Per
natura evito gli assembramenti, ma per motivi “professionali” a volte mi tocca
stare in mezzo alla gente. All’interno di questo concetto generico, vi è gente
accettabile e gente esecrabile. La prima cerca timidamente di educare la
seconda e io, senza alcun dubbio, mi colloco fra la prima. Capitano così corti
circuiti, imprevisti o pianificati, e quello che per noi, gente accettabile, è
un tentativo per riportare la gente esecrabile sulla retta via, dopo il fallimento
delle religioni organizzate, per l’altra categoria è un atteggiamento
altezzoso, snob ed estremamente fastidioso. Come se noi, gente accettabile, ci
mettessimo su un gradino più alto rispetto a loro e così il nostro tentativo
educativo fallisce immancabilmente.
Il
fatto è che noi gente accettabile siamo su un gradino più alto rispetto alla
gente esecrabile. E loro semplicemente non vogliono rendersene conto. Si
possono accampare delle scusanti, ma solo perché siamo compassionevoli. Si può
tirare in ballo il contesto sociale in cui sono cresciuti, ma solo perché
proviamo compassione per gli animali e quindi anche per la gente esecrabile che
partecipa della natura animale e riceve, talvolta, la nostra compassione. Di
più non è possibile.
Non
credo che ci sia bisogno di un giudice imparziale per stabilire se determinati
comportamenti siano accettabili o esecrabili, perché la verità è evidente di
per sé e un principio morale non è – e non può essere - interpretabile. Chi ci
prova ha solo qualche losco interesse da difendere. Come ha fatto la Chiesa
cattolica.
Se
io devo essere costretto a ballare sotto la minaccia di un fucile, si tratta di
un sopruso, magari compiuto da uno schiavista in vena di scherzi. Se un cavallo
deve essere costretto a ballare sotto la minaccia di una frusta, si tratta di
un sopruso, compiuto sempre da uno schiavista interessato a ricavare profitto
dall’esibizione della sua vittima, grazie al pubblico pagante.
I
circhi una volta si chiamavano equestri. Poi, con il diffondersi dell’aviazione
e del commercio di specie esotiche, la gamma di animali costretti a ballare - o
a saltare attraverso un cerchio di fuoco – si è allargata. Per saltare e
ballare c’è però bisogno del fisico giusto e nel circo Bellucci-Orfei non penso
che abbiano costretto l’ippopotamo pigmeo a danzare, anche se Walt Disney, in
un suo famoso cartone animato, agli ippopotami aveva messo dei vezzosi
gonnellini da ballerina.
Nel
suo caso penso basti la sola presenza, per far aprire la bocca dalla meraviglia
a grandi e piccini. E questo vale anche per la tigre albina. Una variazione
cromatica rara come l’albinismo, appariscente nelle popolazioni negroidi, basta
e avanza per far affluire il pubblico e se a Lignano Sabbiadoro, in quelle due
ore che siamo stati lì, di pubblico affluente ne abbiamo visto pochino, a
Montebelluna c’era ressa davanti alla gabbia della gazza albina, come l’anno
scorso c’era molta gente esecrabile che andava a vedere il leone albino di
Moira Orfei, da non confondersi con la tigre albina del Bellucci con Mario
Orfei.
L’accostamento tra tigri, leoni e gazze non è casuale, come non lo è la località di mare udinese con quella collinare trevisana. Il sabato sera eravamo davanti al circo in sosta a Lignano, la mattina dopo presso la fiera venatoria di Montebelluna. Scene già viste per me che son veterano. Genitori che ci passano vicino tenendo il capo basso e i figli per mano, sotto lo sguardo ansioso dei carabinieri e quello poco benevolo degli animalisti.
Famiglie
intere ad affollarsi davanti alle gabbie dei pappagalli, spensierate e
innocenti come fossero in gita scolastica, occupati unicamente ad ammirare i
colori degli uccelli e il lento ipnotico boccheggiare dei pesci. Ogni tanto
qualche contrattazione e la richiesta d’informazioni sui prezzi. Lo ha fatto
anche il mio accompagnatore: otto euro per una tartarughina californiana, di
quelle che vengono spedite chiuse ognuna in una pallina di plastica
trasparente. Se arrivano vive, bene, se no, pazienza, ma questo la gente non lo
sa e non lo vuole sapere.
