FONTE
“IL CANCRO E’ SPARITO E MIO PADRE, ORA, STA BENE!” Guarito con L'alimentazione vegana, abbandonando quella onnivora. Chi lascia la medicina ufficiale trova la vita. Massimiliano Diaco racconta la guarigione del padre affetto da metastasi al cervello “Non so se sono completamente guarito. Ma una cosa sicuramente posso dirla: mi sento benissimo”. Occhi lucidi e voce rotta per l’emozione, Antonio Diaco e suo figlio Massimiliano sono andati diritti al cuore. E lì ci sono rimasti. Perché la loro storia inizia come tante altre in Italia e raccontarla, nel suo epilogo, fa bene. Fa bene a chi la dice. Ma soprattutto, fa bene a chi l’ascolta. “Non sai mai a chi può arrivare la tua storia”, sottolinea Massimiliano. “E’ per questo che ho convinto mio padre a salire sul palco a Vicenza: per ridare una speranza a chi non ne ha più. E per dirgli di non smettere mai di combattere, perché una soluzione può esserci, solo che bisogna faticare per ottenerla”. 39 anni, un lavoro come consulente informatico a Milano, Massimiliano di cose da dire ne ha. E molte. Soprattutto da quando, due anni fa, la sua vita si è stravolta a seguito dell’ennesima diagnosi di tumore ai danni di suo padre.
“E’ il mio
lavoro. Sono consulente informatico. Cercare su google una spiegazione a tutto
ciò che ci stava accadendo mi è sembrata l’azione più logica. Da allora non ho
più smesso di cercare”.
La testimonianza di tuo padre è stata toccante. So che
non voleva venire e che si sentiva in imbarazzo a raccontare la sua storia… “Mio
padre è sempre stato molto riservato e parlare su un palco a più di 700 persone
lo imbarazzava tantissimo. Ma mi ha voluto accontentare perché ne ha capito l’importanza.
E poi mi ha confidato che mi deve un favore…”.
Effettivamente qualcuno potrebbe
dire che la tua presenza è stata, per fortuna, piuttosto “ingombrante”… “Lo
ammetto. Sono stato pressante. Ma agivo solo nel suo interesse. Dopo le prime
due diagnosi di tumore e la chemioterapia successiva non riuscivo a capire come
poter affrontare anche il terzo round. E lui era ancora più stanco e spaventato
di me”.
Raccontaci con calma. “Mio padre aveva 57 anni quando gli
diagnosticarono il primo tumore al polmone destro. Eravamo tutti fiduciosi: i
medici dopo l’intervento dissero che il polmone risultava pulito e che quindi
non c’era bisogno di sottoporsi a chemioterapia. Nel corso degli accertamenti
pre-operatori avevano riscontrato un infarto ai danni del cuore a causa di una
disfunzione alla valvola mitralica di cui nessuno sapeva nulla. Una volta
aggiustata anche questa, l’hanno rilasciato con la raccomandazione di non
fumare più. E così è stato. Mio padre non ha più toccato una sigaretta. E tutto
sembrava andare per il meglio, fino al 2009 quando da un controllo risultò un’altra
massa tumorale sul polmone sinistro”. Questa volta, però, la chemioterapia c’è
stata…
“Dopo il secondo intervento, un ciclo di chemioterapia è stata d’obbligo.
E sul principio ha funzionato. Ciò che tuttavia mi sorprendeva è che nei
controlli successivi all’intervento e alla terapia non ci fossero dei consigli
o delle indicazioni terapeutiche per evitare che il cancro si ripresentasse una
terza volta. Cosa potevamo fare per non trovarci ancora in questa situazione?
Cosa stavamo sbagliando? Niente. Nessuno sapeva risponderci”. Fino al 2011. “Era
giugno e c’era un caldo infernale. Così, dal nulla, mio padre inizia a stare
malissimo. Chiamiamo l’ambulanza e al pronto soccorso ci dicono che è solo un
colpo di calore e che non c’è nulla di grave. Ma il giorno dopo le cose non
stavano proprio così. Mio padre si muoveva in modo strano e parlava molto
lentamente. Così ho aperto google: volevo sapere cosa stava succedendo e perché.
La mia ricerca mi ha portato dritto da un neurologo, il dr. Paolo Rege-Gianas,
che con una TAC ha delimitato una massa tumorale di origine metastatica nella
zona del parlato. L’operazione risultava impossibile e mio padre è stato
indirizzato ad una radioterapia mirata per rimpicciolire il cancro. Dentro di
me, tuttavia, ribollivo di domande senza risposta”.
E’ qui che ha avuto inizio
la tua lunga ricerca.
