Testo
di Andrea Michielotto
CITTÀ
DEL VATICANO – Jorge Bergoglio continua a stupire il mondo per la bontà e l’umiltà
delle sue azioni, sovente inaspettate e sorprendenti. L’ultimo episodio si è
verificato durante la preparazione di una messa privata in una piccola cappella
Vaticana. Due operai stavano trasportando una pesante Madonna lignea, quando
uno – allergico all’incenso – è stato colto da un’improvvisa crisi di starnuti.
La statua gli è così scivolata di mano, cadendo su un piede dell’altro operaio,
che non è riuscito a trattenersi ed è esploso in un’imprecazione rabbiosa: “Dio
c…..!!!”.
Ne
è seguito un interminabile momento di silenzio, ma quando tutti i presenti
temevano una reazione dura e una punizione esemplare, Papa Francesco si è
avvicinato allo sventurato operaio e con voce soave gli ha sussurrato: “Caro
fratello, hai accostato al nome di nostro Signore quello del miglior amico dell’uomo.
Te ne sono grato, sarà per me un’occasione di riflessione.”
Il
Pontefice ha quindi incaricato uno dei suoi consiglieri più fidati, il
raffinato teologo German Moscones, vescovo del Guatemala, di approfondire la
liceità dell’imprecazione apparentemente blasfema. I risultati dell’esegesi
sono stati stupefacenti: visto che da secoli si accosta il nome di Dio alla figura
dell’agnello (“Agnello di Dio che togli i peccati dal mondo…”) e che il cane ha
almeno pari dignità, sarebbe discriminatorio non concedere lo stesso privilegio
al quadrupede tanto amato dagli esseri umani; pertanto la bestemmia dell’operaio
può considerarsi teologicamente accettabile.
Mentre
cresce lo sconcerto da parte dell’ala più tradizionalista della Chiesa nei
confronti di questa inaspettata apertura, Monsignor Moscones sta procedendo
speditamente alla disamina dei rappresentanti del regno animale. Ne ha
identificati altri parimenti meritevoli di essere accostati a Nostro Signore
come il cavallo e il toro.
Le
forti pressioni degli integralisti lo hanno però costretto ad escludere per il
momento dalla lista delle interiezioni consentite una delle più diffuse (pare
che sia stata declamata in pubblico persino da un Presidente del Consiglio), il
celebre “Porcod….”.
"visto che da secoli si accosta il nome di Dio alla figura dell’agnello (“Agnello di Dio che togli i peccati dal mondo…”) e che il cane ha almeno pari dignità, sarebbe discriminatorio non concedere lo stesso privilegio al quadrupede tanto amato dagli esseri umani"...
RispondiEliminache in tempi di penuria, i prelati stiano supponendo di inserire il cane nelle prelibatezze pasquali, al pari o in sostituzione del povero agnello?