In
un clima di tensione, scaturita dalla cruenta fine di Pamela
Mastropietro, massacrata da uno spacciatore nigeriano, ieri, 3
febbraio 2018, a Macerata c’è stata una sparatoria nella quale
sono rimasti feriti sei stranieri, colpiti da qualcuno che,
dall’interno di un’auto in corsa, sparava con una pistola
semiautomatica. Questa vicenda ha distolto l’attenzione dall’atroce
assassinio di Pamela, ha ribaltato la situazione ed ha focalizzato
l’attenzione dei media sugli stranieri feriti,
distraendo così i più suggestionabili dalla morte della 18enne.
La sparatoria
Nei due video che vi mostriamo,
si vede chiaramente il braccio dell’uomo
che impugna l’arma,
vestito con un indumento
scuro a
maniche lunghe.
Nell’Alfa
147 di Luca Traini, l’uomo accusato della sparatoria, è stata
invece trovata la giacca mimetica che indossava pochi minuti prima
quando, secondo alcuni testimoni (che
si sono guardati bene dal dissuaderlo o dal fermarlo o dal segnalare
la cosa alle FF.OO!),
sarebbe uscito dal bar dicendo: “Vado a fare una strage”.
Nei vari momenti
della sparatoria dall’auto
in corsa, degna del
miglior tiratore scelto,
sono state mirate e colpite, in punti non vitali, 6 persone, tutte di
colore. Quattro
dei feriti sono già stati dimessi.
Tgcom24 e altri media scrivono:
“Fermata una seconda
persona, forse
l’autista. Le forze
dell’ordine avrebbero fermato anche una
seconda persona, forse
l’autista del
veicolo. Si stava dirigendo verso Pollenza, nella zona dove sono
stati rinvenuti i resti di Pamela Mastropietro”.
Successivamente,
la “seconda persona fermata” (non il Traini) diventa “la prima”
e come per magia, le immagini che mostrano il fermo di un uomo,
cerchiato di giallo nella foto sopra, spariscono
dalla pagina Facebook di Quarto Grado che
scrive: “Il primo
fermato” – si
riferisce a quello con il giubbino scuro a maniche lunghe, ndr – “è
estraneo ai fatti“. E
continua: “Confermato solo l’arresto di Luca Traini” (il
cui abbigliamento – giacca mimetica o maglietta a maniche corte –
delle due l’una, non corrisponde affatto a quello dell’uomo che
ha sparato).
Ma ci meravigliamo fino a un
certo punto. Del resto, questo
è il genere di informazione riservata al popolo bue
Di
fronte a queste considerazioni, gli
imbecilli sono soliti parlare di complottismo.
Respingiamo aprioristicamente al mittente tali eventuali accuse.
Lungi
da noi l’idea di fare i complottisti! Semplicemente esercitiamo il
sacrosanto diritto di avere dei dubbi, osservando le immagini e
i fatti, inseriti nel contesto in cui avvengono. Per questa ragione,
non possiamo fare a meno di chiederci: “cui
prodest?”, dal
momento che i soliti media stanno condizionando le persone piu’
influenzabili scrivendo che a casa di Luca Traini hanno trovato una
copia del Mein Kampf. Ne approfittiamo per ricordare che, nella
lussuosa mansarda da 700 euro al mese del pregiudicato nigeriano, non
sono stati trovati libri, ma mannaie insanguinate e pezzi di carne
della povera Pamela.
Questo espisodio ci ha fatto
tornare alla mente l’omicidio
di Jo Cox, la
deputata laburista uccisa durante la campagna elettorale sul
referendum per la Brexit, mentre era con la sua amica
musulmana Fazila
Aswat, la quale, a
quel che sappiamo, non ha mai testimoniato che il killer avrebbe
pronunciato le parole “Britain
first”. “Omicidio
Cox, chi sono i veri mandanti?”
A confermare il gesto
politico in cerca d’autore,
ci aiutano i media stranieri, solite aquile dell’informazione. “Il
razzismo irrompe nelle elezioni“.
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