sabato 9 aprile 2016

Campi di concentramento per egiziani


Quelli che vogliono studiare l'arabo sono avvertiti! I musulmani non sono solo il nostro nemico storico, ma anche quello contro cui noi occidentali combatteremo nella prossima terza guerra mondiale. Quindi, se non volete fare la fine di Regeni, cambiate facoltà, fate giurisprudenza o filosofia o economia e commercio, ma lasciate stare le università di lingue orientali. Questo è il messaggio che i servizi segreti inglesi hanno voluto lanciare ai giovani italiani, o di altre nazioni europee, e siccome non bastava ucciderlo perché si voleva colpire l'emotività degli italiani, lo si è dovuto torturare e far morire fra mille sofferenze. Sono gli impatti emotivi forti, come avviene con gli attentati terroristici, a muovere l'opinione pubblica nella direzione voluta.



Gentiloni e Renzi, che in altre occasioni hanno dimostrato di fregarsene dei cittadini italiani all'estero (vedi Marò) stavolta fanno la voce grossa, come se volessero andare fino in fondo a questa faccenda. Gentiloni parla di dovere dello Stato italiano verso la famiglia di Giulio e parla anche di dignità dell'Italia. I giornali, dopo la delusione dell'incontro con la delegazione di sei funzionari egiziani a Roma, parlano di ennesimo “schiaffo” all'Italia. Stando alle esperienze storiche, per far scoppiare una guerra ci vuole un “casus belli”, che nella nostra epoca corrisponde a qualche attentato a “false flag”. Il caso Regeni, pur nella sua orribile essenza, non dovrebbe essere sufficiente, ma di sicuro anch'esso va nella direzione dell'inizio delle ostilità. 


Pertanto, se Italia ed Egitto dovessero dichiararsi reciprocamente guerra, i 19.000 italiani presenti in Egitto, fra residenti e turisti, potrebbero essere scambiati con i 103.000 egiziani residenti in Italia, concentrati soprattutto nella ricca Lombardia. Si tratterebbe di 5 egiziani per ogni italiano, considerato che ai turisti in partenza per la terra delle piramidi verrebbe negato il visto prima dell'imbarco e quindi rimarrebbero in Italia. In tal caso, la proporzione tra prigionieri egiziani e prigionieri italiani sarebbe diversa. Lo scambio di prigionieri sarebbe a nostro vantaggio. La domanda è: dove li raggruppiamo 103.000 egiziani in attesa di scambiarli con i nostri? C'è posto nelle carceri o dobbiamo costruire improvvisati campi di concentramento?
 

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