La
Svizzera ha sempre accolto generosamente, ma in maniera controllata, la
manodopera straniera, offrendole delle prospettive professionali. Dal 2007,
tuttavia, sono immigrate in Svizzera annualmente oltre 80.000 persone in più di
quante ne siano emigrate. Ciò equivale, anno dopo anno, a una crescita della
popolazione nell’ordine di grandezza della città di Lucerna, in due anni
addirittura al numero di abitanti della città di Ginevra. Ogni anno, ciò
richiede una superficie abitativa pari a 4.560 campi di calcio. Dall’anno
scorso, la Svizzera ha oltrepassato gli 8 milioni di abitanti - in circa vent’anni,
senza un contenimento dell’immigrazione, avrà raggiunto la soglia dei 10
milioni. Le conseguenze di questa catastrofica evoluzione sono quotidianamente
percepibili: disoccupazione in crescita (quota di disoccupati fra gli stranieri
pari all’ 8,5%), treni sovraccarichi, strade
intasate, rincaro degli affitti e dei terreni, perdita di preziosi terreni
coltivabili a causa della cementificazione del territorio, pressione sui
salari, criminalità straniera, abuso dell’asilo, cambiamento di cultura a
livello dirigenziale e quota esagerata di stranieri a carico dell’assistenza e
di altre opere sociali. L’odierna dismisura nell’immigrazione mette in pericolo
la nostra libertà, la sicurezza, il pieno impiego, il nostro paesaggio e,
infine, il nostro benessere in Svizzera. L’iniziativa, fra l’altro, non vuole
un arresto generalizzato dell’immigrazione, né tantomeno pretende la
rescissione degli accordi bilaterali con l’Unione europea (UE). Essa da'
tuttavia al Consiglio federale il compito di avviare nuovi negoziati con l’UE
sulla libera circolazione delle persone e sulla possibilità di una gestione e
di un controllo autonomi: un’iniziativa ragionevole e moderata.
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