In
una nota piazza del centro storico, Sandro e Paola (i nomi sono di fantasia su
espressa richiesta degli interessati), rispettivamente 55 e 60 anni, si
accingono a trascorrere la loro prima notte in strada. Paola
è su una sedia a rotelle a causa di una patologia che la accompagna da anni,
aggravatasi negli ultimi mesi, e che le ha causato un ricovero in ospedale con
contestuale incremento della percentuale di invalidità, a cui però non ha
ancora fatto seguito un aumento della rispettiva pensione, del quale la coppia è
in attesa. I due hanno perso la casa a seguito dello sfratto esecutivo un anno
fa, e da allora sono passati da un ostello all’altro, fino a non potersi più
permettere nemmeno quello.
Qualche
giorno prima, dal nostro Centro d'Ascolto Solidale e di Mutuo Soccorso, a cui Sandro si è rivolto comunicando di non poter
più sostenere il pernottamento all’ostello, abbiamo raggiunto telefonicamente
prima la Casa Albergo Comunale (che però per motivi di regolamento non può accogliere
donne), e successivamente il Centro d’Ascolto della Caritas diocesana per
concordare un appuntamento con la coppia per l’indomani, visto che la nostra
chiamata arrivava alle 17.15 mente la chiusura dello sportello è alle 17.00.
Come
riferito nell’intervista, l’appuntamento e i successivi contatti, non daranno l’esito
sperato. Né i Servizi Sociali né la Caritas diocesana, ai quali la coppia
riferisce di essersi rivolta ripetutamente, sembrano aver trovato una soluzione
che non richieda la loro separazione in due alloggi distinti.
Dopo
qualche notte “strappata” in più all’ostello, ed alcune ore trascorse in Pronto
Soccorso (giusto per restare un po’ al caldo), Sandro e Paola hanno però
nuovamente esaurito tutte le alternative.
Ieri
notte sono stati raggiunti dal nostro gruppo di volontari - fino ad allora in
riunione - con coperte, accessori contro il freddo e bevande calde nella piazza
in cui ci hanno telefonicamente comunicato di trovarsi.
Al
fine di non lasciare nulla di intentato, abbiamo percorso tutte le possibili
soluzioni (ove non già tentate da loro) immedesimandoci nella situazione di
emergenza, e nonostante l’ora (00.20 circa) ci siamo attaccati al telefono, così
come i giorni precedenti: cellulare dell’Assessore alle Politiche Sociali
Matteo Sassi per infomare della situazione (diamo atto della risposta
nonostante l’ora, e del fatto che l’indomani avrebbe dato immediatamente
udienza alla questione) e Don Dossetti (il quale riferiva di non poter
organizzare un’accoglienza con così poco preavviso).
Su
consiglio di un passante, preoccupato per la situazione, abbiamo bussato alle
porte di una Chiesa copta nella poco distante piazza San Domenico. Chi ci ha
risposto al citofono parlava solo inglese. Illustrata chiaramente la
situazione, spiegato che Caritas non aveva trovato una sistemazione, e
chiedendo se avesse potuto ospitare la coppia almeno per qualche ora, per
passare la notte, alla luce dei gravi problemi di salute della signora, la
risposta è arrivata come un fulmine a ciel sereno, inaspettata e sorprendente,
testuali parole: “It’s none of my business. This is a Church, not an hotel” (“Non
sono affari miei. Questa è una chiesa, non un hotel”).
Ricapitolando: nel 2014, a Reggio Emilia (“città eccellenza”, “città delle persone”), un uomo di 55 anni e una donna di 60 in sedia a rotelle, che hanno subito uno sfratto e che versano in una grave condizione di indigenza, non hanno trovato nei Servizi Sociali una risposta adeguata ai propri bisogni (in primis, un tetto sulla testa per la notte) ed esigenze (non essere separati l’uno dall’altra), trovando inoltre porte chiuse da parte di enti religiosi di due confessioni diverse.
Ricapitolando: nel 2014, a Reggio Emilia (“città eccellenza”, “città delle persone”), un uomo di 55 anni e una donna di 60 in sedia a rotelle, che hanno subito uno sfratto e che versano in una grave condizione di indigenza, non hanno trovato nei Servizi Sociali una risposta adeguata ai propri bisogni (in primis, un tetto sulla testa per la notte) ed esigenze (non essere separati l’uno dall’altra), trovando inoltre porte chiuse da parte di enti religiosi di due confessioni diverse.
Ci
siamo interrogati nuovamente su cosa fosse più giusto ed opportuno fare,
tenendo ben presente chi siamo e qual è il nostro ruolo.. o le risposte che
siamo stati costretti a dare a tutti coloro che nei mesi ci hanno manifestato i
più disparati bisogni (soldi per affitti arretrati a rischio sfratto, soldi per
il permesso di soggiorno in scadenza, soldi per medicine non coperte dalla
mutua, soldi per raggiungere i famigliari lontani, soldi per sostenere le
terapie per la riabilitazione dopo un infortunio, soldi per rinnovare l’assicurazione
della macchina scaduta…) che ci rimbombavano nella testa. Idem l’indisponibilità
da parte nostra di un posto letto nelle rispettive abitazioni, valutato l’accoglienza
a turno in casa di ciascuno di noi, costringendo però le rispettive famiglie ad
una forzatura non da poco. O l’accoglienza presso i locali del Centro d’Ascolto,
che però non sono assolutamente adatti per accogliere due persone, sia per la
dimensione, che per l’incolumità degli stessi.
