Una femmina di cinghiale, incinta,
chissà di quanti cuccioli, sta cercando un po’ di cibo in un boschetto di
latifoglie. Qualche settimana prima ha nevicato, ma ora fortunatamente si è
sciolta la poca neve e l’animale può trovare ancora qualche castagna, qualche
ghianda, qualche graminacea che può sfamarla. Quel freddo pomeriggio di
novembre però avverte subito nell’aria pungente, che c’è qualcosa di strano, di
diverso, di non conosciuto, di pericoloso: l’uomo. Non uno solo, 90. E chissà
quanti cani. Inizia a scappare, sapendo benissimo di essere sotto tiro da un
pezzo, ma in un attimo viene colpita; viene ferita sul dorso, è dolorante,
perde sangue e tre cani ululanti la inseguono ferocemente senza darle tregua.
Riesce a infilarsi in un dirupo scosceso, nella speranza che i cani si
arrendano. Sì, non hanno seguito la povera bestia. Ferita, spaventata, dolorante,
teneramente si adagia sul terreno e attende la sua morte; non l’ha data vinta
ai cacciatori, non sarà il loro trofeo, no, questo animale morirà da animale
libero e restituirà alla terra, la sostanza di cui è fatta. Con un pezzo in più:
il proiettile fatale per la sua vita.
Non capisco e non provo nemmeno a capire che sentimento si innesca nella mente di un uomo, che decide di uccidere un animale. UCCIDERE. Non si fa altro nella caccia, si uccide. E un animale che soffre ferito, che abbandona il mondo terreno emette versi, mugolii, urla strazianti, che ti prendono il cuore e lo strizzano come se fosse una spugna. Qualunque animale, compreso l’uomo, merita una vita degna di essere vissuta, senza sofferenze, senza dolore. La mia resterà una voce fra tante, un urlo come tanti, la voce di tutti gli animali, cinghiali, caprioli, lepri, minilepri, fagiani e non solo, che smettono di respirare ma prima con tutto il fiato in gola urlano al cielo il loro dolore, sperando di essere ascoltati.
I cacciatori sono quelli che esercitano l’attività venatoria per il bene della comunità, quelli che amano l’ambiente, quelli che cacciano perché amano portare a spasso nel bosco il cane, quelli che "ma sì, ho pagato le tasse e tutto ma non vado" e poi li vedi in prima fila nella battuta al cinghiale, quelli che "ma sì, vado a caccia perché ci andava mio padre" e forse è ora si smettere, quelli che fanno gli spacconi e non segnano il capo abbattuto perché casualmente se ne scordano, quelli che "ma sì, sono BESTIE mica persone".
Ecco, la frase infelice, sono bestie e non persone. Poveri però, ignorano che sia l’uomo sia il capriolo, sono mammiferi, appartenenti al Regno Animale. I cacciatori sono questo e non solo. Lo dico per la tutela di tutti: un cacciatore non può essere sorpreso ubriaco a una battuta di caccia al cinghiale, un cacciatore non può tenere un fucile in mano e avere evidenti segni del morbo di Parkinson, un cacciatore non può portare in attività venatoria i figli piccoli perché "alle giostre si annoiano", un cacciatore ha un’arma in mano e UCCIDE, un cacciatore non può e non deve fregarsene se il cane da caccia è ferito e perde sangue da una ferita sulla schiena, non può fregarsene se il cane è distrutto e sfiancato ma farebbe di tutto pur di ricevere una sola carezza dal suo padrone. Un cacciatore deve capire da solo, in quanto dotato di libero arbitrio, che le condizioni fisiche o psichiche non sono più idonee alla attività venatoria e se non ci arriva da solo, deve essere il medico che rilascia il certificato di idoneità a dire stop, ferma tutto e basta coi fucili.
Cari cacciatori, dovete imparare a rispettare una legge (che, seppur discutibile, c’è) e non fare i furbi con le distanze dalle case, dalle strade, dai mezzi agricoli in movimento, e rispettare gli orari, perché quando è buio si va a casa, non si passeggia ancora col fucile in mano, e non si passa con le jeep dove non si può, che i campi non sono strade e lì poi il contadino non ricava nulla dal raccolto. Se arrivano i lupi, un cacciatore non può e non deve usare dei bocconi per eliminarli, anche solo a pensarlo questo è un gesto ignobile, un atto spregevole, una battuta che non fa ridere nessuno, uno scherzo malvagio e un pensiero raccapricciante.
Nessuno più della Natura è in grado di riequilibrare i disastri che fa la specie umana, la natura tollerava la caccia quando l’uomo non aveva di che nutrirsi. Poi l’uomo ha spazzato via i predatori naturali di questi animali, in modo da avere più cibo e i predatori non sono più tornati così ora vengono fatte delle gran riunioni in cui si dice che ci sono troppi animali selvatici.
