Il
sistema NGI è in grado di seguire un volto tra la folla e potrebbe appoggiarsi
alle foto di Facebook. L'FBI
sta lavorando per portare a un nuovo livello i sistemi di identificazione
biometrica (ossia quelli che si basano su particolari unici del corpo, come
l'iride, le impronte digitali o le proporzioni tra le diverse parti del volto)
grazie al progetto Next Generation Identification (NGI). Di
questo progetto fa parte un nuovo sistema di riconoscimento facciale - il cui
sviluppo pare essere costato un miliardo di dollari - che non solo è molto più
efficiente di quelli adoperati sinora, ma che attinge anche a un database molto
più ampio. Il
sistema è in sviluppo dal 2008 e già nel 2010 il New Scientist riportava che
l'utilizzo della tecnologia NGI consentiva di identificare i sospetti,
utilizzando una base di 1,6 milioni di fotografie, con un'accuratezza del 92%.
Da
allora, il sistema ha iniziato a venire sperimentato in alcune zone degli USA,
e le previsioni sono di poterlo adoperare su tutto il territorio nazionale
entro il 2014, quando ci saranno a disposizione almeno 14 milioni di fotografie
per il confronto.
Il
database fotografico non è tuttavia soltanto una nuova versione di quello
esistente: NGI sarà infatti in grado di riconoscere i sospetti dalle riprese
all'aperto e riuscirà a seguire i singoli individui nei loro spostamenti.
Inoltre,
non si limiterà a consultare il database delle foto, ma avrà accesso anche a
quello del DNA, delle scansioni dell'iride, delle impronte digitali e, in
generale, a tutti i dati biometrici raccolti.
Sono
però proprio le foto che al momento preoccupano maggiormente i paladini della
privacy, come spiega per esempio il senatore americano Al Franken: «Il
riconoscimento facciale dà vita a serie preoccupazioni circa la privacy che le
impronte digitali invece non sollevano. Una volta che qualcuno entra in
possesso del tuo volto, può ottenere il tuo nome, raggiungere il tuo account
sui social network e può seguirti quando sei per strada, nei negozi, negli
edifici governativi e nelle foto che i tuoi amici mettono online».
A
questa voce fa eco quella del professor Alessandro Acquisti della Carnegie
Mellon: «La convergenza di riconoscimento facciale, social network e raccolta
dei dati ha reso possibile usare dati pubblicamente disponibili e tecnologie
economiche per produrre deduzioni delicate partendo da un volto anonimo».
Alle
preoccupazioni l'FBI risponde che il sistema sarà dotato unicamente dei dati
sui criminali, mentre quelli sui privati cittadini con la fedina penale pulita
non ne faranno parte; tuttavia, la possibilità di collegamento di NGI con i
social network non è uno scenario improbabile dato che, come spiega la
Electronic Frontier Foundation, negli USA non vi sono leggi che possano
limitare l'uso del riconoscimento facciale.
«Gli
utenti di Facebook caricano ogni giorno 300 milioni di foto sul social network.
Molti americani non si rendono conto di essere già in un database per il
riconoscimento facciale» spiega Jennifer Lynch, avvocato della EFF.
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