mercoledì 29 febbraio 2012

Intervista con l'alieno



Chi volesse leggere la prima parte clicchi QUI





Come dal letame nascono i fiori, così da quel Pirla delle Perle nascono suggerimenti involontari e indicazioni di verità. Lui, l’Innominabile, pensa di essere spiritoso e invece se lo si chiamasse “Demolition man” sarebbe un bel titolo per lui. Azzeccato.
Tutte le sue energie mentali sono impegnate a combattere principalmente quattro o cinque ricercatori indipendenti, con particolare predilezione per Rosario Marcianò.
Il sospetto che sia pagato per farlo è altissimo, aggettivo superlativo che fa rima col suo cognome. Tuttavia, voglio qui pubblicamente ringraziare il Pirla delle Perle per avermi fatto accendere una lampadina in testa.
Poiché riporta la telefonata tra il regista Varo Venturi e Paolo Franceschetti, resa pubblica da quest’ultimo sul suo blog, ho voluto anch’io, come suggerito dal Venturi, cercare di vedere qualche legame tra alieni e massoni.
Da quando ha la tecnologia per farlo, la casta militare mondiale si è sovrapposta a fenomeni naturali da sempre esistiti, come i terremoti e le perturbazioni climatiche, scatenandoli a piacere, come una specie di false flag applicata al territorio. E come nelle più classiche false flag il colpevole è colui che viene indicato come tale dallo stesso agente dell’attentato, così, con le armi scalari, viene indicata la natura come colpevole, dato che nel suo repertorio ha sempre avuto terremoti e altri sconvolgimenti climatici.

lunedì 27 febbraio 2012

Vittime della strada



Volevo intitolare questo articolo “Tassi d’interesse”, scherzando sul gioco di parole che, pur non capendoci niente di economia, i tassi m’interessano, ma poi, scaricando le foto dalla fotocamera al computer e vedendo le immagini, mi è passata la voglia di scherzare. Si tratta infatti dell’ennesimo esempio di un animale non umano ucciso da animali umani, seppure, in questo caso, senza che ci sia stata la volontà di farlo.
Di animali investiti sulle strade ho un ricco campionario, soprattutto diapositive, come usava ai miei tempi. Anni fa in Germania mi sono fermato, a mio rischio e pericolo, perché su strade extraurbane i tedeschi corrono come dannati, per fotografare una volpe e, qualche chilometro dopo, un capriolo. In Sudafrica un otocione. In Madagascar diversi cani, serpenti boa e un viverride. In Italia, colubri e serpentelli vari, anfibi anuri, uccelli e perfino un pipistrello. Cani e gatti non li fotografo, di tanti ce ne sono, e mi limito a spostarli sull’erba ai lati della strada, ma solo se sono più o meno integri. Se invece sono totalmente spiaccicati, ché bisognerebbe usare il raschietto, li lascio dove sono, ad amalgamarsi con l’asfalto.

sabato 25 febbraio 2012

L'effetto civetta



L’auto civetta della polizia è un’autovettura senza segni di riconoscimento con all’interno sbirri in abiti borghesi e serve ad attirare l’attenzione del bersaglio umano, conducendolo nella trappola all’uopo predisposta per lui.
Il termine ornitologico è mutuato da una tecnica di caccia che si serve del piccolo strigiforme in virtù della sua capacità di attirare uccelletti venatoriamente appetibili. Lo strigide viene sistemato in cima ad un paletto a distanza utile per il cacciatore appostato all’interno del capanno, così da poter fare il tiro al bersaglio con fringuelli, merli e passeri che immancabilmente si avvicinano. In natura avviene infatti che i passeriformi vedano nella civetta un pericolo e cerchino di allontanarla, qualora si facesse trovare in pieno giorno, essendo la civetta, come tutti sanno, un rapace notturno.

martedì 21 febbraio 2012

Il bestione





“Io vorrei conoscere i pensieri di Dio; il resto sono quisquilie”, sembra abbia detto Albert Einstein e qualcuno ha pensato bene di fare di questa frase dei quadretti da appendere al muro, vicino a quelle di Papa Giovanni.
Io vorrei conoscere i pensieri del Bestione che è stato visto sabato 11 febbraio sulla strada provinciale Napoleonica, nel medio Friuli; il resto sono supposizioni. E non potendo conoscere i pensieri né di Dio, come bramava Einstein, né del Bestione, come piacerebbe a me, mi devo limitare a supporre cosa può aver pensato di quelle persone che sono scese dalle macchine, hanno cercato d’informarsi se aveva avuto un incidente e sono poi scappate terrorizzate quando si è alzato in piedi e si è voltato verso di loro.
Siccome quelle persone, compreso Leonard D’andrea che è sopraggiunto subito dopo, sono della mia specie, riesco grosso modo a capire cosa abbiano pensato, ma il Bestione di colore biancastro, alto fra i tre e i quattro metri, non è di sicuro un Homo sapiens e i suoi meccanismi mentali devono essere per forza diversi dai nostri.

