Fonte: Promiseland
A pochi giorni dal suo 93° compleanno, ci lascia uno dei simboli mondiali del Conservazionismo, il grande scrittore Farley Mowat.
A pochi giorni dal suo 93° compleanno, ci lascia uno dei simboli mondiali del Conservazionismo, il grande scrittore Farley Mowat.
Il
Capitano Paul Watson, fondatore di Sea Shepherd e grande amico di Mowat, in un
ultimo commosso saluto lo ha definito lo scrittore canadese più coraggioso di
sempre e la persona più appassionata di natura e animali che abbia mai
conosciuto. Farley faceva parte del Consiglio dei Saggi di Sea Shepherd e una
delle navi “storiche” dell’Organizzazione portava proprio il suo nome.
La
sua biografia sarebbe la trama perfetta per un libro o un film. Fin da
giovanissimo fu affascinato dalla natura: da ragazzino con alcuni amici creò il
Beaver Club of Amateur Naturalists, a soli 13 anni aveva già fondato il suo
primo Bollettino, Nature Lore e il suo cane di allora, Mutt, divenne poi il
protagonista del libro “Il cane che non voleva essere cane”. Per un certo
periodo il padre lo portò a caccia, convincendolo che fosse il modo giusto di
interagire con gli animali, ma presto cambiò idea e smise di seguirlo nelle
battute.
Dopo
la Seconda Guerra Mondiale, a cui prese parte per un certo periodo come
soldato, si laureò in biologia e partì per la sua prima spedizione, tra i
ghiacci del Canada settentrionale dove visse per mesi a contatto di lupi artici
e caribù. Al termine del viaggio scrisse due dei suoi libri più celebri, l’imperdibile “Il compagno
dei lupi”, da cui fu tratto anche un film, e “Il popolo dei caribù”, dedicato
agli Ihalmiut, una minoranza degli Inuit. La pubblicazione di questo libro ebbe
un grande successo ma fece anche discutere e addiritturà scomodò il Ministro
degli Affari del Nord e delle Risorse Nazionali di allora che lo accusò di
essersi inventato l’esistenza di questa tribù.
Ispirato
da un viaggio in Inghilterra per studiare i Vichinghi, all’inizio degli anni
Sessanta scrisse “Westviking” (“Vichinghi dell’Ovest”) e il libro per bambini
“The Curse of the Viking Grave” (“La maledizione della tomba vichinga”),
qualche anno dopo, di ritorno da un viaggio in Siberia, scrisse invece “The
Siberians”.
Negli
anni Settanta rimase molto impressionato dall’incontro con una balenottera in
fin di vita, dopo essersi spiaggiata ed essere stata bersaglio dei proiettili di
alcune persone, e scrisse “La balena e la furia”.
Molti
dei suoi libri, tradotti in oltre 50 lingue, sono considerati dei veri classici,
come “Mar dei massacri” e “Una donna tra i gorilla” che racconta la storia di
Dian Fossey, la donna che dedicò la propria vita allo studio e alla protezione
dei gorilla.
Nonostante
l’età, ha continuato a scrivere fino all’ultimo, attualmente era impegnato
nella scrittura di un nuovo libro, servendosi degli strumenti di sempre: la
penna e la macchina da scrivere.
Grazie
per tutta la passione, la semplicità e l’amore per il Pianeta e le sue creature
che hai sempre trasmesso attraverso le tue parole, che rimarranno immortali e
aiuteranno a tenere sempre in vita il tuo ricordo.
“La
vita in sé, non la vita umana, è il più grande miracolo della Terra, e ogni
forma di vita esiste soltanto grazie alle altre forme di vita: la vita aiuta la
vita”.
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