giovedì 8 marzo 2018

L'altro otto marzo


Testo di Rita Jemma

È l’8 marzo dell’anno 415, un lunedì di quaresima per i cristiani di Alessandria d’Egitto. Un lunedì di silenzio e preghiera. Un lunedì di guerra. Ipazia, matematica, astronoma, filosofa neoplatonica e insegnante di grande prestigio, sta tornando a casa. Poco più che cinquantenne, è la più importante intellettuale della città, un punto di riferimento non solo per i suoi studenti, ma anche per le autorità politiche e religiose. Non è serena: la tensione è salita alle stelle da quando il vescovo Cirillo è entrato in conflitto con il prefetto Oreste e c’è chi ha messo in giro la voce che sia proprio lei a impedire la riconciliazione.

Non è serena Ipazia, ma non si aspetterebbe mai quello che sta per succedere. La sua lettiga viene improvvisamente circondata da un gruppo di diavoli inferociti: sono fanatici cristiani guidati da Pietro. La assalgono e la tirano giù dalla lettiga, la picchiano. Lei cerca di dimenarsi, chiede aiuto, ma il suo grido è coperto da quello degli assalitori infervorati e soffocato dal suo stesso sangue. La trascinano fino al Cesareo, l’ex tempio di Augusto diventato la Cattedrale dei cristiani, e qui le strappano la veste, la lasciano nuda di fronte all’altare. Pietro la colpisce con una mazza ferrata mentre gli altri raccolgono dei cocci appuntiti e con questi iniziano a colpirla. Uno, dieci, cento volte il suo corpo viene trafitto in un’orgia mistica di sangue, grida, preghiere, delirio. Ipazia viene scorticata fino alle ossa e respira appena quando le si avventano sul volto e le cavano gli occhi, ma anche dopo che il suo cuore ha smesso di battere la furia non si ferma: la sua carne viene strappata, il suo corpo fatto a brandelli. Le staccano la testa, le braccia, le gambe; continuano a farla a pezzi finché di ciò che era stato Ipazia d’Alessandria non rimane che una poltiglia sanguinolenta. Allora portano ciò che resta all’inceneritore e bruciano tutto, senza lasciare traccia di una delle donne più importanti della storia dell’umanità.

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