Sei
euro una carpa giapponese, di quelle che, crescendo, diventano dei bestioni
enormi, e ho dovuto faticare non poco con il mio amico Franco, autista e
fotografo, a non comprarsene una. Primo, per non finanziare gli aguzzini di
animali e, secondo, perché a casa non ha ancora un acquario e agire così
d’impulso non è mai buona cosa.
Rischia di essere solo un capriccio. Con cinque gatti, poi, non è il caso di
portare a casa del pesce. Alla fine mi ha ringraziato. I pesci, bisogna
capirlo, sono una sua passione fin dall’infanzia.
C’era
chi la sera prima, dopo aver visto la placidità dell’albina e delle altre
tigri, ipotizzava che fossero sedate. Non lo si può escludere. Se vengono
riempiti di sostanze medicinali polli, maiali e mucche, perché non potrebbero
esserlo delle tigri? Lo scopo è l’utilizzo senza conseguenze pericolose e poco
importa che, secondo uno dei principi dell’ecologia, tutto deve finire da
qualche parte. L’antibiotico iniettato nella mucca, ritorna poi nella bistecca,
divorata dalla gente esecrabile di cui sopra. Che si ammala, fa felice i medici
e muore, dando da lavorare ai beccamorti. Un circolo perfetto, che solo noi
gente accettabile definiamo vizioso.
Siamo
obbligati ad ammirare la perfezione del Male, come diceva lo scienziato androide
nel primo Alien. Esso acquista dimensioni trascendentali e fa venire il
sospetto non tanto che la nostra sia la specie più stupida dell’universo,
quanto che sia la più parassitata da elementi estranei al pianeta Terra, vale a
dire alieni parassiti. Io non posso dimostrare che esseri malvagi conducano
l’umanità a comportarsi esecrabilmente, ma non è possibile dimostrare nemmeno
il contrario.
L’invito a non andare al circo glielo abbiamo detto in tutte le salse, da decenni ormai, ma la gente continua ad andarci: perché lo fanno, perché RAI 3 glielo mostra come uno spettacolo gradevole e interessante?
Se
è per questo, la RAI dice anche che l’undici settembre 2001 le torri gemelle e
l’edificio 7 sono stati buttati giù dai terroristi! Mi pare fosse Pasolini a
parlare tempo fa della pericolosità del mezzo televisivo. Lo aveva paragonato
al nazismo, se non sbaglio.
Bisognerebbe,
a questo proposito, che anche noi gente accettabile mandassimo in onda
programmi, visti da sei milioni di telespettatori, che mostrino la bruttezza
del circo, così magari la gente smette di andarci. Ma noi non abbiamo i soldi
per una simile impresa, indi per cui questo mondo va a rotoli perché chi ha i
soldi indirizza il pensiero e la coscienza verso il Male, anziché verso il
bene.
Quando
non c’era la televisione succedeva la stessa cosa e quindi il risultato non
cambia. Sempre, chi va al potere corrompe i pensieri e le coscienze dei
sudditi. Sempre, i potenti schiavizzano i deboli, come probabilmente succede in
tutto l’universo. Il circo quindi è solo una metafora della vita perché
dappertutto ci sono domatori che obbligano i domati a compiere azioni
controvoglia.
Io
non vorrei far parte della categoria dei domati, ma se mentre guido mi ferma
una pattuglia di domatori e mi chiede bollo e assicurazione, mi arriva una
scarica di adrenalina nello stomaco, la stessa provata dal leone quando deve
saltare attraverso il cerchio infuocato. Se non ho né il bollo, né
l’assicurazione, né tanto meno la patente, il domatore armato di mitraglietta
mi fa scendere dall’auto e me la sequestra, lasciandomi appiedato. Poi finirò
davanti a un giudice domatore che mi punirà ulteriormente, come il domatore
domatore punisce il leone riottoso.
