Probabilmente non sapremo mai se quello mostrato alla stampa – e fatto vedere anche dalla trasmissione “Mistero” di Italia Uno – fosse un aborto di alieno o un coniglio senza pelle, perché Giovanna Podda si è disfatta del reperto. Mossa astuta o semplice leggerezza?
Temo in ogni caso che la signora sarda passerà alla storia come “la pazza del coniglio scuoiato”.
Una
cosa è certa: rapimenti di donne terrestri da parte di alieni avvengono
da sempre e l’opera di ibridazione della nostra razza dovrebbe ormai
essere terminata. Secondo logica.
Non è terminata, invece, la
brama di carne degli esseri umani, che hanno approfittato della naturale
fecondità del coniglio per trasformarlo in cibo. Lo fanno da secoli, ma
solo da qualche decennio lo stanno facendo in maniera industriale,
ovvero immobilizzando ogni singolo individuo in spazi dove non si possa
muovere e impedendogli l’espletamento delle funzioni comportamentali.
Gli etologi dicono che anche questo è già di per sé un maltrattamento.
A
differenza del comune sentire, ritengo che anche i conigli debbano
essere lasciati in pace, almeno dalla nostra specie che ne è il
principale predatore, e per tale ragione mi sono sempre opposto al loro
martirio, nel limite delle mie possibilità.
Purtroppo, quando ci
si trova di fronte ad un allevamento intensivo, si deve decidere se
liberare solo qualche esemplare, sottraendolo alla sua triste sorte, o
farne uscire dalle gabbie il più possibile, sapendo che dopo poche ore
saranno recuperati dal loro aguzzino. In altre parole, il dilemma è tra
qualità e quantità. Tra il benessere duraturo per pochi o l’alleviamento
della sofferenza temporaneo per molti.