La faccia pulita del Troll

 

Se i partiti politici ammettono pubblicamente di aver ingaggiato un certo numero di persone allo scopo di indirizzare le discussioni sul web a loro favore, chi c’impedisce di pensare che anche altre organizzazioni, forse ancora da prima dei partiti, usino personale istruito nelle medesime finalità? Se i giovani simpatizzanti del Partito Democratico mostrano la faccia in interviste pubbliche, immagino che il loro modo di operare sia corretto e affatto offensivo nei confronti degli interlocutori. Ma impiegati che non debbano apparire pubblicamente, e che siano al servizio di enti occulti, non sarebbero tenuti ad essere gentili con i partecipanti alle discussioni, giacché usufruirebbero della copertura fornita da avatar e nick name di fantasia. In questo modo, potrebbero insultare, dileggiare e offendere, in molti modi fantasiosi, blogger o semplici utenti dei forum, senza alcuna conseguenza giuridica e con il solo rischio di essere bannati. Se riescono a protrarre a lungo il momento in cui arriva la censura, si dicono soddisfatti. Li abbiamo visti all’opera molte volte e la loro soddisfazione, cioè il raggiungimento del loro target, come da contratto, consiste proprio nell’infastidire e amareggiare gli interlocutori, anche senza sapere di cosa si sta parlando, ma solo perché il loro datore di lavoro gliel’ha ordinato. Ci vuole testa per fare i Troll, ma anche mancanza assoluta di anima, insieme a una spregiudicatezza priva di umanità. Ve ne sono di esperti soprattutto nel campo dell’ufologia e delle operazioni militari segrete. Ne sanno qualcosa i fratelli Marcianò. Ma ultimamente li vediamo all’opera anche con i temi animalisti, specie nel campo della ricerca cosiddetta scientifica.