del disastro della piattaforma BP, non sappiamo quelle, essendo ancora in corso, di Fukushima, somo solo due esempi, Gaia ha grandi proprietà di autorigenerarsi ma quando sarà raggiunto il punto di non ritorno?
RispondiEliminaE se si fosse già raggiunto non credo che ce lo direbbero, come non non ci dicono tutto a parte una marea di panzane.
Del golfo del messico non parla più nessuno come di Fukushima ma il petrolio e le radiazioni non se ne vanno dall'oggi al domani.
Detto questo da vegano non posso che essere d'accordo con l'articolo.
Ho sentito dire che il punto di non ritorno è già stato raggiunto.
EliminaLeggendo il tuo commento ho pensato a quelle enormi isole galleggianti di plastica che si sono formate negli ultimi anni, al centro degli oceani, prigioniere delle correnti, e che solo chi va per mare conosce. Gli altri, i consumatori da supermercato, non lo sanno e se la commessa non gli dà il sacchettino, si offendono e lo richiedono. Io, quando lo rifiuto, faccio sempre la figura del fanatico.
@Zak-Roberto & Co.,
RispondiEliminaanche se uno NON è VEGANO come me se ha il buon senso penso sia anche lui d' accordo nel "rispettare & difendere" GAIA, che è poi la nostra CASA comune e come tale deve ESSERE pulita & vivibile !!!
Per carità mai detto il contrario volevo solo affermare che forse il solo essere vegano non basta ma occorre un umile rispetto per Gaia e tutte le sue creature.
EliminaQuando frequentavo i Verdi negli anni Ottanta e Novanta, non ce n'era uno che non dichiarasse di avere rispetto per l'ambiente, ma quando feci notare che era importante essere vegetariani (non vegani, vegetariani), Renato Vivian si offese accusandomi di essere dogmatico.
EliminaUn po' quello che sta succedendo adesso, trent'anni dopo, tra me e Sergio.
@Roberto,
RispondiElimina"corsi & ricorsi" storici direbbe qualcuno la STORIA si ripete direbbe qualcun altro, rispetto al tuo (ex)collega Renato mi differenzia il fatto che io condivido il valore "salutistico & etico" dell' alimentazione vegetariana;
anche se poi ho impiegato un pò di più TEMPO per arrivare a metterla in pratica, e qui mi ripeto ognuno ha un suo percorso "personale" di crescita
da fare che è diverso da un altro;
per fregiarsi poi della qualifica di AMBIENTALISTA credo NON sia assolutamente "obbligatorio" diventare VEGETARIANI, appartenendo alla GALASSIA ambientale come socio di LEGAMBIENTE posso testimoniare
i grandi sacrifici & impegno a 360% di tanti militanti in favore di GAIA !!!
MANDI
SDEI/SERGIO