Testo di Alessandra Profilio
Cani,
gatti, maiali, oche, galline, galli, pecore, conigli, tartarughe. Sono circa
duecento e ognuno di loro ha un nome. Vallevegan è casa loro. Questa settimana
vi raccontiamo la storia di uno dei primi e dei più importanti rifugi per
animali liberi in Europa e del suo fondatore Piero Liberati.
La
Fondazione ValleVegan è nata nel gennaio del 2006 ed ha sede tra i boschi, i
fiumi e le grotte di Bellegra e Rocca S. Stefano, ad un’ora di distanza da
Roma. Lo spazio è costituito da un casale e 11 ettari di terreno riscattati ad
un prezzo molto basso da un allevatore che ora ha smesso l’attività,
abbandonando molti degli animali, tutti gravemente malati, ora sotto la cura
degli attivisti della Fondazione.
Tutti
gli abitanti non umani della valle sono infatti animali salvati da allevamenti
o macellerie, o portati via dai laboratori. ValleVegan è dunque un centro per
varie attività di recupero, rinaturalità e accoglienza per chi ha subito
torture, reclusioni, derisioni e privazioni da parte dell’uomo. Un luogo
fisico, ma anche un ambiente di riflessione in cui gli esseri viventi possono
sperimentare e scoprire una dimensione di incontro, di conoscenza, di contatto
e convivenza.
“Avere
a che fare con un animale – dice Piero – è come trovarsi davanti ad una persona
che non la pensa come te ma da cui tu puoi apprendere tanto”.
ValleVegan
però è anche un simbolo: la trasformazione di luoghi precedentemente usati per
la macellazione, per la caccia, per l’agricoltura intensiva, in uno spazio
senza confini, senza sofferenza e senza sfruttamento.
Perché
‘vegan’? ‘Vegan’ significa ‘vegetariano radicale’ e indica quindi la scelta di
non mangiare carne, pesce, uova, latte o qualsiasi altro alimento di origine
animale, né di usare cuoio, pelle o lana. Ma il veganismo, sottolinea Piero, è solo il punto di
partenza, una filosofia di vita che acquista senso solo se associata alla lotta
contro ogni forma di discriminazione e sopraffazione di un essere vivente su un
altro.
“Fin
da piccolo – racconta Piero – ho sempre salvato animali, mi sono sempre occupato
di ecologia e lotte politiche. L’idea era quella di prendere un pezzettino di
terra e metterci gli animali, dar vita ad un posto libero. La motivazione più
forte che mi ha portato a questa scelta è stato l’amore per gli animali”.
Ma
non solo: determinante è stata anche la volontà di salvare dalla distruzione e riqualificare
un luogo in cui prima venivano bracconate e macellate le pecore ed era pieno di
rifiuti. “Nessuno distruggerà questa terra, qui non vengono cacciatori, nessuno
ci costruirà una palazzina, non verrà fatta una discarica”.
Al contrario, oggi nella valle sta aumentando la biodiversità e sono tornati alcuni animali selvatici.
Al contrario, oggi nella valle sta aumentando la biodiversità e sono tornati alcuni animali selvatici.
Vegano,
anarchico, animalista e da molti anni volontario nei campi antibracconaggio, Piero
Liberati vive a ValleVegan insieme alla sua compagna Antonella e altri tre
inquilini che variano. “Abbiamo un orto, tanti alberi da frutta, compriamo il
meno possibile all’esterno, ci scaldiamo e cuciniamo con la legna”. Secondo
Piero si può vivere bene senza tante cose superflue come la tv, i vestiti alla
moda, etc. “Potrei quasi vivere senza soldi, ma in realtà me ne servono un bel
po’ per mantenere gli animali, per il loro cibo e le spese veterinarie. Per
questo io e Antonella facciamo piccoli lavoretti e organizziamo cene di
finanziamento in cui la gente prova la cucina vegan e dà un contributo”.
“La
quotidianità è uno degli aspetti migliori del vivere qui: non hai scadenze
lavorative né orari fissi, quindi è una vita molto tranquilla e rilassata senza
dover rendere conto a nessuno se non a te stesso e agli animali. Tornando
indietro lo rifarei”.
Vivere
nella valle però, ammette Piero, è anche una sfida: “non è facile vivere qui
perché sei in un posto isolato, fa freddo, gli animali si ammalano”. ValleVegan,
tuttavia, non è un posto eremitico ma una comunità in cui convivono stabilmente
persone che hanno deciso di dedicare la vita all’amore per tutti gli esseri
viventi (animali e vegetali) ed un luogo aperto a chiunque condivida tale
scelta.
“Inoltre
stiamo instaurando un rapporto sempre migliore con le persone del paese. Questa
è una delle più belle vittorie degli ultimi anni: essere passati da una
diffidenza reciproca al supporto”.
Tanti
i progetti che Piero ha in mente per il suo futuro e per quello della valle. “Mi
piacerebbe salvare altri terreni, altre aree tipo queste, semiurbane o ai
margini delle città. Vorrei creare oasi rinselvatichite o un posto dove possano
abitare persone che non hanno una casa. Ecco l’idea è quella di trovare posti
da salvare. Mi piacerebbe anche migliorare questo posto, costruire un
prefabbricato, una pensione per cani e mettere su una piccola attività
economica per poter continuare a mantenere gli animali”.
Vallevegan...Vallevegan...questo nome non mi è nuovo. Mi sembra che qualcuno me ne abbia già parlato.
RispondiEliminaConosco i retroscena e al suo caso si può applicare il detto: "Dal letame nascono i fiori".
EliminaAndavo in Sardegna con Piero ai campi antibracconaggio e tutto sommato non mi sembra un cattivo ragazzo.
Encomiabile Piero! Anima nobile e per me, particolarmente sensibile ed evoluta. Il servizio verso i nostri fratelli animali e' un atto di grande ed onorevole generosita' ed amore. Mariasole
RispondiEliminaLo diceva anche il Budda.
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