mercoledì 21 febbraio 2018

L’ultimo dei saltimbanchi



Prostituzione politica: svolta comunista di Pier Ferdinando Casini: “Nella Casa del Popolo mi sento come a casa mia”. Cosa non si fa per non perdere la poltrona, democristiani nel midollo. Dopo una vita all’ombra dello scudo crociato e della Democrazia cristiana, Pier Ferdinando Casini si scopre compagno. Tanto da sentirsi a casa nel “covo” dei comunisti, all’ombra di Gramsci, Togliatti, Matteotti e Di Vittorio. E mentre tra le pagine di Guareschi Peppone e Don Camillo si fronteggiano – l’uno nella Casa del popolo, l’altro nella Casa di Dio -, l’ormai ex leader dell’Udc e candidato ora con il Partito democratico non ha remore a farsi fotografare nella casa del Popolo Corazza, nella sede più rossa della rossa Bologna, tra i militanti più rossi (o almeno quelli rimasti nel file di Renzi). “Rossoblu è nel mio Dna, nel mio sangue”, rivendica con orgoglio Casini, “Per me non cambia niente. L’effetto è di stare a casa mia”. 



Eppure è tra gente che – lo ammette lui stesso – conosce da 30 anni, ma “con cui non ho condiviso dei progetti politici”. Ma, proprio come nella vecchia Dc, il diktat è lo stesso. Tutti uniti contro un nemico comune: “Fermare i barbari che sono Salvini e i 5 Stelle. Se avranno il 51% c’è da allacciarsi le cinture di sicurezza”. Insomma, deposto lo scudo crociato, Casini è pronto a impugnare (o quasi) persino “falce e martello”. Cosa non si fa per una poltrona…

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