Testo di Youssef El Hirnou
Le strade in India sono ornate da povera gente senza tetto e senza cibo, nessuno sembra curarsene, vivono nell’indifferenza di questo paese e di questo popolo. Tutti però ricordano di portare cibo, bevande, frutta fresca e piatti caldi a statue di divinità che sicuramente quel cibo non lo possono mangiare, statuine e bambole divine che mi ricordano quei giochi malinconici con cui nessun bambino occidentale vuole giocare. Sono seduto in cima ad una scalinata, davanti ad un albero secolare su cui è posta una piccola statua, i credenti passano e si inchinano, alcuni omaggiano la divinità con del cibo. Pochi minuti dopo vedo passare un cane e mangiarsi ciò che poco prima il fedele aveva lasciato e poco dopo ancora un poveruomo fa la stessa cosa.
I credenti che portano le offerte pensano di compiere il più nobile dei gesti davanti a Dio, e i mendicanti che lo rubano per mangiarselo probabilmente pensano di compiere il più riprovevole dei peccati. Io, che seduto osservo pensieroso la scena, giudico chi ruba meglio di chi dona. Ma la realtà è che in entrambi i gesti si può riconoscere perfettamente Dio. Dio è questo, il tramite tra qualcuno che dona e qualcuno che ha bisogno del dono in quell’esatto momento. Ma fa male sapere che, nell’assenza di Dio, chi dona, forse, non donerebbe e chi riceve aiuto probabilmente non avrebbe scampo. Perché l’uomo non aiuta l’uomo in maniera diretta?
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