domenica 25 dicembre 2022

Mi piacciono ancora gl'istinti, ma non mi ricordo perché!


Ho portato a passeggio Pablo, il bulldog francese, da solo, senza la zavorra di Pupetta, rimasta a fare la siesta, che, data l’età, cammina con molta lentezza, barcollando e incespicando. Perciò l’ho sciolto dal guinzaglio, quando eravamo lontani dal centro abitato, cosa che finora non mi ero arrischiato di fare, poiché ce l’ho solo da poco meno di un mese, prima non potevo correre il rischio che mi scappasse e si perdesse nei campi. E’ andato tutto bene. O quasi. Quando correva avanti, dando sfogo a tutte le sue energie represse, a un certo punto si fermava, guardava indietro e controllava che io ci fossi. Se capiva che mi ero fermato, ritornava sui suoi passi, verso di me, raggiungendomi. Abbiamo avuto anche la piacevole sorpresa di vedere sette cigni fermi in uno slargo del fiume, anche se Pablo dubito che si sia accorto della loro presenza. I cigni non erano per nulla spaventati, né da me, né da lui, che ci eravamo fermati un momento sulla riva. Penso siano la famigliola che ha nidificato l’estate scorsa. Ricordo infatti di aver visto, poco distante da lì, una coppia di adulti con tre pullus. 



Se non che, per adempiere al motto “Non c’è rosa senza spine”, oppure alla famigerata Legge di Murphy, mi è venuto un improvviso attacco di colite e ho dovuto cercare con urgenza un albero abbastanza grande che rispondesse alla bisogna, femminile singolare, che sottintende il maschile plurale. Nel frattempo, tenevo d’occhio Pablo e quando l’ho visto correre nella direzione da cui eravamo giunti, ho pensato che mi stesse cercando, per un attimo ho temuto di perderlo e che se ne tornasse a casa senza di me. Per fortuna, è tornato indietro, sempre correndo e, avendolo raggiunto, mi sono accertato che mi vedesse prendere il sentiero che ci avrebbe riportato verso casa. Ma lui ha deciso di fare di testa sua. Ed è stato lì che ho indugiato un po’, aspettando che mi raggiungesse, quando, a un certo punto, conoscendo la sua abitudine di rotolarsi negli escrementi o nelle carogne di animali, come fanno molti cani, mi è venuto un pensiero terribile. Vuoi vedere che quel disgraziato si sta rotolando proprio dietro l’albero? L’albero a cui non avevo teso la “pargoletta mano”, come direbbe Carducci, ma che aveva funto da ritirata strategica boschiva, permettendomi di far sparire l’improvviso mal di pancia. E infatti, contento come una Pasqua, quasi mostrandomi la sua prodezza, alla fine è tornato verso di me, l’ho agganciato al guinzaglio, facendo attenzione che non mi si strusciasse contro i pantaloni, e siamo usciti dal boschetto ripariale. A casa ho dovuto metterlo di peso dentro il lavatoio e fargli un bel bagno. Il primo, da quando sta con me. Poi, sempre agganciato al guinzaglio, l’ho fatto uscire, affinché andasse a rotolarsi nell’erba e nella terra, come fanno tutti i cani dopo il bagnetto. Ho messo la ghigliottina alla gattaiola, affinché non rientrasse troppo presto, tutto bagnato. Il collare l’ho buttato nell’indifferenziata. Il guinzaglio flessibile l’ho messo all’esterno, appeso a un chiodo, ché si disinfetti sotto i raggi del sole. Ora so che con Pablo devo stare attento e intervenire non appena lo vedo annusare a terra, in un punto preciso, con insistenza, perché potrebbero esserci delle fatte. E mi porterò sempre dietro le salviette imbevute. I cigni non si sono accorti di nulla.



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