Alle
due del mattino, senza più nessuna possibilità, rassegnati, ci hanno chiesto di
essere accompagnati nell’atrio della stazione dei treni.
Noi,
mortificati, accertandoci che avessero un telefono per poter contattare un’ambulanza
in caso di bisogno, abbiamo eseguito.
Ed
è lì che hanno passato la notte.
Per
la prima volta, ma con il terrore che non sarà l’ultima.
Dopo
la pubblicazione di questo articolo, il quale è stato condiviso da quasi
ottanta persone in pochi giorni, tre persone hanno contattato la nostra
associazione per mettere a disposizione della coppia il proprio aiuto.
Tre
persone che - senza vivere nell’oro o possedere ville, e dovendo occuparsi ogni
giorno della propria famiglia, del proprio lavoro e delle proprie questioni
personali, hanno deciso di mettere a disposizione qualche risorsa racimolata
tra amici e conoscenti, o addirittura una parte della loro casa, per far avere
un tetto sulla testa a queste due persone per qualche tempo, affinché non
debbano dormire per strada mentre aspettano che i Servizi trovino una soluzione
che permetta loro di vivere dignitosamente.
Non
possiamo che dire GRAZIE. A tutti coloro che hanno contribuito alla diffusione
dell’intervista, e a queste tre persone che così, senza chiedere nulla in
cambio, hanno offerto il proprio aiuto a due esseri umani che non hanno mai
conosciuto.
Pur
consapevoli del fatto che, senza l’intervento dei Servizi e delle Istituzioni,
si tratterà di rimedi solo temporanei e comunque limitati a queste due persone,
riteniamo che la stessa esistenza di uomini e donne disponibili a tanto sia
sufficiente ad avere la concreta speranza che una società diversa sia
possibile. E la consapevolezza che i nostri sforzi, e quelli di chi come noi
lotta ogni giorno per avvicinarvisi, non sono vani.
Noi
continuiamo a lottare perché i diritti vengano riconosciuti a tutti: è bello
sapere che, mentre lo facciamo, gli “ultimi” per cui stiamo lottando non vengono
lasciati soli.
Oggi,
24.03.2014, è il primo giorno che Sandro e Paola dormono in un letto grazie a
questo aiuto inaspettato. Ogni altra notte che la coppia passerà al caldo
e non per strada, sarà il frutto della disponibilità e del sacrificio di coloro
che stanno lottando per quella che è pura applicazione dei diritti umani e dei
principi costituzionali. Chiunque voglia contribuire, non esiti a contattarci.
“It’s none of my business. This is a Church, not an hotel” (“Non sono affari miei. Questa è una chiesa, non un hotel”)
RispondiEliminaNON PER FARE IL SAPIENTONE, ma io lo dicevo prima che partissero i famigerati forconi del 9 Dicembre: ANDATE AD OCCUPARE LE CHIESE, PIANTATEVI LI CON TENDE E FORNELLI IN PIANTA STABILE!
Sarebbe bello da vedere ...
Purtroppo bisogna solo sperare di sparire da questo STATO MAFIOSO-CLERICALE
E' una buona idea!
EliminaAnche perché non ci sono abbastanza guardie svizzere per far sgomberare tutti gli eventuali occupanti abusivi in Italia.
A meno che il Vaticano, per esercitare la propria autorità, non si avvalga delle F.F.O.O. del paese ospitante, come ha fatto per secoli.
Dove c'è la Chiesa ci sono sempre i soldi, ed ecco che il Papa fa finta di essere il poverello di Dio! Sono millenni che predicano la povertà e sono gli unici rimasti col denaro nelle tasche: o come mai? Come me lo spieghi, papetto Franceschiello poverello??! Come mai anche il Presidente degli Stati Uniti si china per baciarti le pile? Poverello Franceschiello, così umile, povero, miserello, ingenuo, candido come un bambinello sprovveduto, pecorella innocua e tremante in mezzo a un branco di lupi cattivi! Perché non hanno fatto Papa un PELOUCHE della Trudi?
RispondiEliminaQui eri particolarmente ispirato!
Elimina:-)
Non avrai mica qualche gene di Cecco Angiolieri?
Se non sbaglio Angiolieri era senese, invece la mia ironia è tipicamente fiorentina... Ovvero noi ultimi discendenti di quel rosacrociano dell'Alighieri, quando i Papi ci fanno arrabbiare, la mettiamo in poesia satirica, e scarnifichiamo col coltello della rima! Però, pur lavorando a dieci metri dalla Casa di Dante, io non l'ho mai amato, un po' perché a scuola fanno di tutto per fartelo odiare, un po' perché forse ho sempre percepito che si trattasse di un Massone ante litteram... In effetti amo più la Grecia Pagana degli dei olimpici, e soprattutto pre-olimpici, e vederla ridotta così "mi face lagrimar lo core"! :)
EliminaSono molti i legami, anche linguistici, che ci rendono imparentati con la grecia.
EliminaPoi, ognuno ha i suoi idoli. E' un fatto però che la verve dissacrante contro le istituzioni è tipica dei toscani, indipendentemente che siano senesi o fiorentini.
L'ultimo epigono forse è stato Montanelli. Ma ora ci sei tu!
:-)