sabato 9 luglio 2011

Giuditta e il suo inferno



“S’i fosse foco, arderei lo mondo; s’i fosse vento, lo tempesterei; s’i fosse acqua, i’ l’annegherei; s’i fosse Dio, mandereil’ en profondo; s’i fosse papa, allor serei giocondo, che tutti cristiani imbrigarei; s’i fosse imperador, ben lo farei, a tutti tagliarei lo capo a tondo”
Cecco Angiolieri



Qualcuno mi spieghi, di grazia, perché voi terrestri avete il brutto vizio di tagliare la testa alla gente! L’ultima notizia raccapricciante di questo tenore, giunta agli orrori della cronaca, è di pochi giorni fa ed è successa in Sicilia. La testa mozzata di un cane è stata fatta ritrovare sulla porta di qualcuno, a mo’ di avvertimento [1].
Non è la prima volta che si decapita un animale per mandare un segnale a un umano. Lo avevamo già visto nel film “Il padrino”, dove una testa di cavallo viene fatta trovare addirittura sotto le lenzuola di un uomo. Deve aver avuto il sonno molto pesante quel tipo!
A un signore elvetico amante della natura, che si era trasferito in un podere, in Sardegna, una mattina fu fatta trovare la testa del suo asinello, infilzata su una staccionata. Qualche vicino non gradiva la sua presenza e voleva convincerlo a tornarsene in Svizzera. In fondo, anche gli svizzeri sono extracomunitari. All’ex direttore del parco nazionale d’Abruzzo, Franco Tassi, hanno fatto trovare la testa di un orso, sulla porta dell’ufficio, a testimonianza del fatto che nessuno può fermare i bracconieri. 
 
