Gennaio, il mese dedicato al Dio Giano. I Romani vivevano nel rispetto della natura che
vedevano ammantata di divinità. Quando Traiano fece fare un taglio nella
montagna per migliorare il tracciato della Via Appia all'altezza di Terracina,
a lavoro finito seguì un rito di purificazione. La natura era stata ferita e
sarebbe stato un sacrilegio non espiarne la colpa. L' atto del passaggio, il
prima e il dopo, quello che inizia e quello che finisce erano visti dai Romani
in chiave religiosa. Erano ritualizzati i cicli della natura, le età della vita
e a volte la stessa quotidianità. Giano, divinità squisitamente romana, è il
nume che sovrintende ai riti di passaggio. Il primo mese dell'anno è dedicato a
lui. Tutto quello che si apre e si chiude, che nasce e che muore, che cambia e
ricambia, in ogni aspetto della vita e della natura sono sotto la sua divina
sovranità. Il poeta Ovidio descrive Giano con parole alate: "Quello che
vedi in ogni direzione: cielo, mare, nuvole e terre, tutto si chiude e si apre
per mano mia. Solo io custodisco la vastità dell'universo e mio è il potere di
vertere i cardini". La Religione Romana concepisce la divinità in una
complessità di aspetti che gli uomini possono osservare e recepire con chiavi
di lettura diverse, perché non c'è unicità nel Mistero che incombe sulla nostra
vita e sulla nostra esistenza su questo pianeta. Sarebbe estremamente
superficiale parlare solo di politeismo.
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