“Una ricerca che ancora continua e che, penso, non
terminerà mai. Avevo due possibilità davanti a me: affidarmi per la terza volta
al sistema o cercare una via alternativa, sperando in un risultato diverso. Ho
scelto quest’ultima strada e per fortuna posso dire che ha funzionato. Ma non è
stato tutto rose e viole…”
Convincere tuo padre penso sia stata la parte più
dura. “In principio ho dovuto insistere un bel po’. Del resto era lui stesso a
non voler più sottoporsi alla chemioterapia che i medici gli avevano
consigliato. Quindi una via alternativa andava trovata e la mia ricerca
inseguiva solo chi in questa guerra per la vita aveva avuto successo: non
volevo teorie. Solo pratica e risultato. E’ così che sono incappato prima nel
video di “A delicate balance” e successivamente nel video “Le cure proibite del
cancro”: il centro di tutto era l’alimentazione. E io volevo saperne di più.”
Cosa ha convinto tuo padre a seguirti? “All’inizio nulla in realtà. Decisi di
cambiare per primo la mia alimentazione in modo da riscontrare su me stesso i
benefici di questa scelta, ma il mio esempio non smuoveva di un millimetro mio
padre che continuava a mangiare come aveva sempre fatto e mi seguiva di
malavoglia nelle diverse conferenze mediche cui lo trascinavo. Fino a quando
nel novembre del 2011 lo convinsi a partecipare ad un seminario del dr. Young a
Firenze.
Qui gli è stato fatto sul momento un esame del sangue (si è offerto
volontario) e il professore americano gli prescrisse di bere 6 litri di acqua
ionizzata alcalina al giorno e di seguire strettamente l’alimentazione
raccomandata nel suo libro “Il miracolo del PH alcalino”. Non so cosa sia
scattato e perché. Ma all’uscita da quella conferenza mio padre è capitolato e
ha accettato di seguirmi per le 12 settimane necessarie al trattamento. Non una
in più, ma neanche una in meno. E da quel momento la nostra vita è cambiata
completamente”.
Tutta la famiglia ha iniziato a seguire un nuovo stile
alimentare… “Tutti. Mio padre, mia madre ed io. Abbiamo chiesto al dr.
Rege-Gianas, oggi divenuto un nostro grande amico, di seguirci. E abbiamo
interpellato la dottoressa Michela De Petris, dietologa ed esperta nella
terapia nutrizionale del paziente oncologico a Milano, oltre ovviamente al
sostegno di Rocco Palmisano, naturopata e iridologo che ha curato la
pubblicazione in Italia del libro del dr. Young.
In poco tempo avevamo così il
nostro estrattore e la nostra dieta per i primi 3 mesi. Ci siamo sottoposti a 5
sessioni di idrocolon-terapia e ci siamo attenuti uno ad uno a tutti i principi
esposti sul libro. All’inizio non è stato facile, lo ammetto. L’abitudine è
dura a morire. E nutrirsi di estratti di verdure verdi ricche di clorofilla e
litri di acqua ionizzata alcalina per i primi giorni può sembrare strano e poco
credibile. Ma con il passare dei giorni ci sentivamo tutti sempre meglio e
sempre più in forze. Io ho continuato a lavorare e devo ammettere che mi
sentivo benissimo. In casa facevamo a gara a chi la mattina aveva la saliva e l’urina
più alcalina, e abbiamo imparato a giocare un po’ con una terapia che in
principio era tutto meno che usuale.
Poco prima della fine delle 12 settimane, nel corso di una visita di controllo, il risultato fu incredibile: la massa tumorale di mio padre si era ridotta a poco più di un puntino ed oggi, a distanza di un anno, il neurologo conferma che non c’è più. Il cancro è stato assorbito e lo si può vedere dalle sue lastre. Mio padre ha smesso la pastiglia per la pressione, ha tolto quella per le crisi epilettiche e sta bene. Anzi, sta benissimo. Si è iscritto ad un corso di cucina naturale vegan-macro-bio e oggi ha preso il diploma di cuoco. Insieme costruiamo e inventiamo piatti, a metà tra il crudo e il cotto. Ci divertiamo a sperimentare insieme nuovi gusti e nuove combinazioni. E la nostra vita è cambiata completamente”.
Da come
parli, tuttavia, mi sembra di capire che la guarigione di tuo padre sia solo
uno dei tanti risultati ottenuti in questi due anni? “Combattere insieme, a tu
per tu con mio padre, mi ha cambiato. Ci ha cambiati. Ci ha reso più forti, più
uniti. Ma soprattutto ci ha dato un sogno: quello di continuare questa ricerca
aiutando più persone possibili. Per questo stiamo lavorando insieme al dr.
Rege-Gianas per costruire in Italia un centro capace di unire tutte queste
scoperte, terapie e consigli alimentari in vista della salute e della
prevenzione. I lavori sono solo all’inizio. Ma non demordo.”
Hai un messaggio
per chi ti sta leggendo? “Di non mollare mai. Di diffidare da ciò che è
semplice e di non smettete mai di combattere: una speranza c’è sempre. Bisogna
solo impegnarsi per ottenerla”.
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