In guerra si mandano giovani maschi di vent’anni, al culmine
delle energie e dei riflessi.
Il nostro esercito delle dodici scimmiette, viceversa, è
composto principalmente da femmine, che per di più non farebbero male a una
mosca. Si capisce quindi come le premesse siano infauste. E non c’è alcuna
speranza di vittoria. E nemmeno di Brambilla.
Le forze in campo sono sproporzionate e le nostre armi sono spuntate. Anzi, non si può nemmeno
parlare di armi, ma di sceneggiate di una compagnia di guitti che ha deciso di assaltare un esercito, per dirla come Milan Kundera.
Tuttavia, qualcosa si deve pur fare e si fa quello che i nostri
nemici ci lasciano fare, lasciandoci credere d’essere liberi e permettendo
loro, al contempo, di fare bella figura mostrandosi magnanimi. Siccome hanno in
mano tutto, dalla scuola, ai giornali, dalle televisioni ai governi, a noi
oppositori etici resta ben poco spazio di manovra e in genere ci adattiamo ad
eseguire docilmente azioni che hanno valore pari a zero.
Una di queste, dal sapore prettamente folcloristico, si è tenuta
sabato 19 gennaio a Udine e l’argomento era la vivisezione praticata nei
laboratori di tutto il mondo sedicente civile e, nel caso specifico, quella
resa possibile dagli allevamenti di cavie della Harlan, multinazionale
americana che trova conveniente stabilire impianti nella più affezionata
colonia degli Usa in Europa. In Italia, infatti, la Harlan ha tre allevamenti,
due in Lombardia e uno a San Pietro al Natisone (UD), costruito alla fine degli
anni Ottanta dalla Fidia di Abano Terme, che usufruì di finanziamenti
regionali per lo “sviluppo” delle zone depresse, quali sono appunto le valli
del Natisone. Poi la Fidia subì un tracollo finanziario durante Tangentopoli e
l’allevamento fu acquisito dagli americani.
Dunque, in origine, soldi pubblici vennero spesi per costruire
un lager in cui far nascere condannati alla tortura e alla morte. Davvero una
scelta etica della Democrazia Cristiana dell’epoca. Meno di una decina di
persone del territorio circostante trovò lavoro in quell’allevamento
supertecnologico, ma all’inaugurazione venne il sottosegretario alla Sanità Maria Pia Garavaglia. Quando presi la parola, nel senso che strappai il microfono
con una certa veemenza e mi qualificai come difensore delle cavie, la
Garavaglia sparò subito la bordata da novanta che gli specisti sono soliti
utilizzare e mi chiese, retoricamente: “Lei cosa fa per l’infanzia
abbandonata?”.
Capito il ragionamento?
L’infanzia viene sempre e comunque prima di esseri senzienti
torturati per scopi futili come la sedicente ricerca scientifica. Parole come
cortine fumogene. Non mi venne in mente di risponderle che, facendo il maestro
elementare, d’infanzia me ne occupavo già abbastanza, professionalmente, anche
se non era propriamente abbandonata.
Così l’allevamento fu costruito, ma mentre ancora il cantiere
era solo all’inizio, andai a farvi visita una notte per compiervi sabotaggi.
Andò male e fui arrestato, insieme ad un complice. Tre riuscirono a fuggire.
Correva l’anno 1989.
Gli anni passarono, l’inaugurazione fu fatta e i topi
cominciarono a riprodursi. Sono diventato vecchio, pieno di doppia amarezza,
per la malvagità inestirpabile degli uomini e, ancora più bruciante, per
l’inettitudine delle animaliste scimmie che vorrebbero combattere il business
della vivisezione con le parole e le buone intenzioni.
Ho scritto già un libro sulle velleità del movimento per i
diritti civili degli animali che non riesce a cavare un ragno dal buco:
“Encefalogramma piatto”. Un titolo che è tutto un programma, ma alle animaliste
a cui lo regalo piace, segno che la mente è aperta anche alle autocritiche.
Io dico: se un metodo o uno strumento non funziona, si cambia.
Si prova qualcosa di diverso, altrimenti facciamo come quel tizio che, una sera,
cercava le chiavi di casa sul marciapiede sotto il lampione. Si ferma un
passante e gli chiede cosa abbia perduto. Gli chiede anche se era sicuro di
averle perse lì. Al che Tizio risponde: “No, le ho perse laggiù, davanti casa,
ma laggiù è buio, mentre qui c’è luce”. Il passante se ne andò pensando di aver
incontrato un vero matto. Un matto buono, ma del tutto malato di mente.
