Fonte:
La Stampa
Testo
di Maurizio Molinari
Uno
studio pubblicato dalla rivista “Science” analizza la correlazione fra temperatura ed episodi brutali: “Un
incremento di due gradi Celsius può causare il 50% in più di conflitti”
I
cambiamenti climatici portano all’aumento della violenza non solo fra Stati ma
fra singole persone, all’interno delle famiglie. Ad affermarlo è uno studio
realizzato dalle Università di Berkeley e Princeton - pubblicato dalla rivista “Science” - basato sull’analisi di 60 rapporti relativi alle
interazioni fra l’aumento della temperatura e l’andamento della violenza in 27
società moderne di altrettanti Stati.
Ciò
che ne emerge è che con i cambiamenti climatici e le conseguenti siccità,
inondazioni ed aumento delle temperature si sono registrate crescite delle
violenze domestiche in India e Australia, aumento di aggressioni ed omicidi
negli Stati Uniti ed in Tanzania, maggiori violenze inter-etniche in Europa e
Asia del Sud così come occupazioni di terre in Brasile, repressione da parte
della polizia in Olanda e conflitti civili ai Tropici.
“Abbiamo
rivelato che una deviazione netta delle temperature standard verso gradi più
alti accresce la possibilità di violenze personali del 4 per cento e di quelle
fra gruppi del 14 per cento” afferma Marshall Burke, docente dell’Università di
Berkeley in California e co-autore dello studio. In base alla stessa tabella, l’aumento
della temperatura globale del Pianeta di 2 gradi Celsius può portare all’aumento
del 50 per cento di conflitti civili e tale scenario potrebbe verificarsi nel
2040.
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