Fonte: Il Giornale
"Mi avvalgo della facoltà di non rispondere". Sembrano
queste le parole usate da tre Ong per respingere la convocazione
della Commissione Difesa del Senato, che ha indetto audizioni
speciali per ottenere delucidazioni in merito alle domande poste in
questi giorni dalla politica, dai media e dal pm di Catania, Carmelo
Zuccaro: "Ci sono contatti tra Ong e scafisti?"; "Come
ottengono i fondi le associazioni?"; e ancora: "Cosa le
spinge a investire tanto denaro nelle opere si salvataggio?".
Tra le nove organizzazioni non governative attive nel Mediterraneo,
tre di loro hanno deciso di disertare l'invito del Parlamento e
mantenere un velo di sospetto sulle loro attività. Si tratta di
Jugend Rettet, Sea Watch e Sea Eye. Tutte tedesche, tutte di piccole
dimensioni e con molti interrogativi per quanto riguarda i
finanziamenti con cui riescono a gestire operazioni in mare da
migliaia di euro al giorno.
Jugend Rettet ha sede a Berlino e a fondarla è stato un gruppo di
ragazzi che per 100mila euro ha comprato il peschereccio Iuventa.
Ogni missione in mare realizzata sotto un vessillo olandese costa
circa 40 mila euro al mese e viene finanziata con donazioni private.
La loro raccolta fondi funziona bene, visto che da ottobre 2016 ad
oggi sulla piattaforma betterplace.org risulta abbiano hanno
racimolato 166.232 euro. Online si trova il report annuale del 2015,
in cui però vengono dichiarati appena 21.650 euro di entrate e
3.648,93 di uscite. Troppi pochi per giustificare attività SAR in
mezzo al Mediterraneo.
La seconda Ong "ribelle" è Sea Eye. Fondata
nell'autunno del 2015 da Michael Buschheuer insieme ad un gruppo di
familiari e amici, ha sede legale a Regensburg, in Germania, e sul
sito sostengono gli bastino 1.000 euro per pagare un’intera
giornata alla ricerca di clandestini. "L’organizzazione - si
legge sul sito - ha comprato due navi, la Sea-Eye e la Seefuchs –
due vecchi pescherecci lunghi 26 metri- e le ha equipaggiate per le
missioni di soccorso in mare". Da aprile è attiva anche
l'imbarcazione Seefuchs, un tempo utilizzata per il turismo e ora
come traghetto per immigrati. A completare il parco navi c'è Speedy,
un piccolo gommone per il primo approccio ai barconi. O meglio,
c'era: il 9 settembre del 2016, infatti, Speedy è stato catturato
dalla Guardia Costiera libica per aver oltrepassato la linea delle
acque territoriali di Tripoli. Online dichiarano di aver già
ricevuto 11.979 euro di donazioni, il 48% dell'obiettivo fissato a
25mila.
Sea Watch, invece, nasce nel 2014 quando Harald Höppner e altri
quattro imprenditori tedeschi investono circa 70.000€ nell’acquisto
di un vecchio peschereccio olandese. Oggi l'Ong può contare su due
unità navali (Sea Watch 1, battente bandiera olandese; e Sea Watch
2, con vessillo neozelandese), e a breve dovrebbe essere operativo il
Sea Watch Air, un piccolo aereo con cui i nostri dovrebbero riuscire
ad ampliare la loro area di salvataggio. Tra i partner compare Watch
the Med, un portale telefonico con lo scopo di aiutare chi salpa sui
barconi e vuole raggiungere l'Europa. Tra i fondatori la onlus
Habeshia di padre Mussie Zerai, un parroco eritreo che si crede Mosé
e ha più volte confermato di aver aiutato i migranti ad approdare in
Italia. Sui conti di Sea Watch permane tutt'ora una densa nube di
mistero. I rappresentanti rifiutarono già ad aprile l'invito della
Camera dei Deputati a presentarsi di fronte alla commissione
parlamentare. In una lettera spiegarono le loro motivazioni,
sostenendo di non aver ricevuto la convocazione all'ufficio giusto e
di non aver ottenuto spiegazioni sul "contenuto e la finalità
dell'evento". Non certo il tipo di risposta che ci si attende da
chi non ha nulla da nascondere.
[N.d.R. Ringrazio Francesco Spizzirri per la segnalazione]
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