Ecco, gli animalisti sono così: sanno che le fiaccolate e i
cortei non servono a un cavolo, ma li continuano a fare perché…..qui c’è luce.
La gente che si affaccia alla finestra per vederli passare prova
anche simpatia perché capisce quanto sia doveroso non far soffrire le bestie,
benché inconsciamente sappia che non saranno i cortei a far cambiare idea al
consiglio d’amministrazione della Harlan, o di qualche altra azienda che
sfrutta gli animali. E poi sono sempre meno quelli che cascano nel luogo comune
del male minore, della necessità incresciosa di usare cavie animali per non
dover usare cavie umane.
Sono sempre meno, capeggiati da Umberto Veronesi, Silvio
Garattini e dal defunto premio Nobel Montalcini, ma tuttavia sono in
numero sufficiente per far sì che le cose non cambino. Ogni tanto se ne
incontra qualcuno ed è come scoprire un fossile in montagna, facendo una
passeggiata. Su chi vorreste che si sperimentasse, su un topo o su un bambino?
Era il cavallo di battaglia degli anni Settanta e Ottanta, quando a
controbattere c’era Hans Ruesch, Pietro Croce, Filippo Fiandrotti e pochi
altri, rispettivamente giornalista e scrittore, medico vivisettore pentito e
deputato socialista.
In quegli anni, se si poteva parlare metaforicamente di
esercito, eravamo un esercito della mezza sporca dozzina di scimmie. E
tuttavia, avevamo già le idee chiare, che, trasformate in fatti, ci hanno reso
la vita problematica. Parlo di noi liberazionisti. C’è stato chi si è fermato
in tempo e non faccio i loro nomi
per non sputtanarli, ma c’è chi come me ha continuato fino al giorno d’oggi,
senza curarsi del retroterra del movimento, che non si mostrava dei migliori in
fatto di solidarietà.
Si può dire, filosoficamente, che per un attivista
liberazionista vale il detto: “Si nasce soli, si vive soli e si muore soli”.
Nel nostro caso vale ancora di più che per le persone normali.
Tanto è vero che le nuove generazioni di animalisti sono venute
avanti ricominciando da capo. Alcuni dei vecchi, come Norina Barelli, sono
morti. Altri hanno scelto strade più facili da percorrere come Gabriella
Giaquinta ed Elisa Colavitti, che si occupano ancora di animali, ma senza
minimamente violare la legge, anche se la legge non la violavano neanche quando
le frequentavo io. Nessuna di loro ha mai avuto più che una blanda simpatia per
l’Animal Liberation Front. Né io le rimprovero per questa loro scelta.
Ora c’è una nuova ondata di animaliste e si nota il gap
generazionale. Non sanno nulla di me e nessuno si è preso la briga di farglielo
sapere, di modo che mi trovo nell’imbarazzante situazione di dover essere lo
sponsor di me stesso e di elemosinare quella solidarietà che dovrebbe nascere
spontanea in loro, se solo sapessero che c’è la possibilità di esternarla.
Come? Per esempio, interessandosi del processo che si tiene il
24 gennaio a Trieste. In altri paesi, chi finisce in prigione per aver cercato
di liberare animali non viene abbandonato e, parallelo ad ALF, da anni esiste
anche “ALF Supporter Group”. In Italia agli animalisti sembra non importare.
Così, tra le reazioni degli animalisti nei confronti di chi
passa all’azione, si va dall’aperta ostilità della LAV, che vede messa in
discussione la tregua da essa instaurata per statuto con il Sistema, e il
“vorrei ma non posso” di giovinette romantiche che riescono a cogliere
l’aspetto puro e avventuroso della faccenda. E si fermano lì.
Naturalmente, si fermano un attimo prima sia di partecipare in
prima persona alle liberazioni, sia di mettere mano al borsellino per scucire
denari. E dunque, tanto gli oppositori legalisti, quanto i favorevoli a parole,
ma che restano inattivi, non sono d’alcuna utilità per coloro che prima violano
la legge e poi devono affrontare i processi.
Tra queste due categorie ci può essere lo spazio per singole
persone dalla mente contorta, come probabilmente, a detta di Chiumiento *, è la
mia, menti che manifestano simpatia e negazione allo stesso tempo. La persona
di cui parlo si chiama Daniela Billiani, fa parte delle nuove leve e la
cito perché mi era sembrata la persona più adatta a mettere in piedi un gruppo
di supporto per i liberazionisti ora sotto processo, tra cui il sottoscritto.
