martedì 9 settembre 2014

Perdonami, mister Wilson!



Svegliandosi dal torpore che lo aveva colto, Tom Hanks il naufrago si accorge che Mister Wilson non era più al suo posto. Prima di salpare con la zattera aveva infatti sistemato il suo sferico e silenzioso amico su un treppiede, legandolo malamente con dello spago, ma un’onda più forte delle altre lo aveva sbalzato via. Mettendo a fuoco il mare circostante tra l’abbacinante riflesso della luce sull’acqua, Tom il Naufrago si accorge che la palla da volleyball che lui chiamava Mister Wilson galleggiava poco distante. Immediatamente si tuffa in acqua per salvare l’amico, non prima di aver saggiamente afferrato una fune l’estremità della quale era legata alla zattera. Dato il mare mosso, se non avesse preso questo accorgimento, forse non sarebbe più riuscito a risalire a bordo. E infatti, nuotando in direzione del sorridente pacioso pallone, Tom a un certo punto deve scegliere tra la sua vita e quella dell’amico, perché la fune finisce e a lui mancherebbero poche bracciate per porre in salvo colui che gli aveva tenuto compagnia durante lunghe notti solitarie. Ma oltre non può andare. Con tutta la disperazione di chi sa che sta per perdere per sempre un bravo compagno, Tom grida: “Perdonami, mister Wilson. Perdonami!”. E in quelle poche parole c’era tutta la tragica consapevolezza che non si possono e non si devono tradire così gli amici, non si possono abbandonare i cani in autostrada, né i palloni da pallavolo, con su dipinta una smorfia di sorriso, in mezzo alle perfide onde del mare. Tom il Naufrago torna a fatica sulla zattera, che si sta lentamente sfaldando, e la sua disperazione è totale.


E’ stato così che fino all’ultimo ho resistito alla tentazione di considerarlo un figlio, sforzandomi di vederlo solo come un verme parassita, foriero di disperazioni e amarezze future. Ho messo in campo tutta la razionalità di cui sono stato capace, nonostante Tina mi colpevolizzasse reiteratamente, come è solita fare anche in altri modi, dicendomi: “Tu vuoi uccidere mon bebé”. A forza di sentirmelo dire, poiché credo di essere abbastanza suggestionabile, ho finito per crederci e le ultime difese razionali mi hanno abbandonato. Poi, la Perfida, si meravigliava del mio crollo psichico e faceva l’innocentina, rimproverandomi di comportarmi come un ragazzino. I malgasci sono attratti dalle disgrazie altrui, come le falene dalla luce delle candele. E quando non possono assistere a quelle che la vita grama distribuisce estemporaneamente, le creano.


La mattina, nonostante la debolezza che non casualmente mi ha accompagnato in questi giorni, avevo deciso di uscire con lei per vedere dove la sage femme, l’ostetrica, operasse. E’ un quartiere molto sporco, vicino al collegio Don Bosco, e sembra più una discarica di immondizie che un luogo abitato da esseri umani. La donna, per contro, è stata gentilissima e ha accettato che entrassi anch’io nella capanna che funge da ambulatorio. Tina non ha avuto niente in contrario che prendessi due foto.

Un Gesù dal sorriso mesto sorveglia che le pazienti si affidino senza timore alle cure della giovane levatrice. Vicino ci sono i prezzi degli interventi. Di tutti i personaggi di questa tragica vicenda – o dovrei dire tragicomica – la levatrice è quella che ci ha fatto più bella figura, con il suo immancabile sorriso e la disponibilità a seguire Tina nelle varie fasi dell’aborto. Degli altri due medici, marito e moglie, non posso parlare altrettanto bene. Eppure, dei tre “addetti ai lavori” intervenuti in questa storia è l’unica di cui non sappiamo nemmeno il nome, benché avessi detto a Tina di chiedere come si chiamava. Tina non fa quasi mai quello che le dico.

L’ecografia che abbiamo fatto in mattinata, con me che aspettavo fuori da quell’edificio in stile coloniale che più di un centro ospedaliero sembra la casa di un funzionario della Compagnia delle Indie, ha confermato ciò che l’ostetrica aveva constatato con la palpazione: il collo dell’utero di Tina è robusto e muscoloso e teneva saldamente protetto il feto. Per tale ragione 20 pastiglie di Misoprostolo, prese in 48 ore, non avevano fatto il loro effetto, cosa di cui anche il ginecologo dottor Rejela, si è meravigliato. Semplicemente, il muscoloso guardiano del tesoro non aveva lasciato entrare le sostanze tossiche che avrebbero dovuto uccidere il feto. Perciò, è stato necessario un intervento meccanico di rimozione. La dottoressa Frida Andriamino, al mattino, ha stilato il referto dell’ecografia, rimandando la paziente a suo marito, nel pomeriggio, nell’ospedale maggiore, per l’aspirazione vera e propria, visto che non c’era altro rimedio. Azzardo un’ipotesi. Con la scarica di sostanze tossiche con cui lo abbiamo bombardato, se lo avessimo lasciato maturare, il piccolo feto sarebbe alla fine dei nove mesi nato malformato. Io della chimica non mi fido. A meno che l’utero, con il suo collo taurino, non avesse fatto proprio bene il suo lavoro di serratura, come l’ostetrica e la dottoressa Frida avevano constatato.