Nei secoli passati, decapitare i nemici ed esporre le loro teste sui merli della città, sulle picche o in altri luoghi esposti al pubblico, era prassi normale. Orde barbariche come gli Sciti amavano legare le teste mozzate dei nemici ai lati della cavalcatura e ricordo di aver visto un film in cui degli uomini giocavano a calcio con una testa. Mi pare fosse uno di quei truculenti western anni Settanta e che i giocatori fossero messicani.
Da una parte all’altra del mondo, a ogni latitudine e presso culture le più disparate, massima punizione per il reo consisteva, in passato, proprio nella decapitazione e re, papi e imperatori hanno sempre abbondantemente usufruito di tale metodo per liberarsi degli oppositori. Se il reato era particolarmente grave, prima della testa venivano tagliate altre appendici e Giovanni Battista deve ringraziare le aggraziate movenze di una danzatrice per aver perso la sua. Al giorno d’oggi le esecuzioni capitali si fanno in altri modi, meno appariscenti e con minor spargimento di sangue, ma fino al 1981 la Francia, patria della ghigliottina, usava proprio quel sistema per eliminare i colpevoli, anche se l’ultima esecuzione capitale si tenne a Marsiglia nel 1977. C’erano dei detenuti in attesa della condanna che si facevano tatuare una fila di puntini sul collo, tutto in giro in giro, a volte con la scritta: “Tagliare lungo la linea tratteggiata”. Non si può dire che mancassero di senso dell’umorismo!
C’è una leggenda secondo cui un gruppo di banditi fu catturato e condannato alla decapitazione. Il loro capo chiese di essere giustiziato per primo e fece una strana richiesta. Chiese che i suoi uomini venissero graziati se, dopo la decapitazione, fosse riuscito a camminare davanti a loro, in piedi in fila in attesa del proprio turno, prima di crollare morto a terra. I giudici, considerando impossibile che un uomo cammini anche per un solo metro senza la testa, accettarono il patto e diedero esecuzione alla condanna. Quale non fu il loro stupore, quando il capo dei banditi, privo di testa, scese dal patibolo e, prima di cadere morto stecchito, oltrepassò i suoi dieci uomini, salvando loro la vita.
Ovviamente si tratta di una leggenda come quella metropolitana del motociclista senza testa. In questo caso, qualcuno aveva teso un cavo d’acciaio attraverso una strada. Vi sopraggiunse una moto a tutta velocità e il centauro rimase decapitato proseguendo però la sua corsa per molti chilometri. Mai successa una cosa simile, ovviamente.
Non è una leggenda, purtroppo, quella di Carlentini e temo che non sarà neanche l’ultimo caso del genere. Posto che la maggior parte dei siciliani sono persone per bene, come è possibile che ci siano tra di loro degli individui capaci di tali efferatezze? Cosa passa per la testa – è proprio il caso di dirlo – a quella gente? Sono gli stessi che per pochi euro ammazzano cristiani, sicari insomma, come ce ne sono sempre stati nel corso della Storia. Sono gli stessi che fanno saltare in aria i magistrati e sciolgono nell’acido i bambini. Nascono in un contesto sociale violento e la loro infanzia è costellata di torture a piccoli animali, come si riscontra in molti serial killer. Come mai in Sicilia, presumo soprattutto nelle zone rurali, non ci sono adulti che intervengono educando i bambini nel momento in cui infieriscono sugli animali? Cosa fanno gli adulti nelle vicinanze, chiudono un occhio o anche tutti e due? Dove sono gli educatori professionisti, le maestre e i professori? Se si lascia che i ragazzacci impicchino gatti agli alberi [2], diano fuoco ai cani, vadano a caccia con la fionda e altre forme “innocue” di crudeltà, si avranno poi degli adulti privi di senso morale, dato che il male inflitto – legge universale – ritorna sempre indietro. Sarebbe saggio dunque se gli adulti prestassero maggiore attenzione ai passatempi dei loro ragazzi, se non vogliono che le stragi di mafia si perpetuino nel tempo, con grave danno di tutti.
Nella mia terra, il Friuli, ci sono stati casi di cani rinvenuti senza testa, ma si è scoperto che a decapitarli era un santone sudamericano praticante riti vudù [3]. Nessun friulano taglierebbe la testa al miglior amico dell’uomo. A maiali, galline, oche, anatre e tacchini sì, ma ai cani no, quando si tratta di persone cosiddette normali, contadini o cacciatori, ma se si tratta di macellatori di professione la lista degli animali decapitati si allunga. Dal mio punto di vista anche uccidere una mucca è riprovevole, perché non trovo valida la giustificazione secondo cui i bovini si macellano per la carne. Fa differenza che un animale venga ucciso per essere mangiato o per fungere da macabro avvertimento? Non è sempre una strumentalizzazione dell’animale? E, fatto ancora più preoccupante, non è la reificazione dell’animale la porta d’accesso alla reificazione dell’uomo? Non finirò mai di chiedermi come mai le guide religiose non si siano mai preoccupate di questo più di tanto. Teologi come sant’Agostino e filosofi come Kant hanno solo denunciato il fastidio dell’uccisione gratuita di un animale, mentre non hanno sollevato obiezioni quando si trattava di uccidere animali per trasformarli in cibo. Lo stomaco ha prevalso sul cuore in quasi tutti i pensatori e pressoché nella totalità dei padri della Chiesa. E infatti, si vede come siamo messi! Forse dobbiamo ringraziare una schiera di teologi crapuloni se viviamo in una società spietata con tutti, uomini e bestie.
