Il 20 maggio scorso, nei prati di Iutizzo, cercando indizi della presenza dei tassi, di Galeruca tanaceti ce n’erano migliaia, una per ogni fiore, ma molte anche sulla stessa pianta. Oggi ne ho trovata una sola, sulla soglia in cemento di un’abitazione, dove ero andato a consegnare la spesa, non potendo la padrona di casa provvedervi da sola. Se non l’avessi spostata, la Galeruca, non la padrona di casa, qualcuno l’avrebbe potuta schiacciare, non tanto il sottoscritto, giacché sono abituato a prestare la massima attenzione, sia quando cammino, sia quando guido, a dove metto, rispettivamente, i piedi e gli pneumatici, quanto la badante di quella signora che, con la mia collaborazione, andava su e giù dalla macchina all’ingresso di casa, trasportando i sacchi della spesa e i cartocci delle bottiglie d’acqua. Alla badate, una volta raccolto l’insetto, ho detto che si trattava di un coleottero e gliel’ho detto in quanto straniera e perché a me è sempre piaciuto insegnare, sia quando facevo il maestro elementare, sia anche dopo che vent’anni fa mi licenziai. Il piccolo coleottero, visibile perché nero sul fondo biancastro di cemento della soglia, è stato fortunato ad avermi incontrato, perché difficilmente sarebbe stato notato dalle persone che vivono lì. Credo che nemmeno i gatti della padrona di casa si sarebbero accorti di lui. Ma questo è un bene. E poi, c’è poca sostanza, anche per il felino più affamato, a mangiare un crisomelide!
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