I miei filmati, fatti con una foto trappola, vogliono essere un invito, rivolto alle persone intelligenti e sensibili, a riflettere sul paradigma dell’antropocentrismo, che è ora di lasciarsi alle spalle, per abbracciare una nuova visione biocentrica. Scusate se è poco! E poi, la faina che vive nello stesso territorio dei ratti, non è anche questa una lezione per noi? Una lezione di tolleranza. O forse, anche le faine moderne si sono impigrite ed è meglio, dal loro punto di vista, servirsi in un pollaio, dove i polli non hanno scampo, piuttosto che impiegare molte energie a dar la caccia agli agilissimi roditori selvatici. Può essere, ma finora la "mia" faina, essendosi portata via, nelle settimane scorse, una pannocchia e tre prugne, disdegnando i cadaveri di alcuni animali investiti, si è dimostrata una faina vegetariana.
sabato 5 novembre 2022
Una faina vegetariana e i tranquilli ratti del suo territorio
Per tutta l’estate sono stati latitanti e ora che si avvicina il freddo escono allo scoperto. Parlo dei ratti di fiume, che non hanno nulla di diverso da quelli che vivono nelle stalle e nelle cantine, tanto invisi dai miei compaesani. I quali, se solo sapessero che gli porto da mangiare, immagino si arrabbierebbero. Eppure, dipende solo dai punti di vista, se vogliamo considerare qualcuno nocivo o meno. Con gli animali viene facile, giacché lo facciamo per abitudine e per cultura da sempre, ma con gli esseri umani, nostri cosiddetti simili, ci viene più difficile, anche se con certe categorie, tipo gli zingari, la tentazione è forte. Le nutrie perché sarebbero nocive? Perché traforano gli argini dei corsi d’acqua? Ma è ridicolo! Basta una piena, dovuta a piogge troppo abbondanti, e le case e i campi vanno sott’acqua. Guardate cosa succede in cielo, con tutte quelle strane scie che si vedono quotidianamente, piuttosto di preoccuparvi delle nutrie! E i ratti, perché sarebbero dannosi, di grazia? Perché mangiano un po’ di granoturco? Perché portano malattie? Andate a farvi ricoverare in ospedale e vediamo se ne uscite con il Covid, con la polmonite ospedaliera o con qualche altra malattia iatrogena, piuttosto che preoccuparvi delle pulci dei ratti! Ah, la peste nera, dite?! E le condizioni igieniche in cui viveva quella gente, dove le vogliamo mettere? E se fossero state le pulci dell’uomo a trasmettere il virus, e non quelle del ratto?
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