sabato 13 gennaio 2018

30.000 Anne Frank




Senza rancore, ma senza oblio. In tanti dicono: “ricordatevi che anche gli italiani sono partiti con la valigia di cartone”, ma fate un paragone tra i nostri emigrati regolari di 40 anni fa e quelli che arrivano oggi in barcone sulle nostre spiagge. Nel 1970/1980 in Germania, Belgio e Svizzera in molti locali era "Vietato l'ingresso ai cani e agli italiani", mentre in Svizzera c'erano oltre 30.000 bimbi italiani che dovevano vivere nascosti e sepolti vivi per anni, poiché non potevano risiedere con il permesso di lavoro dei loro genitori. La polizia li ricercava attivamente definendoli «Versteckte Kinder», mentre i genitori, terrorizzati dalle denunce dei vicini, raccomandavano loro: non fare rumore, non ridere, non giocare, non piangere. Per non parlare dello "Schwarzenbach" contro "l'inforestierimento"; lo statuto di operaio stagionale in vigore in Svizzera e Francia che prevedeva la possibile espulsione immediata senza giustificazioni. 

In Belgio se l'italiano si rifiutava di scendere in miniera, non era rispedito a casa ma immediatamente messo in galera. Noi eravamo arrivati con il permesso di soggiorno regolamentato dagli Stati ospitanti; chiedevamo un lavoro e non avanzavamo pretese, non volevamo imporre i nostri usi e costumi, culturali o religiosi o alimentari. Pativamo e soffrivamo molto, ma non per questo occupavamo case, bloccavamo strade e manifestavamo urlando, dando fuoco ai cassonetti e arrivando perfino a divellere i semafori. La differenza appare notevole. Cosa ne pensate?

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