domenica 19 maggio 2024

Una domenica qualunque di un naturalista misantropo


Se è vero che un’immagine vale più di mille parole e se volessi attirare con essa l’attenzione degli utenti dei social (e anche quella degli utenti del blog), quale delle quattro seguenti foto dovrei usare per prima? Una talpa morta? Un campo di papaveri? Mucche che ruminano placide? Un’altana di cacciatori? 



La talpa morta rinnoverebbe l’accusa nei miei confronti di essere un tantino necrofilo, perché pubblico spesso animali morti, e a nulla varrebbe che io facessi notare che le talpe, forse per non contaminare il loro ambiente di vita sotterraneo, vengono a morire in superficie, così da lasciare ai loro discendenti conspecifici il terreno incontaminato dai batteri della decomposizione. E aggiungerei, come scivolo mentale, che a ucciderla siano stati i pesticidi usati dai contadini, sulla base dei sensi di colpa che, a partire dagli anni sessanta, ci avviluppano quando parliamo di natura e agricoltura.



I papaveri, benché fotografati da lontano e controluce, mi ricordano Lucio Battisti (ma quanti se lo ricordano?), con la sua surreale e indimenticabile domanda: “Che ne sai tu di un campo di grano?”. I papaveri nostrani, di cui ci sono diverse specie, anche se per noi non-botanici ce n’è una sola, a molti fanno venire in mente i quadri dei pittori francesi, ma anche dei pittori italiani, presumo. Sono un segnale di serenità, di gioia di vivere, di bellezza e ci mancherebbe solo che fossero anche da oppio, così potremmo usarli per conto nostro, senza metterci nelle mani degli spacciatori. Ma probabilmente, sarebbero proibiti e il governo ne decreterebbe l’eradicazione. A meno che non faccia intervenire la CIA per ricavarne business.



Le mucche in fase digestiva sarebbero un’altra visione di pace e serenità, di carducciana memoria. “T’amo, o pio bove, e mite un sentimento di vigore e di pace al cor m’infondi”. La presenza, nel Medio Friuli, di mucche allo stato brado, benché rinchiuse in un recinto elettrificato, rappresenta una rarità, che ci avvicina alle terre del nord Europa, poiché la stragrande maggioranza di esse è prigioniera di stalle moderne, industriali, anonime, dove le rondini non possono nidificare. Se devo esser sincero, nonostante io viva a un paio di chilometri da loro, non ho mai verificato dove vadano a dormire, cioè se quando piove e fa freddo abbiano un tetto e una stalla in muratura dove ripararsi. So solo che la loro presenza spiega quella dei Geotrupes stercorarius, che altrimenti non saprebbero dove prendere la materia prima per farsi le loro palline da rotolare di qua e di là.



Il capanno alto dei cacciatori, strumento vigliacco da cecchini supertecnologici, di cui negli ultimi anni si è notata la crescita numerica abnorme, non poteva mancare durante le mie passeggiate in questa parte di pianura friulana. Non è certo una visione rasserenante per molti di noi, perché ci porta inevitabilmente ad immaginare l’ingiustizia che nel suo interno viene consumata, quand’è la stagione. E tuttavia, vigliacchi coloro che se ne servono, ho notato, come noto spesso, molte impronte di capriolo nel fango tenero delle ultime piogge. Lo sparo. La morte. Il brivido che gli altri animali, nel buio crepuscolo, provano per un attimo. Il silenzio di ghiaccio. La natura che ammutolisce. Gli uccelli che interrompono il loro saluto al mondo. Un mondo di crudeltà e inutili stragi, utili solo per i ristoranti che offrono selvaggina alla plebaglia carnivora.


