martedì 27 giugno 2017

Uno sguardo sul passato coloniale degli europei





Sarah, come tanti altri bambini di etnia khoi era nata già schiava. Molti della sua gente erano stati sottomessi dagli olandesi durante l’occupazione dell’odierno Sudafrica. E al momento della sua nascita, alla fine del '700, i boeri organizzavano ancora spedizioni per uccidere gli indigeni che non volevano piegarsi all’ordine coloniale. Sarah fin da giovanissima fu costretta a lavorare nella fattoria in cui era nata e, dopo essere stata venduta più volte, arrivò nelle mani di Hendrick Caezar, che oltre ad usarla come domestica e bambinaia, la costrinse a prostituirsi ed infine decise di portarla in Europa per farla esibire a pagamento. Il 24 settembre 1810 un manifesto per le strade di Londra parlava per la prima volta della “Venere ottentotta”. Erano gli anni in cui oltre agli animali esotici, gli individui considerati “fenomeni da baraccone” venivano esposti alla pubblica osservazione nei tristemente noti zoo umani. 
Tra queste c’era Sarah, che non aveva nulla di diverso dalle altre donne della sua etnia. Statura bassa, seni voluminosi, natiche assai sporgenti. Fattori che tra i khoi non avrebbero destato alcuno scandalo e che invece in Europa la resero un oggetto da mettere in mostra per appagare il diffuso bisogno di “erotismo esotico”.

Costretta ad esibirsi con addosso solo un gonnellino che le copriva il pube, veniva fatta uscire da una gabbia e obbligata a simulare atteggiamenti aggressivi. Hendrick, che recitava la parte del domatore, era solito colpirla con un bastone quando non obbediva agli ordini. Alla fine, viste le proteste e i processi intentatigli contro dagli attivisti contro la schiavitù, Caezar decise di vendere Sarah. Giunta nelle mani di S. Réaux, proprietario di un circo, venne fatta esibire in tutta la Francia. Depressa e alcolizzata divenne un oggetto prelibato delle attenzioni di alcuni scienziati del tempo che erano desiderosi di indagarne “i peculiari tratti fisici”. Indagine che non terminò nemmeno dopo la sua morte, avvenuta il 29 dicembre 1815. Venuto a conoscenza del suo decesso E. G. Saint-Hillaire, importante biologo francese, chiese ed ottenne il permesso per sezionarne il cadavere. Prima venne fatto un calco di cera del suo corpo, poi le furono estratti gli organi, infine dissezionata minuziosamente. Mentre la sua immagine veniva inserita nelle tavole a colori degli “animali viventi” nei volumi di storia naturale, i suoi resti vennero portati ed esposti al Musée de l’Homme.  Solo nel 2002 dopo una lunga controversia tra Francia e Sudafrica le spoglie, simbolo dell’oppressione coloniale, tornarono a casa e dopo una grande cerimonia furono seppellite nel luogo in cui era nata.  Di recente il governo è stato costretto a costruire una gabbia per proteggere la tomba dall’azione di alcuni vandali. L’ultima delle tante gabbie in cui questa donna è stata costretta a vivere.

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