domenica 19 febbraio 2012

Malintesi mortali



Quando muore un pescatore, di norma, non mi straccio le vesti! Ma in questo caso la faccenda è davvero grossa. E in un più ampio contesto, intollerabile. I nostri soldati simil-marines, che uniscono l’Italia nel loro stesso nome chiamandosi venezianamente San Marco, ma anche Marò come “Maronna mia!”, hanno ammazzato due pescatori indiani, in circostanze misteriose.
E questo, due giorni dopo che i marines, quelli veri, avevano ammazzato otto ragazzi che pascolavano le capre. E’ successo in due luoghi geografici lontani tra loro, ma con quasi gli stessi personaggi: da una parte militari occidentali super armati, dall’altra civili del Terzo Mondo che si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Gli americani, che come di consueto vogliono sempre fare le cose in grande, hanno usato l’aviazione per sparpagliare le membra degli adolescenti afgani, mentre gli italiani hanno usato armi da fuoco sparando, dall’alto della nave mercantile su cui si trovavano, ai cinque uomini del peschereccio arrivato sotto bordo. Gli americani – dicono – hanno avvistato i ragazzi con un binocolo e li hanno scambiati per talebani, mentre i nostri Rambo d’acqua dolce hanno avvistato il “nemico” da una distanza minore. In entrambi i casi, la troppa fretta di agire ha portato alla morte di persone innocenti, sempre che sgozzatori di pecore e capre, benché minorenni, e assassini di pesci, si possano così definire.

giovedì 16 febbraio 2012

Essere cattocomunisti oggi



Le varie tribù si stanno schierando per l’attacco finale di Armagheddon. La loro fisionomia si sta lentamente delineando. Gli arcadi dall’Arcadia e i beoti dalla Beozia, tutti mandano i loro baldi giovani per combattere il nemico, per fermare l’avanzata del poderoso esercito persiano. Leonida li conduce.
Ve n’è uno, fra i vari gruppi, che desta non poco interesse: sono i cattocomunisti. Hanno un sacco di nemici e quindi, si direbbe, anche molto onore. Sono odiatissimi. Un loro guru si è recentemente espresso attraverso l’odiatissima televisione e, detto per inciso, l’odio sembra essere l’atmosfera dominante, satura di veleni, in questi ultimi giorni prima dell’apocalisse.
E’ riuscito a parlare in tivù grazie a meriti del passato, di quando il mondo sembrava ancora vivibile e molti lo hanno accolto come si accoglie un vecchio saggio, salvo poi accorgersi che il rischio di sentire cose sgradevoli, non era solo un rischio, ma la concretizzazione delle intime paure di ciascuno. E a questo riguardo, sembra che la società vada in cerca di una palingenesi, di una catarsi sempre promessa e mai realizzata.

mercoledì 15 febbraio 2012

Savoia de lavorà



“Perché chi oggi verserà il suo sangue per me, sarà per sempre mio fratello; perché per quanto possa essere umile di nascita, questo giorno lo nobiliterà; e quei nobili che in Inghilterra ora dormono ancor nei loro letti, si dovranno reputare sfortunati per non essere stati qui quest’oggi, e si dovranno sentire sminuiti persino nell’essenza d’uomini, quando si troveranno ad ascoltare alcuno ch’abbia con noi combattuto il dì di San Crispino”
William Shakespeare
“Enrico V – atto IV


“Voia de lavorà saltami addosso. Lavora ti che mi no posso”, dicono in Veneto, riferendosi in genere ai meridionali. A dettare le indicazioni su cosa renda nobile un essere umano sono sempre i padroni, dall’insegna posta all’ingresso del campo di Auschwitz, al primo articolo della Costituzione Italiana, fino al re Enrico Quinto d’Inghilterra. Tutti fissati con il lavoro - benché loro si guardino bene dal praticarlo - e l’eroico sacrificio per la patria. Della serie: “Ognuno è frocio col culo degli altri!”.

domenica 12 febbraio 2012

Orco Kant, che Freud!