Ma non ci sono solo i mattatoi dove scimmie assassine specializzate (e pagate per farlo) possono provare il brivido di mozzare la testa ad esseri viventi. Ci sono anche i laboratori di vivisezione. Con la scusa di cercare rimedi per i mali dell’umanità, senza accorgersi che loro stessi, i ricercatori, sono il male dell’umanità, si taglia la testa a molte specie animali, a cominciare dai fasmidi. Si è visto infatti che l’insetto stecco ha la curiosa caratteristica di vivere anche senza testa e i biologi si sono spinti anche più in là inventandosi modi curiosi e creativi di condurre esperimenti fini a se stessi. Decapitavano due insetti stecco e scambiavano le teste, osservando non solo che le teste si attaccavano ai corpi non loro, ma i due insetti continuavano a vivere per molti giorni come se niente fosse. Altri biologi, volendo sapere quali altri animali fossero in grado di compiere tali miracoli di sopravvivenza, cominciarono a tagliare teste e appendici varie a tritoni, salamandre, tartarughe e rospi, per non parlare delle planarie. Altri ancora, finanziati abbondantemente, tagliarono teste a scimmie e cercarono di farle vivere artificialmente, attaccate alle macchine. Questo genere di esperimenti fu fatto principalmente da Robert White, medico personale di Papa Giovanni Paolo II [4]. Ivan Pavlov, quello dei riflessi condizionati, e i suoi emuli impiantavano la testa di cani di piccola taglia su cani di più grosse dimensioni. Esperimenti, come si vede, molto utili per il bene dell’umanità.
I responsabili del crimine di Carlentini dubito che abbiano mai sentito parlare dei luminari della scienza che tagliavano teste alle cavie, ma l’idea di tagliare quella di un pastore tedesco gli è venuta spontaneamente, quasi per un impulso atavico. Chissà quante teste di pecora hanno tagliato nella loro immonda esistenza prima di arrivare a tagliare quella di un cane. Chissà che nel loro futuro, se non finiscono prima in carcere, non ci sia anche il taglio di una testa umana. O pensate che tali individui abbiano dei limiti etici? La tecnica, in fondo, già la conoscono!
E’ sempre azzardato tentare analisi antropologiche di certi comportamenti umani, ritenuti aberranti, ma viene spontaneo – e credo sia anche legittimo – chiedersi perché episodi raccapriccianti di tal fatta si verifichino nel meridione d’Italia più che nel settentrione. Posso avanzare una semplice ipotesi senza prendermi le solite accuse di razzismo? Ebbene, mentre in Friuli i turchi, nei secoli passati, sono venuti una decina di volte, razziando e catturando schiavi, per poi andarsene subito dopo, in Sicilia gli arabi si sono fermati quattro secoli. Esattamente come in Spagna. E guarda caso, spagnoli e siciliani sono persone crudeli con gli animali. Che gli arabi spagnoli siano stati convertiti forzatamente al cattolicesimo non ha cambiato la loro indole feroce verso gli animali, anzi il cattolicesimo potrebbe averla peggiorata. Di fatto, tutte le genti di origine araba sono esperte nel macellare pecore e montoni, essendo etnie nomadi dedite alla pastorizia. Lo sgozzamento di ovini funge da operazione propedeutica allo sgozzamento dei nemici in battaglia e le tivù ci mostrano spesso sedicenti terroristi islamici nell’atto di sgozzare prigionieri occidentali o ebrei. Sappiamo bene che dietro tali episodi c’è la CIA, ma la tecnica usata è lo sgozzamento, benché certo quei loschi figuri non manchino di armi e munizioni. Presso i mafiosi esiste l’incaprettamento, che viene fatto indifferentemente a uomini e animali: anche questo è un segnale delle connessioni culturali tra pastorizia di derivazione araba e ferocia criminale di molti siciliani.
Viceversa, fatto salvo che stiamo parlando di minoranze di cittadini dediti a commettere violenza e che non si deve generalizzare, nell’arco alpino potrebbe manifestarsi l’influenza delle antiche religioni naturalistiche celtiche, dove la natura, con le querce e le sorgenti d’acqua, rappresentava un’emanazione del Divino, venendo querce e fonti considerate sacre e quindi rispettate. Non voglio dire che veneti e friulani rispettino gli animali, ma è accertato che i tedeschi, proprio quei tedeschi additati come il popolo che ha prodotto il nazismo, amano tuttora i boschi e in particolare gli uccelli. Lo dimostrano le battaglie epiche contro i disboscamenti, condotte dal partito dei Grunen, e le molte iniziative germaniche contro la nostrana uccellagione, su cui potrei parlare a lungo.
Queste sono solo mie grossolane considerazioni, prive di alcuna pretesa di scientificità. Per approfondire la vasta tematica del rapporto dell’uomo con gli animali, è più utile studiare l’etnologia che l’etologia, perché è nel comportamento dell’uomo in rapporto alle bestie che si conosce la natura umana. Sul perché gli Ainu giapponesi uccidano gli orsi, loro animali totemici, dopo averli vezzeggiati e accuditi come membri del clan, fino al punto che le donne ne allattavano i cuccioli, non mi so dare spiegazioni e mi vedo costretto a lasciare la parola agli etnologi. Sul perché alcune tribù di indios amazzonici taglino la testa ai loro nemici, portandola al villaggio come trofeo, rimpicciolendola e usandola come ornamento apotropaico, anche qui, lascio la parola agli etnologi. Io, in quanto alieno proveniente da altri mondi, resto ammutolito di fronte a tanta scellerata consuetudine e spero che essa sia scomparsa insieme agli indios che ne erano protagonisti. Dirò, ora, una cosa politicamente scorretta, ma se tali indios, tagliatori di teste, si estinguono, è tutto di guadagnato per l’umanità, con buona pace dei simpatizzanti della filosofia “survivors”. Così la smettono anche di cerbottanare scimmie e pappagalli. Certo, se si estinguesse anche la feroce razza bianca, insieme a quella maomettana, giudaica, cinese e sudamericana, senza dimenticare gli Inuit, sarebbe tutto di guadagnato per l’umanità. Cioè, scusate, volevo dire per la Federazione Galattica Interstellare.
E non è detto che non si stia andando incontro proprio a quello. Mi hanno lasciato quaggiù, dopo avermi scaricato dal disco volante - come gl’inglesi lasciarono i galeotti in Australia - e non mi hanno fatto sapere più niente. Perché la Federazione Galattica mi abbia fatto questo, ve lo spiegherò la prossima volta.
[1]

