lunedì 25 dicembre 2023

Ubi rattus, apodemus cessat

Non è il periodo giusto! Nella peggiore delle ipotesi, in questi giorni sta avvenendo una strage di caprioli, fucilati dall’alto delle numerose altane della zona, nella migliore se ne stanno al riparo e circolano il meno possibile. Anche le volpi latitano in questo periodo, benché non siano considerate selvaggina di pregio e i cacciatori, se devono scegliere, preferiscono concentrarsi sui caprioli, che gli fruttano una bella sommetta quando vengono venduti ai ristoranti. Polenta e capriolo è un piatto tipico del Friuli, e non solo, specie in questo periodo dell’anno. Così mi devo accontentare degli onnipresenti roditori, ratti di fiume e topi selvatici, che, spinti dalla fame, non si scompongono quando devono procurarsi il cibo, indipendentemente dalla temperatura dell’ambiente. C’è una certa incompatibilità fra le due specie: quando c’è l’uno, non c’è l’altro. Entrambe le specie mangiano il pane sia sul posto, sia da qualche altra parte, a seconda di come decidono di fare. Sicuramente hanno le tane nelle vicinanze. Il pane è l’esca universale e, oltre che ai roditori, scoiattolo compreso, piace anche alle faine e alle volpi. Le lepri, i ricci e i caprioli, invece, lo snobbano. Le nutrie, neanche a parlarne! Benché siano roditori come gli altri, sono strettamente erbivore e sebbene siano molto numerose, mi è capitato solo una volta di riprenderle, con la fototrappola, di sfuggita, solo per un paio di secondi. E poi, trattandosi di una specie esotica, forse il pane non lo conoscono nemmeno. Topi e ratti, a chi piacciono gli animali e non ha pregiudizi nei loro confronti, sono sempre belli da osservare, con la loro agilità, il coraggio di esporsi ai pericoli, e le loro movenze accattivanti.


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