Tutto questo, stamattina, uscito in cerca di serpenti, nelle campagne di Sterpo, frazione di Bertiolo, nell’ordine: l’altana, la talpa, i papaveri, le mucche. Registro anche, ma senza foto, una lepre in fuga tra gli alberi del bosco, una coppia di poiane, alte nel cielo, alla ricerca di una corrente ascensionale, un ramarro verdissimo, fuggito al mio arrivo tra gli sterpi (di Sterpo), gruppi di cicloamatori domenicali che mi sorpassavano, una volta giunto sull’asfalto. Ma questi erano già emblemi della civilizzazione, profumati e azzimati nelle loro tute da sportivi del pedale. Io, sulla mia pesante mountain-bike, di solito puzzo di sudore caprino, pieno di schizzi e pinzillacchere, e di strani orpelli, scatole e scatolette, guadini e retini, e uno zaino che ha fatto la seconda guerra, ma spero, almeno, non di zecche. Io sono felice. Sono felice così e non chiedo di meglio. Ho passato una bella domenica. E spero lo stesso anche di voi. 

10 commenti:

  1. Le mucche, per due motivi:
    i papaveri sono sullo sfondo e di rosso ne vedo poco,
    il secondo è che, benché diverse, mi ricordano la cover di uno degli LP più belli (per me) dei Pink Floyd, Atom Heart Mother, anche se lì la mucca è in primo piano, ma il paesaggio verde e campestre è simile.
    Zenzero

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    1. Era solo un artifizio per scrivere un incipit diverso dal solito. Una specie di domanda retorica a cui non è necessario rispondere.

      Comunque, ti dò ragione: i papaveri non si vedono e le mucche sono tranquillizzanti per loro intrinseca natura.

      Alla fine, è prevalsa la talpa morta e forse hai ragione a dire che ho tendenze necrofile.

      Sed Vaste, l'anonimo che ci ha fatto dannare l'anima, lo diceva chiaramente, che ero morbosamente "amico delle morte".


      Atom heart mother.

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    2. Anche io ricordo con piacere la copertina dei Pink Floyd con la mucca.
      Forse non sai che il contadino padrone dell'allevamento fece causa per avere un compenso (diritto di immagine ?). Ma la perse.

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    3. Spero che l'allevatore delle mucche di Via Petrarca, a Flambruzzo, non mi faccia causa, ché tanto non avrebbe una lira, da me!

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    4. No, Lumen, non lo sapevo...fra l'altro quel 33 giri è quello che ai P.F. stessi, piace di meno fra tutti i loro lavori....io lo trovo sublime.
      Quanto al Roberto, se non cattura in foto o video un cadavere non può farne a meno....ma credo che una certa necrofilia sia insita in noi, se non è patologica, però!
      Zenzero

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    5. Ma scusa, non è colpa mia se trovo spesso animali morti!

      Quelli vivi, quando mi vedono scappano!

      Non sanno che sono loro amico e sono abituati con gli altri umani, quelli sì, necrofili!


      Tu non cerchi animali, e quindi non ne trovi di morti. E nemmeno di vivi. A parte i calabroni!

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    6. @ Zenzero

      "The Dark side of the Moon", comunque, lo considero superiore.
      Poi purtroppo ho dovuto chiudere con la musica.

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  2. Essere felici è sempre la cosa piu importante.
    Direi che è il vero, autentico scopo della vita.
    Quindi, complimenti a te.

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    1. Quando vado in cerca di animaletti (ora è il momento dei serpenti), mi sento come se fossi un cacciatore, però non letale.

      Ciò che mi turba è che anche i cacciatori sono felici quando riescono ad uccidere gli animali. Loro non la vivono come un'uccisione, ma come se fosse un tiro al bersaglio, da tanto carenti sono di empatia.

      Hanno diritto ad essere felici in quel modo?

      Io sono convinto di no.

      Il detto supremo afferma: "La tua libertà finisce dove comincia quella degli altri".

      E gli altri animali hanno diritto di vivere!

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    2. C'è gente che, per cercare di essere felice, fa anche di molto peggio.
      Ma non sono sicuro che ci riesca.

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