Mi sbagliavo. Mi sono lasciato trarre in inganno dalla sua, per
altri versi, generosa militanza. Ecco le sue parole che alla fine mi hanno
aperto gli occhi:
“Non solo
non sono entusiasta, ma penso che eventualmente forse dovrebbero raccogliere
soldi le persone che erano con te e non ci hanno lasciato le penne. Oppure
quelle che vorrebbero fare atti di sabotaggio ma non hanno il
"coraggio" e quindi godono nel sostenere economicamente la causa.
Mi sono
sempre dichiarata contraria alle azioni illegali proprio perché preferisco un
attivista attivo fuori che uno a mani legate dentro”.
Non è
proprio così, giacché se è vero che qualche monaco tibetano, che fa di sé fiaccola
per protestare una tantum contro l’invasione del suo paese, ottiene che i funzionari del
governo cinese pensino: “Un rompiballe in meno!”, è anche vero che un
liberazionista in prigione produce un effetto emotivo su un indefinito numero
di persone e quindi la sua detenzione può produrre molti più risultati di
fiaccolate o cortei.
Poi,
Daniela, così continua:
“Inoltre,
se ci fosse un gruppo di 100 persone coniglie e tranquille che dicono al 101 :
vai avanti tu e spacca anche per noi, beh, dopo le 100 persone dovrebbero
automaticamente prodursi in sostegno e difesa del 101,
ma così non so come si
potrebbe mettere la questione.
Bisognerebbe
che ci fossero delle persone del tipo: i nostri fratelli sfortunati che si sono
messi nelle pesti per noi, aiutiamoli.
Loro dovrebbero promuovere un
evento....e quindi sostenerlo anche per convinzione personale....
Se tu
mi avessi detto: domani vado ad aprire una gabbia io avrei cercato di
fermarti.
Lo avrei fatto anche se tu mi avessi detto: ho 100 milioni e me li
voglio sputtanare così....
Mio marito è avvocato, certe cose me le ha chiarite bene in
zucca..”
Forse, pensandoci bene, non è proprio contorto, come
ragionamento. Anzi, denota una certa coerenza: aprire le gabbie ai prigionieri
è sbagliato e devono stare lì dove sono. Affermazione che nel movimento
animalista – se escludiamo la L.A.V. - è quasi blasfemia. Del resto, io stesso
dico (mi vedo costretto a dire) a quanti volessero passare all’azione, di
lasciar perdere, giacché come gratificazione non avrebbero altro che quella
derivante dal veder gli animali non più prigionieri sgambettar via. Dal
cosiddetto inesistente movimento animalista non avrebbero nulla, se non
ostilità o indifferenza. Quando un encefalogramma è piatto, è piatto!
E così, se vi accontentate, se avete bocca buona e il desiderio
di farvi prendere in giro dal Sistema industriale farmaceutico, andate pure
alle fiaccolate, ma non aspettatevi che poi alla fine della passeggiata ci sia
il vin brulé. Gli animalisti sono troppo impegnati a parlare, parlare, parlare,
dal palco o tra di loro, e non hanno tempo di trafficare con pentole, fornelli
e bicchierini di plastica, come fanno quelli della Lucciolata.
Oltretutto, la fiaccolata di Udine è stata fatta per chiedere di
fermare la ricerca scientifica, mentre quelle fatte in Meridione, per la morte
della studentessa di Brindisi o per i morti di camorra a Napoli, sono
fatte per chiedere di fermare quella cosa brutta che si chiama violenza.
Se la ricerca scientifica è buona, come mai quei pazzi di
animalisti ne chiedono la chiusura?
Se invece la violenza è cattiva, come universalmente
acclarato, si capisce che i
parroci e i loro parrocchiani ne chiedano la fine. E dunque, il messaggio è
negativo nel caso delle istanze animaliste, mentre è positivo in quello dei benpensanti
che si schierano dalla parte della vita degli innocenti.
Sì, d’accordo, anche gli animalisti si schierano dalla parte
della vita, la vita degli animali cavie, ma quelli non contano, non sono esseri
viventi, ma oggetti utilizzabili.
Questa è la percezione, la Matrix. Finché non verrà modificato
il modo di percepire la realtà da parte degli astanti, specie quelli che il
sabato sera hanno mille cose da fare, potremmo organizzare una fiaccolata al
giorno, portando milioni di persone anziché quelle seicento di Udine, ma non si
sposterà di una virgola lo status quo.
