venerdì 10 maggio 2019

Due ipocriti, la dilettante e il professionista


Mai fare arrabbiare il popolo. Se qualche loggia massonica si mette ad incitarlo e a organizzarlo, i falegnami costruiscono le ghigliottine. In fondo, italiani e francesi sono cugini e un po’ di sangue barricadero ce l’abbiamo anche noi. Se però è poco verosimile che scoppi di nuovo una guerra civile fra partigiani e fascisti, come 75 anni fa, è sicuro al 100 % che Virginia Raggi non sarà più eletta. E anche Luigi Di Maio finirà in breve tempo la sua carriera politica. E tutto questo perché la Raggi ha commesso l’errore di andare di persona a portare la sua solidarietà a una famiglia di ladri, dimenticando che il simile si accompagna al proprio simile. E dimenticando anche che le idee di fratellanza fra le persone, inventate qualche secolo fa in Asia e scopiazzate da Gesù Cristo, non hanno mai funzionato. Doveva, la verginella Virginia, prendere esempio da quel volpone di Bergoglio che, invece di andare lui a Casal Bruciato, ha fatto venire i ladri a casa sua, addirittura una mandria di 500 di loro, con tanto di chitarre. Anche in questo caso, vale il principio che il simile si piglia. Ladri con ladri. 


“Ho visto al telegiornale cose brutte, brutte, brutte”, lamenta, con la sua vocina da vecchio sudamericano, il furbastro. Sapessi quante cose brutte abbiamo visto noi, imbecille di un Papa, principe dei parassiti, capostipite dei falsari ipocriti, ossario imbiancato pieno di marciume. Arriverà la resa dei conti per tutti e due. Per Virginia, alle prossime elezioni comunali di Roma. Per l’Apostata biancovestito quando le forze del Bene prevarranno, se mai si decidessero di farlo.

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