Fonte: Next Quotidiano
Hanno creato scalpore e indignazione alcuni scatti fotografici che
ritraggono due persone intente a consumare un rapporto sessuale in
pieno giorno in centro a Roma. Il “fattaccio” è avvenuto a
Piazza Indipendenza a poca distanza dalla stazione Termini. Per molti
si è trattata dell’ennesima dimostrazione del degrado della
Capitale. Ma come sempre in questi casi dietro quelle fotografie c’è
una storia molto più complicata. Le foto sono state scattate dalle
finestre di un palazzo prospiciente la piazza dove ha sede la
redazione del Sole 24 Ore. La coppiara infatti sull’ingresso di
Palazzo Curtatone l’ex sede Federconsorzi e Ispra. Nel 2013 il
palazzo è stato occupato da più di quattrocento migranti
provenienti da Somalia, Eritrea ed Etiopia. E dopo cinque anni
l’occupazione continua ancora. A complicare le cose c’è il fatto
che gli “ospiti” di Palazzo Curtatone sono richiedenti asilo e
quindi avrebbero diritto ad una sistemazione più consona e
dignitosa. A doverla garantire sono il Governo e il Comune di Roma
che però da cinque anni hanno deciso di non farsi carico della
situazione. Non si sa però nemmeno quanti degli occupati abbiano
diritto allo status di rifugiato e quanti invece no.
L’occupazione quindi è andata avanti e le autorità non hanno
mai provveduto a sgomberare quello che in molti definiscono un
“palazzo della vergogna”. Tra i molti motivi c’è anche il più
ovvio: una volta sgomberati gli occupanti dovranno essere
ricollocati. Meglio lasciare le cose come stanno, e poco importa che
la proprietà (il fondo immobiliare Omega gestito da Idea Fimit)
abbia più volte chiesto di poterne rientrare in possesso. Nel 2015
l’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano aveva promesso che
il governo si sarebbe occupato della questione definendola
“prioritaria”. Attualmente gli occupanti sono circa cinquecento e
il palazzo è diventato un vero e proprio ghetto, una città nella
città.
Nel frattempo la proprietà continua a pagare Imu, utenze e altre
spese di amministrazione. Il palazzo di nove piani prima
dell’occupazione aveva un valore pari a 80 milioni di euro e fino
ad ora Idea Fimit ci ha rimesso oltre 4 milioni di euro. Nonostante i
numerosi solleciti da parte dell’autorità giudiziaria il palazzo
rimane una terra di nessuno. Ad inizio 2016 la Guardia Costiera è
riuscita ad ottenere il “permesso” ad accedere all’edificio per
arrestare alcuni scafisti che si nascondevano nel palazzo: dodici gli
arresti. Qualche mese prima i Vigili del Fuoco avevano sequestrato
una cinquantina di bombole di gas che gli occupanti utilizzano per
scaldarsi e cucinare. Il “degrado” non è tanto il rapporto
sessuale consumato all’aria aperta quanto il fatto che vengano
lasciate prosperare forme di illegalità di questo tipo.
Tutti sanno dell’esistenza del problema e sono state fatte
numerose interrogazioni parlamentari ai quali è stato risposto
promettendo lo sgombero. Sgombero che però non è ancora avvenuto.
Questura di Roma e Ministero dell’Interno distano poche centinaia
di metri così come il Ministero dell’Economia che sostanzialmente
è dall’altra parte dell’isolato. Dall’altra parte di Piazza
Indipendenza c’è la sede del Consiglio Superiore della
Magistratura, tutto intorno ci sono le ambasciate dei paesi stranieri
(la più vicina è quella tedesca). Siamo nel pieno centro di Roma, a
due passi dai palazzi delle istituzioni ma nessuno fino ad ora ha
voluto farsi carico della situazione. Gli occupanti hanno le loro
colpe ma la responsabilità maggiore è quella della politica che
evidentemente preferisce questo genere di accoglienza ad una più
ordinata e dignitosa.
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