Ma la forza della Natura è infinita, speciale, magica, si ribella sempre in qualche modo. Sogno che i boschi del Piemonte e non solo, siano popolati da lupi, orsi, cinghiali, cervi, caprioli, mufloni, daini, stambecchi, volpi, faine, martore, ermellini, donnole, puzzole, tassi, linci, gatti selvatici, lontre, fagiani, pernici bianche, sparvieri, poiane, aquile reali, gheppi, falchi pellegrini, bianconi, gufi reali, barbagianni, civette, tutti trattati come se fossero re e regine dei boschi, liberi di vivere nel loro habitat, non visti come dei bersagli, ma visti come appartenenti a una comunità in grado di gestirsi in modo autonomo e indipendente, che possono cercare cibo in tranquillità e riposare in altrettanta serenità. Io sto dalla parte della Natura, degli animali e sto dalla parte dei miei sogni.
Non capisco e non provo nemmeno a capire che sentimento si innesca nella mente di un uomo, che decide di uccidere un animale. UCCIDERE. Non si fa altro nella caccia, si uccide. E un animale che soffre ferito, che abbandona il mondo terreno emette versi, mugolii, urla strazianti, che ti prendono il cuore e lo strizzano come se fosse una spugna. Qualunque animale, compreso l’uomo, merita una vita degna di essere vissuta, senza sofferenze, senza dolore. La mia resterà una voce fra tante, un urlo come tanti, la voce di tutti gli animali, cinghiali, caprioli, lepri, minilepri, fagiani e non solo, che smettono di respirare ma prima con tutto il fiato in gola urlano al cielo il loro dolore, sperando di essere ascoltati.
I cacciatori sono quelli che esercitano l’attività venatoria per il bene della comunità, quelli che amano l’ambiente, quelli che cacciano perché amano portare a spasso nel bosco il cane, quelli che "ma sì, ho pagato le tasse e tutto ma non vado" e poi li vedi in prima fila nella battuta al cinghiale, quelli che "ma sì, vado a caccia perché ci andava mio padre" e forse è ora si smettere, quelli che fanno gli spacconi e non segnano il capo abbattuto perché casualmente se ne scordano, quelli che "ma sì, sono BESTIE mica persone".
Ecco, la frase infelice, sono bestie e non persone. Poveri però, ignorano che sia l’uomo sia il capriolo, sono mammiferi, appartenenti al Regno Animale. I cacciatori sono questo e non solo. Lo dico per la tutela di tutti: un cacciatore non può essere sorpreso ubriaco a una battuta di caccia al cinghiale, un cacciatore non può tenere un fucile in mano e avere evidenti segni del morbo di Parkinson, un cacciatore non può portare in attività venatoria i figli piccoli perché "alle giostre si annoiano", un cacciatore ha un’arma in mano e UCCIDE, un cacciatore non può e non deve fregarsene se il cane da caccia è ferito e perde sangue da una ferita sulla schiena, non può fregarsene se il cane è distrutto e sfiancato ma farebbe di tutto pur di ricevere una sola carezza dal suo padrone. Un cacciatore deve capire da solo, in quanto dotato di libero arbitrio, che le condizioni fisiche o psichiche non sono più idonee alla attività venatoria e se non ci arriva da solo, deve essere il medico che rilascia il certificato di idoneità a dire stop, ferma tutto e basta coi fucili.
Cari cacciatori, dovete imparare a rispettare una legge (che, seppur discutibile, c’è) e non fare i furbi con le distanze dalle case, dalle strade, dai mezzi agricoli in movimento, e rispettare gli orari, perché quando è buio si va a casa, non si passeggia ancora col fucile in mano, e non si passa con le jeep dove non si può, che i campi non sono strade e lì poi il contadino non ricava nulla dal raccolto. Se arrivano i lupi, un cacciatore non può e non deve usare dei bocconi per eliminarli, anche solo a pensarlo questo è un gesto ignobile, un atto spregevole, una battuta che non fa ridere nessuno, uno scherzo malvagio e un pensiero raccapricciante.
Nessuno più della Natura è in grado di riequilibrare i disastri che fa la specie umana, la natura tollerava la caccia quando l’uomo non aveva di che nutrirsi. Poi l’uomo ha spazzato via i predatori naturali di questi animali, in modo da avere più cibo e i predatori non sono più tornati così ora vengono fatte delle gran riunioni in cui si dice che ci sono troppi animali selvatici.
Ma la forza della Natura è infinita, speciale, magica, si ribella sempre in qualche modo. Sogno che i boschi del Piemonte e non solo, siano popolati da lupi, orsi, cinghiali, cervi, caprioli, mufloni, daini, stambecchi, volpi, faine, martore, ermellini, donnole, puzzole, tassi, linci, gatti selvatici, lontre, fagiani, pernici bianche, sparvieri, poiane, aquile reali, gheppi, falchi pellegrini, bianconi, gufi reali, barbagianni, civette, tutti trattati come se fossero re e regine dei boschi, liberi di vivere nel loro habitat, non visti come dei bersagli, ma visti come appartenenti a una comunità in grado di gestirsi in modo autonomo e indipendente, che possono cercare cibo in tranquillità e riposare in altrettanta serenità. Io sto dalla parte della Natura, degli animali e sto dalla parte dei miei sogni.
Detesto quell'espressione....BESTIE, che si tira in ballo ogni volta che si dipinge un atto crudele...un assassino è una bestia, un pedofilo è una bestia, uno stupratore è una bestia, un mafioso è una bestia.....le bestie vere non fanno quelle cose...punto.
RispondiEliminaC'è anche Pasquale Barra, detto O Nimale.
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