Fonte: Lettera 43
Ursula Haverbeck-Wetzel
si presenta come un’ordinaria vecchietta di 88 anni, di quelle che
si incontrano tutti i giorni al supermercato. Ma dietro il
rassicurante aspetto senile si nasconde una delle più accanite
negazioniste di Germania, ben nota ai tribunali tedeschi e
affettuosamente soprannominata dai simpatizzanti di estrema destra
“Nonna Nazi”.
ANNUNCIATO APPELLO
CONTRO LA SENTENZA. L’ultima
condanna risale al 16 ottobre quando il tribunale di Berlino le ha
inflitto sei mesi di carcere per aver negato l’esistenza
dell’olocausto, un reato per cui il codice penale tedesco prevede
una pena detentiva fino a cinque anni. I fatti risalgono al gennaio
2016 quando “Nonna Nazi”, vedova dell’ex-funzionario nazista
Werner Georg Haverbeck, si è, per così dire, esibita in un
ristorante della capitale tedesca: «Il genocidio degli ebrei non è
mai esistito», aveva detto, «così come le camere a gas di
Auschwitz, dove non furono uccisi né milioni né migliaia di ebrei».
Dichiarazioni che, filmate e pubblicate online da un avventore del
locale, sono alla base della sentenza contro la quale Haverbeck ha
già annunciato appello.
Ursula Haverbeck aspetta l'inizio del
processo. Il tribunale di Berlino l'ha condannata a sei mesi di
carcere. Del resto, la donna è ormai
abituata a sedere sul banco degli imputati. Nel novembre del 2016 la
corte della città di Verden l’ha condannata a due anni e mezzo di
prigione per una serie di articoli negazionisti apparsi su un
giornale locale dal titolo evocativo Voce
del Reich. L’anno
precedente, l’ottuagenaria signora aveva ricevuto 10 mesi di
carcere per aver definito l’olocausto «la più grande menzogna
della storia».
SOSTEGNO ANCHE A
UN'EX-SS. Tra
un mese, poi, Nonna Nazi è attesa all’udienza di appello presso la
corte di Detmold che nel settembre 2016 le ha affibbiato altri 10
mesi di detenzione. Un processo scaturito da una lettera inviata al sindaco di Detmold per perorare la causa dell’ex-SS
Reinhold Hanning, accusato di complicità nello sterminio di oltre
170 mila ebrei: nella missiva, Haverbeck insisteva nel descrivere
Auschwitz come un mero campo di lavoro e metteva in dubbio la
credibilità delle testimonianze dei sopravvissuti.
NEANCHE UN GIORNO DI
CARCERE. Insomma,
questa lunga lista di condanne – non esaustiva – pende sulla
testa di Nonna Nazi che, però, sinora non ha scontato neanche un
giorno di carcere. La donna, infatti, ha presentato appello contro
tutte le sentenze e, nel suo sito, si definisce «una combattente
intrepida per la verità». La verità è che fra il 1940 e il 1945
ad Auschwitz furono uccisi 1,1 milioni di persone e che in Europa, i
nazisti si resero responsabili del genocidio di oltre sei milioni di
ebrei. Tutta un’altra Storia rispetto a quella racconta da Ursula
Haverbeck.
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