I
domatori dei domatori, cioè quelli che stanno un gradino più in alto dei semplici
sbirri, vogliono le vacanze assicurate ogni anno e uno stipendio mensile che noi
sudditi ci mettiamo un anno a guadagnare. Se io non pago bollo e assicurazione,
loro non possono andare in vacanza alle Maldive e quindi, per scongiurare tale
pericolo, hanno sguinzagliato nel territorio sciami di domatori sbirri il cui
unico compito è di tenere sotto pressione la gente, accettabile o esecrabile
che sia. Poliziotti e carabinieri sono come i kapò dei campi di concentramento
nazisti: prigionieri come noi, ma solo un po’ meno sfigati di noi.
L’ultima
ruota del carro di questo perverso meccanismo sono i pesci gatto, i frusoni e i
ciuffolotti. Il loro compito, come quello della tigre albina, è di far bella
mostra di sé. Non è necessario che cantino. Voi avete mai sentito cantare un
ippopotamo? Basta che saltellino da un posatoio all’altro. Distanza, dieci
centimetri. Impazziranno a star chiusi in quel piccolo spazio? Non è un
problema, dice l’uccellatore. Chissenefrega, gli fa eco il cacciatore.
Pazienza, se ne comprerà un altro, replica il commerciante.
Bellucci
ragiona più in grande. Gli muore l’ippopotamo pigmeo? Fa niente, ce ne faremo
spedire un altro dal Congo, ché tanto paga Pantalone. I finanziamenti pubblici
ai circhi, riconosciuti come fenomeno culturale degno di conservazione, sono
regolari e abbondanti, ma anche questo la gente non lo sa e non lo vuole
sapere.
Ma
non è stato riconosciuto anche l’ippopotamo pigmeo come degno di conservazione?
Sì, ma il fenomeno culturale circense è più importante: ubi major, minor
cessat.
Ma
se la specie è diventata rara, come farete a farvene spedire un altro
esemplare? Se c’è, c’è, se non ce ne sono più, pazienza, ché tanto il pubblico
è di bocca buona e cambieremo bestia. La gente esecrabile non mancherà mai e
gli va bene anche uno struzzo che fa le capriole o un canguro che sa fare i
conti o un coccodrillo che suona il piano. L’importante è che le bocche di
grandi e piccini si aprano dalla meraviglia.
Come
diceva Barnum, la gente (esecrabile) è stata inventata per essere presa in giro
dagli uomini di spettacolo. Anche uno come Buffalo Bill può andare bene!
La gara canora di Montebelluna è stata annullata causa pioggia. E’ stata la prima cosa che un attivista mi ha detto appena sono arrivato con Franco al luogo dell’appuntamento. Purtroppo, da lì non ci si poteva muovere, cioè gli organizzatori avevano il permesso per stare davanti a un ingresso del parco Manin e solo alla spicciolata, e per nostra curiosità, abbiamo potuto fare il giro e andare a curiosare dentro il capannone del pollame. Fagiani dorati, faraone e conigli, appoggiati a terra dentro piccole gabbie. Canarini, pappagallini e oche.
Fuori, appese dentro le classiche ceste, alcune quaglie. Due ghiandaie, una rimbambita e una terrorizzata. Il messaggio “Rivoglio la libertà” non giunge agli orecchi e ai cuori della gente esecrabile. Se giungesse non sarebbe tale. Un signore ci raggiunge per rimproverare Franco: “Lei, prima di fare foto, deve chiedere il mio permesso!”.
“Se
l’ho fotografata non la pubblico, stia tranquillo”, gli risponde il mio amico.
Io non dico niente ma mi faccio appresso, per far capire al prepotente che
siamo in due contro uno, in caso non gli bastassero le giustificazioni del
fotografo. Figuriamoci se c’interessava fotografare proprio lui, ‘sto burino!
Inconvenienti
dei fotografi. Davanti all’aeroporto militare di Rivolto, Franco ha dovuto
cancellare una foto appena fatta, perché un carabiniere domatore era venuto
fuori dal gabbiotto d’entrata appositamente per intimarglielo. Base aerea
questa, capannone con volatili quello. Stessi sospetti che il fotografo fosse
un nemico, un impiccione che vuole divulgare la malvagità delle Frecce
Tricolori e della detenzione di creature innocenti.