Alla gente non piacciono i messaggi negativi come quelli
avanzati dalle scimmiette animaliste, ma vogliono i fuochi d’artificio, la
spensieratezza dei programmi televisivi, i maestri di sci valdostani che
scendono dal pendio innevato con le torce in mano, le dolci menzogne piuttosto
che le amare verità. O, tutt’al più, le fiaccolate umanitarie per raccogliere
fondi per la ricerca. Il cancro può essere sconfitto: orsù mandateci tanti
soldi che lo sconfiggiamo. Urbi et Orbi, mandate tanti sordi, come dicono in piazza San Pietro.
Il bispensiero orwelliano parla chiaro: la guerra è pace, la
libertà è schiavitù. E la tortura scientifica di cavie è scienza.
Questo sì è un ragionamento contorto. Anzi, invertito.
Avanti tutta, disse il capitano del Titanic vedendo la montagna
di ghiaccio.
The show must go on!
Note:
*Antonio Chiumiento [di me]: UN
BRAVISSIMO GIORNALISTA....! UNICO DIFETTO: NON SA FARE IL
GIORNALISTA!......MENTI TORTUOSE!
Le foto della fiaccolata anti Harlan di Udine sono di Andrea
Gaspardo, che ringrazio.
Roberto, magari ti capita un giudice che condivide le tue idee e te la cavi alla grande, non so come funzionano i processi però, se non ti danneggia, puoi spiegare il perchè delle tue azioni e magari trovi solidarietà nell'aula oppure qualcuno che ti ascolta può riflettere sulle tue parole e schierarsi in difesa degli animali.
RispondiEliminaPrendila come una occasione.
Laura
Ho trovato di tutto: poliziotti cafoni e violenti e altri mansueti e schierati dalla parte degli animali.
EliminaI giudici sono un po' inavvicinabili, un universo a sé, ma presumo che ricalchino le stesse impronte dei loro galoppini sbirri.
daniela billiani:NON so nulla delle tue vicende, NULLA!!!
RispondiEliminain effetti io ti avevo pregato di aggiornarmi visto che davvero non so nulla di te e apprendo da questo articolo del sabotaggio alla harlan come ho appreso da paola, che a suo tempo ti ha scritto, che sei stato condannato e incarcerato. ovviamente puoi ben capire come mi è sembrata strana la tua richiesta di supporto economico (non per te ma per l'avvocato che pur non ha chiesto nulla), senza barlume di nulla.
capisco il tuo punto di vista e in effetti ti ripeto che o troverei per nulla strano ci fosse un gruppo di supporto, il problema è che per supportare una cosa bisognerebbe come minimo conoscerla e condividerla.
Esatto, la cpnoscenza è alla base di ogni azione. All'estero, ovunque ALF abbia agito, esiste parallelamente un gruppo di supporto, che si tiene informato dell'andamento dei processi e manifesta vicinanza e solidarietà ai diretti interessati.
EliminaIn Italia nessun animalista sa niente di queste cose, anzi le ritiene sconvenienti e si guarda bene dall'approfondire il problema.
Ovviamente, ciò che sto dicendo non è una critica rivolta a te, che sei piena di entusiasmi ed energie e ti stai spendendo moltissimo per la causa.
Alla tua mancanza di conoscenze si può sempre rimediare.
D.B. :Così, vedi, forse hai centrato il punto. io sono una "animalista nuova" quindi è vero che potrei immaginare di trovarmi nella sanguigna condizione di partecipare ad una liberazione ma mi frenerebbero due cose: la consapevolezza dell'ostilità giustificata di molto del mondo animalista che ne rileverebbe le conseguenze negative per il movimento stesso e la consapevolezza che non c'è un gruppo di supporto che mi leverebbe dai guai o mi aiuterebbe. anzi, a me questa cosa qui non piace nemmeno. ( immaginare che io spacco qualcosa e poi altri pagano per me), certo se si fa una cosa illegale in 8 e ne beccano tre i responsabili morali sono 8 ma niente di più...io non trovo giusto aspettarsi di essere condivisi a posteriori da sconosciuti......voglio dire: si spiega l'accaduto.
RispondiEliminaCi si racconta e se la persona di fronte a te in lacrime ti abbraccia e ti dice, "lasciati aiutare, adesso paghiamo noi il tuo avvocato", è un conto ma come hai fatto con me siamo andati davvero fuori dal seminato.....
