Se votavano Marine Le Pen, i francesi si evitavano le devastazioni. Non sto parlando tanto dei commercianti, che sotto le feste avrebbero fatto incassi notevoli, che non hanno potuto fare a causa della chiusura forzata dei negozi, ma di tutte le macchine bruciate a caso, che si sono trovate parcheggiate nel posto sbagliato al momento sbagliato. Poiché con la macchina ci lavoro – e non me l’hanno regalata! - mi identifico con i proprietari delle autovetture, piuttosto che con i commercianti parigini. M’identifico un po’ meno con le banche, anch’esse distrutte entusiasticamente e, a questo punto, non m’identifico per niente con i “Gilet gialli”, per lo meno con quelli che hanno messo Parigi a ferro e fuoco. I quali, dal punto di vista etnologico, mi fanno venire in mente quei capi tribù della Nuova Guinea che, una volta all’anno, indicono una gran festa, invitando i membri delle tribù confinanti e fanno un’ecatombe di maiali e altri animali, anche più di quello che gli stomaci di tutti gli invitati siano in grado di consumare. E questo, solo per mostrare la loro opulenza, le ricchezze e, in definitiva, per rimarcare il loro status sociale. Come i marocchini valutano la ricchezza di un beduino sulla base dei cammelli, così i papuani neoguineani la valutano in base ai porcelli posseduti.
I francesi, da questo punto di vista, distruggendo macchine, vetrine e arredi urbani, è come se lanciassero un segnale metalinguistico: “Attenzione, voi tutti che guardate allibiti, la nostra società ha raggiunto il massimo dello splendore materialista. Bisogna imporre un correttivo, rammentare a tutti voi scandalizzati che i beni non fanno la felicità, le macchine inquinano e le banche ci fregano i nostri soldi”. Tutti ragionamenti che noi, astanti stupefatti, facciamo da anni e cerchiamo di far valere in modi meno distruttivi. Ai “chasseurs” piacciono le scorciatoie. Gli piace andare subito al dunque, senza mediazioni. E’ un modo, per essi, per sentirsi vivi, un po’ come per i cacciatori: distruggo, uccido e così mi sento vivo e forte. Padrone. Questo ragionamento, ovviamente, in senso molto lato e nessuno dei teppisti dal gilet giallo ne ha mai avuto consapevolezza, nemmeno per un istante, nemmeno per l’anticamera del cervello. E allora, giù a spaccare finestrini, ad appiccare incendi, a divellere fioriere e pali della segnaletica stradale.
Alcuni benpensanti, da noi, parlano di rivoluzione, elogiando l’operato dei gilet gialli. Circola una battutina, autoironica e natalizia: “Gli italiani hanno tirato fuori le palle”. “Per fare la rivoluzione?”. “No, per fare l’albero!”.
Paolo Becchi la definisce la più pura delle rivolte populiste. Non sa che ci sono di mezzo i Black Bloc? E non sa che essi sono un’emanazione del Sistema, messi in campo da chi detiene il potere? Devo essere io a spiegarglielo? Con quei giovani dal volto nascosto dal passamontagna, tollerati e anzi incentivati dal governo, come si fa a parlare di purezza?
Guardiamo la faccenda con occhio storico. Alcuni (o molti) gilet gialli chiedono un lavoro, poiché lo stato di disoccupati li logora e immiserisce. Non chiedono di uscire dallo stato di schiavitù in cui il lavoro li ha ridotti. Non chiedono che i pochi privilegiati che sfruttano le loro fatiche vengano appesi a testa in giù ai lampioni parigini. Ma chiedono, in definitiva, di diventare dei buoni servitori. Sudditi del padrone sionista.
E poi. Pensiamo al dopo, a come valuteranno gli storici del futuro gli avvenimenti attuali. Non ci sono stati morti – e questo è già qualcosa – ma a cosa porterà l’ondata di ribellione? Ci sono stati, nel passato dell’Italia, eventi di cui oggi ci si dovrebbe vergognare, ma che ci si ostina ad esaltare come eroici. Mi riferisco alla Resistenza. Già ora ci sono i presupposti per glorificare la rivolta dei Gilet Gialli e m’immagino che quando sarà tutto finito i cantori idealisti ci ricameranno sopra, sbizzarrendosi nell’elogiare la forza del popolo, la disobbedienza degli umili, contro il potere centrale, quel povero Macron voluto dalle banche. Beh, non è così che funziona. Non ci sarà niente di cui andar fieri, come con i partigiani, non se lo chiedete a uno dei proprietari di auto andate in fiamme. Non se lo chiedete a quella parte sommersa di francesi che non è scesa in piazza. E non lo ha fatto non perché stia dalla parte delle oligarchie ebraiche al potere, di una UE senz’anima che pretende solo austerità, ma perché brama vivere in pace, è refrattaria ad ogni sovvertimento dell’ordine costituito. In una parola, il popolo sottomesso e succube dei regnanti. Senza una presa di coscienza da parte di quella folta schiera di “spettatori” non ci sarà alcun progresso morale e si continuerà a sfogare la cieca rabbia su automobili innocenti.
Free animals allora da ora in poi LA chiamiamo Fabio Duria il temporeggiatore ,non so se sia piu fruttosa o nociva ,io soon per LA terza via con le Camice nere fasciste che calano dalla val Brembana o dalla val Trompia ciucchi come delle tope a pettiare I crespi Zulu dell'africa equatoriale in vena di richieste , l'unica concessione un manganello sulla testa ecco checcivuole!!
RispondiEliminaGrazie. Nessuno mi aveva mai chiamato Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore, inventore della guerriglia.
EliminaDalla Val Brembana e dalla Val Trompia non calerà nessuno, ahimè!
E' più probabile che calino i fantasmi dei fascisti uccisi dal Ridotto della Valtellina. E si sa che i negri hanno il terrore dei fantasmi.
Digitate" Gilets jaunes casseur pillage" mai dire mai LA rabbia del popolo e' come una diga basta una falla e viene giu tutto ,e poi gliel'ho gia detto e' nel DNA vedra che LA rabbia degli Italian I a breve si sfoghera sui negher e I musulmani che insudiciano le citta' ,Le leggi razziali opera massima del Fascismo soon state inventate dal Duce che l'altissimo l'abbia in Gloria ! A noi e ad Adolfo l'anima razzista" LA difesa Della razza Italiana" alla quale quegli ibridi circoncisi Ebrei come saviano Parenzo De Maledetti Mieli ecc non appartengono mentre ai Frances I LA rivoluzione ognuno ha I suoi pregi
RispondiEliminaA Genova, nel 2001, vidi queste scene con i miei occhi.
EliminaDigitate:" les Gilets jeaunes scene de guerre civil " mi richiamano alla memoria i soldati di Napoleone coraggiosissimi, le diro che gli stessi blindati scorrazzano qui da me giornalmente di Notte e di giorno tra un po mi tirano sotto xche' l'autista non ha visuale ,mi sa che torno a casa tra un po
EliminaBrutta copia di una guerra civile.
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