9 commenti:

  1. Vedo che con l'ironia cerchi di esorcizzare l'orrore da cui siamo attorniati e spesso compenetrati.

    Mi è piaciuta la risposta che hai dato a Sbliff. In verità "cultura ebraica" e "cultura cristiana", in antitesi tra loro e non fuse, sono astrazioni, concetti vuoti e vieti. Il cristianesimo vero fu sostituito dall'orrido dominio della chiesa nicena poi cattolica, mentre il lascito dell'Ebraismo è davvero deprecabile: l'abitudine di uccidere gli animali ed altre nefandezze in nome di Dio. Se questa è cultura...

    Congratulazioni al medico di GP II, un luminare malefico adatto ad un papa massone e s.

    Ciao

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  2. Rare volte mi capita di essere ironico; il più delle volte tendo al pessimismo e d'altra parte descrivendo il trattamento subito dagli animali c'è poco da stare allegri.
    Su ciò che è successo al messaggio cristico ormai siamo tutti edotti: ha prevalso l'interesse materiale. E l'andazzo è lo stesso da quasi duemila anni. Che Giovanni Paolo II fosse stato un massone non lo sapevo. Certo che scegliersi un simile medico è cosa che fa riflettere.
    Chissà se appartiene alla massoneria anche il Papa attuale?
    Ne sai qualcosa?
    Grazie per la visita.
    Un saluto.

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  3. L'ironia è il volto sorridente di un animo corrucciato. D'altronde, come non esserlo di fronte a tante e tali contraddizioni (per usare un eufemismo) del reale e della vita?
    Il papa attuale è probabilmente sacerdote di qualche setta nefanda. Un indizio: le scarpe rosse che calza sempre.

    Ciao e grazie a te.

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  4. Ciao Freeanimals, credo che una risposta ai tuoi interrogativi possa essere nell'articolo che ha scritto Zret pocanzi, (Leopardi satanista o ottimista?)

    Tra i tuoi scritti ti sei dimenticato di inserire le balene (ormai in via di estinzione), sono i mammiferi per intelligenza più vicini agli esseri umani, ma non paragonabili per crudeltà.

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  5. Citazione:
    "L'ironia è il volto sorridente di un animo corrucciato"

    Questa me la segno!

    Wlady, ho dimenticato tanti di quegli animali che non t'immagini. Non solo le balene. Ma tutti hanno in comune il fatto di sopportare il tallone di ferro dell'uomo. Comunque, rimedierò nei prossimi articoli.
    Ciao e grazie a entrambi.

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  6. Freeanimals, l'inferno di Giuditta è anche il nostro inferno. Sarà la conseguenza di una colpa remota o di un errore primigenio? Nessuno lo sa.

    Ciao

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  7. Sì, mi sono accorto che la presenza del male su questa terra è una cosa che ti tormenta in sommo grado. Forse è una delle poche cose a cui non riesci a dare risposte e nemmeno la tua anima poetica lo sa fare (i poeti di solito "vedono" meglio degli altri).
    Un saluto.

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  8. Credo tormenti anche te: i tuoi dolenti, anche se begli articoli, lo dimostrano.

    Ciao

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