Inoltre, azione non direi molto corretta, hai divulgato il contenuto di un messaggio privato che potrebbe anche non essere il mio nitido pensiero se fossi a conoscenza dei fatti tutti....
Invece no, nonostante trovi davvero poco serio e rispettoso il gesto di divulgare un messaggio privato senza consenso, che non è la stessa cosa di rilasciare una intervista, ammetto che risponderei nello stesso modo se intervistata ora.
>Mi spiace di averti tratto in inganno e che ti aspettassi da me cose che non posso fare....
non so se dire che mi spiace anche per questa tua scelta, che ora dovrei fare attenzione se ti scriverò ancora, che leggerò tutto due volte o che ti manderò solo messaggi pubblici.
no dai. io no sono così, la sincerità è uno dei miei lussi e difficilmente vi rinuncerò.
aggiungo una cosa a proposito del paragone con il monaco tibetano che non trovo calzante.
il poverello viene imprigionato perchè dissidente, vessato e limitato nelle sue libertà, il suo suolo occupato e chissà cos'altro. un monaco imprigionato è l'evidente dimostrazione che l'oppressore è un bastardo.
Invece nel tuo caso purtroppo un animalista che ha scassato la proprietà privata altrui , fatto danni eccetera, se è stato preso ed è finito dentro dimostra solo che lo stato applica la legge. odiosa, visto che difende di fatto chi uccide cavie e quant'altro, ma purtroppo lui è legale e spaccare le sue cose no....
no....ribadisco, meglio un animalista, magari bravo come te a scrivere, libero e fuori, attivo.....che dentro legato.... invece nel caso del monaco, meglio un martire dentro, magari intervistato, che uno, nessuno, centomila monaci fuori zitti e oppressi.
percepisco e comprendo la tua amarezza...davvero. soo molto meno pessimista di te. io credo che le cose si muovano invece....non come tu vorresti e forse nemmeno abbastanza velocemente quanto vorrei anch'io.... ma io sento che si muove.
Gli animali devono assolutamente uscire dalle gabbie ma non perchè uno di noi, violando ogni legge e ottenendo il risultato certo di farsi imprigionare, le va ad aprire, ma perchè lo stato le deve rendere illegali. perchè il cittadino le deve rendere inutili azzerando la richiesta....non c'è un'altra strada.
almeno per me.
confermo il fatto che se fossi stata accanto a te ti avrei fermato in ogni caso, ma rispetto la tua libertà. soprattutto perchè io, diversamente da te, dalle persone mi aspetto altro....:
♥ Ciò che mi aspetto dalle persone di solito non è che facciano le cose come starebbe bene a me, bensì che lascino me fare le mie a modo mio....♥
è già molto, sai? non credi???
Citazione:
Elimina"io non sono così, la sincerità è uno dei miei lussi e difficilmente vi rinuncerò".
Se la sincerità per te è importante, allora non vedo dov'è il problema se ho reso pubblico un tuo messaggio.
Veritas vincit.
Citazione:
"se è stato preso ed è finito dentro dimostra solo che lo stato applica la legge".
Leggi speciste, che dimostrano, come nel caso dell'invasione del Tibet, che lo stato che le ha promulgate è un oppressore per gli animali.
Verità lampante che solo gli avvocati riescono a travisare.
Grazie Vittorio!
RispondiEliminaOttimo suggerimento.
off topic
RispondiEliminaroberto hai letti l'ultimo post di franceschetti???molto interessante....ennesima conferma.
http://paolofranceschetti.blogspot.it/
Su Pier Paolo Zaccai? No, non ancora, ma lo faccio oggi.
EliminaGrazie.
ROBERTO, VISTO CHE MI HAI NOMINATA SU QUESTO POST, TI HO RISPOSTO SUL MIO BLOG. http://elisacolavitti.blogspot.it/2013/01/roberto-duria-mi-menzionata-sul-blog.html
RispondiEliminaGrazie per l'intervento.
EliminaHo letto il tuo articolo e mi chiedo dove stia il problema.
E' stato un atto di coraggio da parte tua fermare i lavori della ruspa e prenderti anche una denuncia. In certi casi capita di dover intervenire con una certa forza, violando anche le leggi se necessario, ma nel complesso penso di poter ribadire che anche tu appartieni alla categoria degli animalisti che hanno ancora fiducia nelle leggi e si rivolgono alle autorità con denunce e segnalazioni.
La maggioranza degli animalisti è così e io mi sono sempre adeguato, rispettando, finché ho potuto, la loro attività.
Quindi anche la tua.
Ciao