Anche se non sembra, in Madagascar cerco la saggezza, l’amore
universale, e sebbene i malgasci siano obiettivamente primitivi e
ingenui come bambini, ci sono dei momenti in cui provo amore per
loro. E li ammiro per la fatica del vivere, che sanno affrontare con
coraggio e determinazione. Lavorano come formiche, sudano e faticano
sotto un sole implacabile. Sono schiavi ma non sanno di esserlo.
Nascono in un contesto di lotta per la sopravvivenza, ma anche di
cooperazione e di attaccamento alle tradizioni animiste che hanno
ereditato. Litigano per delle stupidaggini e, se ubriachi, sono
capaci di accoltellarsi vicendevolmente. Eppure, li amo. Mi piace
sentirli ridere quando mi salutano in francese e io gli rispondo nel
loro dialetto, aggiungendo semplici frasi in malgascio che li
riempiono di stupore. Come? Un “vazaha” che parla la nostra
lingua? A volte però ho l’impressione che ridano di me (Tina dice
che sono “mirara”, sospettoso). Ma di solito lascio correre. Se
ho la certezza che mi stiano canzonando, ho la frase adatta da
contrapporre: “Tsy mamery very”, non prendermi in giro, ma la uso
solo se necessario. So anche come mandarli affanculo: “Mandea
nany”, ma non uso mai questa espressione. E’ troppo forte.
Ai bambini petulanti e insistenti nel chiedermi denaro, o nello
sghignazzarmi dietro le spalle, a volte dico: “Angao ny vazaha”,
lascia stare lo straniero. Più spesso, però, la uso quando i
bambini danno fastidio ai piccoli animali. “Angao ny valala”,
lascia stare le cavallette. “Angano ny lolo”, lascia stare le
farfalle. Sì, perché, purtroppo, non avendo adulti che glielo
insegnino, non hanno rispetto per nulla di ciò che è vivente e gli
basta un bastoncino per andare a caccia di insetti, così, per
divertimento. Io in Madagascar cerco la saggezza. Ancora non l’ho
trovata, ma in compenso oggi ho trovato un cucciolo morto, lo stesso
che la settimana scorsa avevo cercato di accarezzare ma lui era
scappato spaventato. I cani in Madagascar fanno una vera e propria
vita da cani. Sempre in mattinata, ho dato mezza baguette a un cane
di strada, anche lui sospettoso e guardingo, prendendomi
l’immancabile borbottio di una donna di passaggio: il “vazaha”
dà il pane ai cani, con tanti bambini pieni di fame che ci sono.
Vomitevole. E non dico altro!
Scusa, ma i gatti non ci sono in Madagascar?
RispondiEliminaCe ne sono pochi. Tre etnie su 17 li mangiano. Oltre ai cinesi. Di solito vengono tenuto legati al guinzaglio. Raramente vanno in giro liberi.
Eliminaanche i cinesi si stanno evolvendo....aumenta sempre + la domanda di carne suina....
Eliminadella serie stanno civilizzandosi come noi,tumori compresi....fino a pochi anni fa erano rarissimi,questo mi è stato riferito personalmente da una donna cinese da poco sposata a un italiano.
michy