Nel pomeriggio non ho voluto seguirla perché in mattinata Tina mi aveva abbastanza umiliato, dicendomi che la mia presenza le creava problemi e che lei voleva tenersi il bambino, come fanno tutte le donne in Madagascar. Come se non bastasse, tornando a casa in ciclo-pousse,  avevo raccolto un Cotton de Tulear appena investito, morto, spostandolo sotto un albero, con grande vergogna di Tina, la vergogna di aver sposato un vazaha animalista. A tavola non mi sentivo molto bene. Discutendo degli eventi della mattinata, Tina mi stava spiegando ciò che le avevano detto entrambe le donne, che cioè il “bebé” è ancora al sicuro nella sua casa, parole testuali. E’ stato a quel punto che qualcosa dentro di me si è rotto, le mie convinzioni etiche sono andate in corto circuito, ho afferrato il bicchiere di birra e sono andato a chiudermi in camera, seguito subito dopo da una stupefatta Tina che non voleva perdersi lo spettacolo. Come già detto, i malgasci vanno in brodo di giuggiole quando possono bearsi della sofferenza altrui, perché la cosa li mette di buon umore. Non mi dilungherò oltre su questo mio crollo psichico, dirò solo che nel pomeriggio sono rimasto ad aspettarla senza chiudere occhio, nonostante la spossatezza e solo alle sette, col buio, Tina è rientrata alla base. Sulle sue gambe, di buon umore e portandomi anche le cose che le avevo chiesto e che, nonostante non fosse andata propriamente a una festa da ballo, si era ricordata di comprarmi.

Quando ha saputo che a intervenire su di lei sarebbe stato il dottor Rejela, Tina si è preoccupata, ma è stata subito tranquillizzata dall’ostetrica, il suo angelo custode. Quel dottore, infatti, è stato molte volte denunciato dalle famiglie delle sue vittime. Ne ha mandate all’obitorio di donne! Ora infatti non lo lasciano più operare e può considerarsi fortunato a non essere in prigione. Un vero incompetente. Non solo dimenticava garze e forbici nella pancia delle donne che operava, ma sbagliava anche con vene e arterie. Si parla di una ragazza di 14 anni, finita sotto i suoi ferri per una semplice ciste al collo e restituita cadavere ai genitori, per un’arteria tagliata e non cucita in tempo. Con Tina è andato tutto bene. Non ha quasi sentito nulla. Ha solo sentito del liquido che cadeva dentro la bacinella Inox posta sotto le sue gambe divaricate. Tina non ha chiesto di che sesso fosse il feto e il dottore non gliel’ha detto. Anzi, mia moglie crede ancora che un feto di due mesi sia composto solo da sangue, mentre la cose purtroppo non stanno così.

Tom il Naufrago aveva sotto gli occhi un oggetto sferico con l’impronta di un sorriso, gli parlava e lui lo ascoltava silenzioso: erano diventati amici. Io non ho visto niente, ho solo lavorato d’immaginazione ed è stato terribile. Non esagero se dico di aver sofferto più io di mia moglie, se escludiamo il vomito che l’ha perseguitata negli ultimi dieci giorni. Oggi Tina sta bene. Io non mi sento ancora a posto. Il naufrago di Castaway viveva in un’isola deserta e aveva per amico un pallone da pallavolo. Io non vivo precisamente in un’isola deserta, però mi sento tremendamente solo, sia qui che in Italia. E per di più, d’ora in poi, gravato dai sensi di colpa. Un bel souvenir del Madagascar. 

16 commenti:

  1. Il tuo secondo ciclo di urano sta facendo un ottimo lavoro! Le dure esperienze che il Madagascar ti dona, sono come la fucina del provetto alchimista. Solve et coagula. Tu!! Sei la causa prima. Gli effetti generati ti servono come sale per apprendere il significato dello stridente senso di solitudine che provi. Tutto va a compimento. Contempla la profondità del tuo essere, dove la voce del silenzio regna sovrana, dove la tua mente è costretta ad acquietarsi. Non sei solo, la pietra filosofale è lì che ti attende. :-)

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    1. Grazie Ancor!

      Non ci ho capito molto, ma mi è stato di sollievo.

