I reperti più interessanti sono sicuramente i 15 frammenti di
uovo dell’uccello elefante, in latino Aepiornis maximus (in basso a
destra), estinto tre secoli fa a causa dell’intensa caccia che gli
veniva praticata. Delle migliaia di ostriche, per lo più rotte, che
abbiamo trovato alla Table il 2 maggio, io e Artophin ne abbiamo
raccolte solo 9, integre (in basso a sinistra), mentre il resto del
bottino comprende 17 bivalvi (al centro, in alto). Due gasteropodi e
un opercolo tra i due (in alto a destra). Cinque fossili che sembrano
belemniti, ma sono gasteropodi perché si nota la spirale a una delle
due estremità (al centro in basso). Abbiamo poi raccolto un
agglomerato di calcite (in alto a sinistra), e due minerali ferrosi
di colore marrone (in basso tra le pseudo belemniti e i frammenti di
guscio d’uovo). Mentre questi ultimi non hanno più di trecento
anni, tutti gli altri fossili dovrebbero avere circa 2 milioni
d’anni, risalendo quindi al Pleistocene.
Ora si tratta di vedere se
all’aeroporto di Ivato, la sera della partenza, mi faranno storie.
Ma non credo perché dieci anni fa ne ho portati di simili senza
avere alcuna autorizzazione con me. Solo per i grossi fossili e per i
minerali semipreziosi è necessario il lasciapassare, ovvero ungere
le ruote di un carrozzone corrotto chiamato ministero delle miniere.
I reperti andranno ad impinguare la mia già ricca collezione di
fossili e minerali.
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