Ci sono zone della Terra che recano in sé come una maledizione, di tanta sfortuna si attirano addosso. Il Friuli, la mia piccola patria, è una di queste, ma anche Biafra e Bangladesh non scherzano. Tra eventi naturali e interventi umani, la mia terra le ha provate tutte; l’unica disgrazia di cui siamo esenti è l’invasione delle cavallette.
Se invece guardiamo all’intero territorio nazionale, sappiamo che l’Italia è un paese sismico, forse un po’ meno del Giappone, ed è da sempre a rischio idrogeologico. Tradotto in parole povere, siamo soggetti a terremoti, frane e alluvioni. Limitandoci alle rogne che ci elargisce la natura, tenendo però d’occhio anche quelle che ci elargiamo da soli, non si può far a meno di notare che fino all’anno scorso le disgrazie naturali erano diluite nel tempo, cioè ci lasciavano qualche anno di tregua per leccarci le ferite. Da un po’ di tempo in qua, sembra che gli eventi naturali, unitamente alle manovre della politica e dell’economia, si stiano accanendo in modo ossessivo, senza darci un attimo di respiro. E non credo che dipenda dalla maggiore circolazione delle notizie, perché i telegiornali esistono da quando in Italia fu fatta la prima trasmissione televisiva, cioè dal 1954.

sabato 11 febbraio 2012

Operazioni False Vlad



Per i rumeni è un eroe nazionale. Per tutti gli altri è stato uno dei tanti demoni in sembianze umane che hanno insanguinato il libro dell’Akasha, cioè la storia universale dell’uomo, quella sequenza di obbrobri che Elsa Morante definì “uno scandalo che dura da diecimila anni”.
Nessun altro monarca arrivò a specializzarsi nell’operazione d’impalare oppositori e nemici, anche se la pratica, nel quindicesimo secolo, non era del tutto originale, se si pensa a ciò che capitò alla regina Romilda dopo l’assedio di Cividale del Friuli, ad opera degli Avari nel settimo secolo.
Ma l’elemento rilevante in questo articolo non è la ferocia di un tal individuo, bensì il tocco di genio del male che Vlad mise in pratica quando stava per essere attaccato da Maometto II. Sapendo che le sue forze non sarebbero bastate per fronteggiare l’avversario, Vlad Tepes diede ordine di impalare tutti gli abitanti di un villaggio della Valacchia che ricadeva sotto il suo dominio, senza che ci fosse alcun motivo preciso per farlo. Sapeva che i turchi sarebbero passati di lì, durante l’avanzata verso il suo castello, e approntò tale macabro spettacolo appositamente per loro. Lo scherzetto ebbe successo.

martedì 7 febbraio 2012

Le arance del saluto



Solange Manfredi, collaboratrice di Paolo Franceschetti, intervistata da David Gramiccioli di Radio Ies, ha recentemente illustrato il contenuto del suo libro di prossima pubblicazione, intitolato “La guerra psicologica in Italia”. Tra le altre cose ha affermato che gli angloamericani, ancora negli anni Trenta, avevano assoldato una spia di nome Giuseppe Cambareri, per farla diventare consigliere segreto di Mussolini. Piano che non riuscì.
I datori di lavoro del Cambareri già all’epoca parlavano di “gioco democratico”, intendendo con questa espressione che se l’Italia non avesse più avuto una dittatura, si sarebbe dovuto passare a un regime democratico, che avrebbe illuso i cittadini elettori di poter contare qualcosa nella vita della società. Illusione che si è protratta fino al giorno d’oggi e che ha consentito ai cosiddetti complottisti di riferirsi ad essa con le famose pillole del film Matrix, una rossa e una blu.

venerdì 3 febbraio 2012

Incidenti aerei



Il primo febbraio è iniziato a Palermo il processo contro la strage di Ustica, avvenuta trentadue anni fa e che causò la morte degli 81 passeggeri di un aereo civile. Sembra che ci sia un nesso tra quella strage e il disastro di Ramstein, avvenuto otto anni dopo. Com’è noto, durante un’esibizione delle Frecce Tricolori, oltre a 67 spettatori, morirono tre piloti della Pattuglia Acrobatica Nazionale, tra cui il Nutarelli e il Naldini, che avevano lanciato un allarme generale la notte del disastro dell’Itavia. Il Nutarelli, due settimane dopo l’esibizione di Ramstein, avrebbe dovuto testimoniare di fronte al giudice Rosario Priore, che gli avrebbe chiesto perché aveva lanciato un allarme mentre faceva un volo d’esercitazione lungo la rotta del DC9 dell’Itavia.