      :-)

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  2. Onestamente non ho capito nemmeno io, forse il mio cuore è riuscito a decifrare il senso, ma non credo di essere in grado di esprimerlo con parole mie...
    Forse intendeva dire che a noi umani non è concessa la possibilità di gestire gli eventi, che nostro malgrado dobbiamo accettarli, perché fanno parte di un mosaico che deve portarsi a compimento e che tali accadimenti sono fondamentali per la nostra evoluzione.
    Mah ! Non ci credo molto nemmeno io ... Ma volevo strapparti un sorriso ...
    Roberto caro ... Quanto mi spiace per la tua solitudine e il tuo dolore ... Non sei solo ...
    C'è una fitta rete che "lega" tutti gli individui e una di queste trame, negli ultimi giorni, mi legavano in qualche modo a te amico mio ... Nell’ultimo periodo, sei stato inspiegabilmente un pensiero costante e insistente e forse ora il motivo è chiaro … Spero tanto che il mio affetto e il mio abbraccio ti raggiungano ovunque tu sia e che ti facciano sentire un pochino meno solo ... A presto ...

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    1. Grazie. Queste sono le parole di una vera mamma. Il lato femminile dell’essere umano. Il sorriso non me l’hai strappato ma anch’io ho capito il senso di Ancor l’Alchimista: dal dolore scottante esce un’anima ripulita dalle scorie, come dal fuoco alchemico esce la pietra filosofale, che detto in altri termini suona: “gnosce te ipsum”.

      Solo nel momento supremo della morte si vede la bellezza tragica della vita passata. Anch’io sto aspettando quel momento fatale, ma senza fretta, senza fretta, mi raccomando.

      Mi spieghi cosa è successo ultimamente che ti sono entrato nei pensieri, a te una sconosciuta? O forse non sei del tutto una sconosciuta?

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    2. Non avevo la presunzione di aiutarti a capire.... Solo aiutarti a sorridere... Mi spiace non esserci riuscita, però mi spiace ancor di più essere la sola a non riuscirci ... Ma capisco anche perché ... :-(

      Perché sei entrato nei miei pensieri ? Bella domanda ... Non ne ho la più pallida idea ... Si, sono una sconosciuta ( ? ) ma affine al tuo essere ...

      Ciao Roberto ....
      Jole

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  3. Stai tranquillo Roberto.
    Anche il rimorso ed i sensi di colpa fanno parte del gioco.
    Di questo gioco assurdo che è la vita. Un mistero irrisolvibile.
    Non basteranno miliardi di Biglino, di bibbie e perfette traduzioni per svelare una sola delle infinite variabili dell'esistenza.
    Siamo solo schiavi, automi, robot. Condannati a sopravvivere ed a tirare il carro.
    Meccanismi trattati con una abbondante mano di antiruggine che ogni tanto piangono e si commuovono.
    Un saluto dalla terronia.

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    1. Grazie Gianni. Anche tu, a modo tuo, con il tuo stile, sei riuscito a rendermi queste ore più leggere.

      Per una volta tanto posso salutarti io da una "terronia" più "terronia" della tua.

      :-)

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  4. C'è sempre un sud più a sud ed un nord più a nord.
    Una ruota che gira. E che ogni tanto si buca.
    (ti scrivo mentre aspetto che il gommista ripari la gomma bucata della mia vecchissima Renault 19 che ha da poco compiuto il suo 25 compleanno).
    Ciao

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  5. Un articolo per chi passi dall'esperienza del signor freeanimals:

    http://www.uccronline.it/2010/04/22/la-scienza-dimostra-che-embrione-e-feto-sono-persone-umane/#chiesa

    Solo perchè possa avere un punto di vista più completo prima di prendere qualsiasi sua libera decisione

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  6. Duria, chissà magari quel figlio/a mai nato/a avrebbe potuto contribuire a migliorare il mondo magari quello malgascio... chissà, ormai nessuno può dirlo...

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  7. eeeeeeee ma che palle sti bigotti !! Certe persone, prima di sentenziare e giudicare, dovrebbero aumentare il loro livello di conoscenza... Ma come si permette di condannare così una persone che nemmeno conosce ? Che brava personcina che è lei !!! Cosa ci può raccontare della sua vita ? Ma certo ... Uno che nasconde il proprio nome è abituato a sotterrare tutte le malefatte ... Ma dai ... A volte sarebbe sufficiente farsi un secchiello di cavoli propri per fare bella figura ...

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    1. Se si tratta di un cattolico autentico e non di un troll, penso che lo si debba comunque rispettare, perché anche loro, come noi animalisti, credono che la vita sia un dono che scende dall'alto, rivestita di una certa qual sacralità.

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  8. Scusi Anonimo, dimenticavo .... La scienza dimostra che ?
    Hahahahahaahahaaahaaha
    La scienza dimostra che tutto è il contrario del tutto ...

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    1. mi sa che quello che giudichi sia solo tu, io non ho giudicato nessuno, ho solo linkato una informazione, e lasciato a tutti i loro libero arbitrio... Non sono nemmeno cattolico pensa te...
      Altro che bigottismo...

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