Fonte: La Stampa
Gainesville, città americana di 120 mila abitanti, venerdì
scorso. All’Università della Florida sta per parlare un famoso
teorico del suprematismo bianco, mentre per le vie della città si
tiene una corteo di protesta contro l’iniziativa. Un giovane
neo-nazista, Randy Furniss, si trova - volutamente - nel posto
sbagliato al momento sbagliato. La folla che lo ha circondato grida:
«Tornatene a casa, feccia nazista». Due afroamericani si
avvicinano, lo insultano. Ma lui tira dritto. La t-shirt con la
svastica, il cranio rasato e le basette grosse. Sul viso è stampato
un sorriso spavaldo, ma dalle labbra scende un rivolo di sangue
rappreso. Poco prima, ha ricevuto un pugno.
Una sfida distillata nell’istante dello scatto. In una foto c’è
l’esasperazione che ha raggiunto il conflitto razziale negli Stati
Uniti. Solo tre mesi fa, un’altra immagine rappresentava l’altra
faccia della medaglia. Della scena di Charlottesville, dove un
suprematista bianco a bordo di una Dodge aveva investito decine di
persone a un corteo anti-razzista, si
scriveva: «La foto che definisce l’epoca dello scontro
razziale americano». Vale ancora, in un album di odio e protesta che
rappresenta una distanza sempre più quotidiana. Come fosse un
calendario da sfogliare, 12 mesi di scontro razziale in America: ogni
mese una nuova storia.
«La polizia ha dovuto scortarlo via - spiega il fotografo Shannon
Stapleton. Alcuni gli hanno sputato. Era una situazione surreale».
Ma una sola foto non può raccontare tutto: poco dopo, infatti, un
afroamericano si è avvicinato al neo-nazista e lo ha abbracciato.
«Perché non mi vuoi bene?», si sente dai video della scena. «Avrei
potuto fargli del male, ma mi sono detto: “ha solo bisogno di un
po’ d’amore”», ha poi spiegato l’uomo, insegnante di
Gainesville. Un provocante gesto di riconciliazione, ma non un lieto
fine. Perché quest’immagine non è che l’ultima foto aggiunta
nell’album: il calendario è ancora lungo.
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