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Il veganismo è
oggi una prospettiva che si va diffondendo e riscuote successo,
ritenendo di essere "Una filosofia e un modo di
vivere che esclude, ai limiti del possibile e praticabile, ogni forma
di sfruttamento e crudeltà verso animali, per scopo alimentare, per
il vestiario, come per qualunque altro scopo; per estensione,
promuove lo sviluppo e l'uso di alternative che non prevedono
l'utilizzo di animali, per il beneficio degli umani, degli animali e
dell'ambiente. In termini di dieta denota la pratica di astenersi dal
consumare prodotti derivati completamente o parzialmente da animali"
Memorandum nel 1979 la Vegan Society ). Lo stile vegano nascerebbe,
quindi, agli inizi del XX secolo e si presenta come autentica novità
per la vita dell'uomo d'oggi e prospettiva per il futuro. Ma,
come spesso accade, il veganismo ha origini molto antiche, in realtà.
Di questo stile di vita, inteso in prevalenza come dieta alimentare,
ne parla già l'Antico Testamento e il suo fondamento è chiaramente
religioso. Non a caso, infatti, il veganismo attuale assume spesso
connotati religiosi e talora anche con un settarismo notevole, che
tende a negare qualsiasi altra possibilità di alimentarsi in modo
diverso da quello che il credo vegano impone. E' una delle
manifestazioni tipiche originate, soprattutto a partire dalla seconda
metà del ventesimo secolo, ossia la formazione di gruppi/gruppetti
che condividono una prospettiva e la ritengono assoluta e
differenziata da tutte le altre. Dal punto di vista sociologico si
determina così una sorta di universo ristretto nel quale ci si
riconosce solo e soltanto se si accettano tutti i principi
proclamati, quasi fossero, in questo caso, dogmi di una fede "laica"
con i propri rituali, consistenti essenzialmente nel rifiutare tutto
quello che non è previsto appunto dalla appartenenza al gruppo.
Ma
tornando all'essenziale, nel libro del profeta Daniele (Dn
1,1-6.8-20) si narra : "L'anno
terzo del regno di Ioiakìm, re di Giuda, Nabucodònosor, re di
Babilonia, marciò su Gerusalemme e la cinse d'assedio. Il Signore
diede Ioiakìm, re di Giuda, nelle sue mani, insieme con una parte
degli arredi del tempio di Dio,... Il re ordinò ad Asfenàz, capo
dei suoi funzionari di corte, di condurgli giovani israeliti di
stirpe regale o di famiglia nobile, senza difetti, di bell'aspetto,
dotati di ogni sapienza, istruiti, intelligenti e tali da poter stare
nella reggia, e di insegnare loro la scrittura e la lingua dei
Caldèi. Il re assegnò loro una razione giornaliera delle sue
vivande e del vino che egli beveva; dovevano essere educati per tre
anni, al termine dei quali sarebbero entrati al servizio del re. Fra
loro vi erano alcuni Giudei: Daniele, Ananìa, Misaèle e Azarìa. Ma
Daniele decise in cuor suo di non contaminarsi con le vivande del re
e con il vino dei suoi banchetti e chiese al capo dei funzionari di
non obbligarlo a contaminarsi. Dio fece sì che Daniele incontrasse
la benevolenza e la simpatia del capo dei funzionari. Però egli
disse a Daniele: «Io temo che il re, mio signore, che ha stabilito
quello che dovete mangiare e bere, trovi le vostre facce più magre
di quelle degli altri giovani della vostra età e così mi rendereste
responsabile davanti al re». Ma Daniele disse al custode, al quale
il capo dei funzionari aveva affidato Daniele, Ananìa, Misaèle e
Azarìa: «Mettici alla prova per dieci giorni, dandoci da mangiare
verdure e da bere acqua, poi si confrontino, alla tua presenza, le
nostre facce con quelle dei giovani che mangiano le vivande del re;
quindi deciderai di fare con i tuoi servi come avrai constatato».
Egli acconsentì e fece la prova per dieci giorni, al termine dei
quali si vide che le loro facce erano più belle e più floride di
quelle di tutti gli altri giovani che mangiavano le vivande del re.
Da allora in poi il sovrintendente fece togliere l'assegnazione delle
vivande e del vino che bevevano, e diede loro soltanto
verdure".
Spesso
ciò che appare attuale e moderno, è in realtà antico come il cucco
(da Habacuc, uno dei dodici profeti d'Israele).
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