venerdì 22 gennaio 2016

Gli ipocriti rompiballe del web


Nicolò: Scusate se vi disturbo ancora ma deve esserci stato un fraintendimento, probabilmente dovuto alla mia poca chiarezza. Ho visto nel link che mi avete allegato che avete pubblicato parte della nostra intervista anche sul vostro sito (dove citate noi come fonte). Noi come politica abbiamo però la volontà di mantenere i contenuti delle nostre interviste in esclusiva sul nostro sito web. Infatti quello che volevo chiedervi era la possibilità di condividere il nostro articolo solamente sulla vostra pagina Facebook (come avete appunto fatto, anche se estrapolando alcune domande per creare il post ma va bene anche così). Per questi motivi vi chiedo gentilmente di rimuovere dal sito web la nostra intervista. Grazie ancora.

Me: Ahi, ahi, ahi, Nicolò. Hai toppato! L'ultima cosa al mondo che mi dovevi chiedere è quella che mi hai chiesto. C'era qualcosa di strano in te, in effetti, che non riuscivo a capire. Ora l'ho capito. Attribuisco il tutto alla tua giovane età, nonché all'inesperienza.

 
Nicolò: Mmm, non capisco. In ogni caso mi spiace che ci sia stato questo malinteso ma in ogni caso vi chiedo di capire la nostra esigenza. Anche perché non mi sembra di avervi mai dato l'autorizzazione per pubblicare un nostro contenuto sul vostro sito web. Non c'è nulla contro di voi, anzi vi ringrazio per aver letto e apprezzato il nostro contenuto, però dovete attenervi gentilmente alla nostra linea editoriale. Grazie.

Me: Ma perché parli in maniera così pomposa? In Italia si dice, in questi casi: "Parla come mangi!". E poi, sai quando si dà una mano e ti prendono il braccio? Ecco, così stai facendo con me. Il mio blog non si tocca e se vuoi che io tolga un articolo, mettiti in coda ché ce n'è una sfilza prima di te.
 
Nicolò: Più che pomposo sto cercando di essere educato. In ogni caso sul tuo blog adesso c'è qualcosa che non ti appartiene e per cui non hai alcuna autorizzazione a tenerlo lì dov'è. Io sto cercando di essere ragionevole e non posso che chiederti di esserlo altrettanto. Io non ti ho mai dato l'autorizzazione a trasporre un nostro pezzo (estrapolando una parte e cambiando titolo per di più) su cui come ben saprai vige il diritto d'autore. È un mio diritto (visto che quello che si trova sulla tua pagina è frutto del mio lavoro e della mia creatività) chiederti di rimuovere un contenuto che non hai alcun diritto di manipolare. Sto cercando di essere cordiale e ragionevole. Ti invito a fare altrettanto per non rendere questa questione banale più intricata di quanto non meriti di essere.

Me: Stai usando un linguaggio da burocrate. In parole povere da cagacazzi. Puoi anche aver ragione dal punto di vista legale, ma ne dubito, ma non farai molta strada nella vita. A meno che tu non sia un troll pagato per creare confusione in rete. Se invece sei così di natura, mi dispiace per te, ma non ho nessuna intenzione di sottostare alle tue fisime creative e un tantino paranoiche. Pensavo di averti fatto un piacere e adesso mi stai pure minacciando. Che bravo! Complimenti!

Nicolò: Caro Roberto, mi spiace che lei continui ad attaccarmi personalmente, io sto solamente cercando di farla ragionare per evitare noiose complicazioni. Sa benissimo che non può arrogarsi il diritto di pubblicare materiale di altre persone senza aver ottenuto da questi un'autorizzazione. La invito quindi nuovamente a rimuove il pezzo. Spero vivamente che voglia accettare il mio consiglio.

2 commenti:

  1. che roba......diffondi un articolo per portare a conoscenza delle persone un problema morale e velatamente con gentilezza ti si invita a rimuoverlo x non intricarti...la vita.
    vuole dire allora che chi ha fatto l'articolo e chi lo pubblica ne hanno un tornaconto economico di qualche tipo...........
    pezzi di mer.. come chi approfitta delle disgrazie altrui x speculare!!!
    roberto cagac. sopra,non meritano rispetto e visibilità.

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    1. Qualcosa di strano nel suo linguaggio lo avevo notato fin dall'inizio. Si è visto alla fine che c'è anche un po' di schizofrenia.

      Agli Arconti piacciono le gerarchie, i simboli e i rituali.

      Il linguaggio burocratese è già un rituale, secondo me.

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