L’ippopotamo
e le tigri (qualcuno ha visto anche delle caprette) ce le hanno lasciate
fotografare e nessuno è venuto a dirci di cancellare le foto. L’allevatore di
Montebelluna, solo per il suo comportamento da kapò, meriterebbe d’essere
sputtanato sul web, con tanto di nome e cognome, ma siccome ce ne sono a milioni
come lui, non è di prioritaria importanza. Vedere in che spazi ristretti sono
tenuti gli schiavi animali dovrebbe essere sufficiente a smuovere le coscienze.
Se la gente esecrabile ne avesse una!
A
Lignano saremo stati una cinquantina e pochi spettatori si sono diretti al
carrozzone del ticket. A
Montebelluna non si è superata la decina di attivisti, per altro posizionati
lontano dal mercato avicolo e io e Franco ce ne siamo anche andati via quasi
subito. Giusto il tempo di accorgerci che la dimostrazione non aveva mordente,
oltre che scarsa visibilità. Il
megafono che mi ero portato dietro, non l’ho neanche tirato fuori dallo
zainetto, a differenza della sera prima in cui ero riuscito a dire qualcosa.
Verso
le ventidue, dopo il presidio al circo, siamo andati in pizzeria. Franco era
entusiasta di trovarsi a una tavolata di 15 persone tutte vegane. Il padrone
del ristorante “Al rustico” era divertito. Non gli era mai capitato che un così
gran numero di clienti non volesse la mozzarella sulla pizza. I cani potevano
entrare e Pupetta sulle mie ginocchia ha avuto un grande successo. Spero che mi
mandino le foto.
A
portare i propri cani alle manifestazioni c’è sempre il rischio che qualcuno ci
faccia l’obiezione del cane, frequente quasi come quella del pomodoro. Ovvero,
se vogliamo la liberazione di mucche e galline, perché no anche quella dei
cani? Gente esecrabilmente ignorante, capace solo di asinate, ne incontriamo
con regolarità.
Ormai
dovrei esserci abituato. Tuttavia, alla bruttura degli animali prigionieri, noi
gente accettabile, non ci si abitua mai.
Le foto sono di Franco Galliano e Andrea Zanoni
Le carpe Koi erano una meraviglia...ma hai fatto bene a convincermi a non dare soldi all'aguzzina che le vendeva! Comunque io sono il tuo autista... solo in caso di allegria da troppe birrette...altrimenti sei tu che guidi...ahahahah
RispondiEliminaMi metterò d'impegno a rubarle per te, alla prossima fiera paesana.
EliminaL'episodio dell'aeroporto di Rivolto e del carabiniere che era uscito apposta dal suo presidio per controllare tutte le foto che avevo fatto, ad una ad una, appena ricordato dall'amico Freeanimals è, secondo me, piuttosto interessante ed utile per comprendere la mentalità burocratica di alcuni esponenti delle nostre istituzioni. Infatti si potrà comprendere il divieto di fotografare attrezzature militari o infrastrutture che potrebbero dare un'idea del grado tecnologico delle nostre difese (del resto fotografabili benissimo in modo discreto e inosservabile con qualsiasi telefonino)...ma che senso può avere non permettere di fotografare una targa nella quale è scritto che la base di Rivolto è il luogo in cui hanno la base le Frecce Tricolori? Informazione, del resto, stranota a tutti? Eppure il buon maresciallo dei carabinieri, dopo avermi fatto i complimenti per le foto fatte ai miei amici manifestanti che sventolavano le bandiere friulane (bellissime) ha preteso che cancellassi proprio quella!
RispondiEliminaSpesso il comportamento dei carabinieri è incomprensibile, forse perché anch'essi, come tutti, devono obbedire ai loro padroni.
EliminaE di sicuro ne hanno molti più di noi anarchici.
Che splendido articolo Roberto. Ti si legge tutto d’un fiato. Avrei voluto essere lì con te. Tralascio per una volta di sottolineare quant'è pazza l'umanoidità. Lo hai fatto tu così bene che non credo ci sia da aggiungere altro. Un salutissimo anche a Franco veg. Da quando ti conosco non mangio più carne. Ora dovrò eliminare anche la mozzarella dalla pizza. Un abbraccio a tutti voi.
RispondiElimina
EliminaGrazie dei complimenti, graditissimi.
Chissà se, dopo la mozzarella sulla pizza (per te che sei napoletano), dovrai rinunciare ancora ad altre cose?
Speriamo di no, eh!
Sei proprio un idiota!
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