sabato 1 ottobre 2022

Temporali e Temporarie


C’è poco da fare. Quando vedo una rana non posso fare a meno di impossessarmene. Ovviamente, devo essere munito dell’attrezzatura adatta, altrimenti non c’è partita. L’altra sera ero andato in quel preciso posto, sulle rive del fiume Stella, dov’è ormeggiata una barca di pescatori e dove in mezzo al pantano saltano anfibi anuri di tutte le dimensioni. Lì il fiume forma un’ansa di acqua stagnante, dove l’estate scorsa rane e raganelle hanno deposto le uova e anche adesso, che ci approssimiamo all’inverno, si trovano ranocchie appena uscite dallo stadio di girino. Come faranno questi lillipuziani a superare la fredda stagione, ora che gli insetti stanno scomparendo? Io sui prati golenali vedo solo piccole cavallette marroni, qualcuna più grossa verde e molte farfalline di colore chiaro, ma solo nelle ore centrali, più calde, della giornata. Evidentemente, la Natura, nella sua crudele saggezza, deve aver provveduto questi anfibi ritardatari di qualche mezzo per sopravvivere, oppure moriranno e...amen! Questa regola è valida per tutti i viventi.



Mi ero ripromesso di non catturare più rane, ma solo rospi, che sono più resistenti, mentre le prime sono più delicate, ma sono venuto meno alla promessa fatta e ne ho catturate tre, due piccole e una più grandicella. Se non lo avessi fatto, non avrei saputo che la più grande era una rana Temporaria, mentre le piccole erano due rane Esculente, cioè le classiche rane verdi. La più grande, marrone chiaro, anche arrivato a casa mi ha lasciato nel dubbio. Si trattava di una Dalmatina o di una Temporaria? L’ho osservata a lungo, oltre a fotografarla, confrontandola con i disegni dei manuali di riconoscimento. Sono praticamente identiche! Alla fine, mi sono deciso per la Temporaria, affidandomi all’istinto, ultima risorsa di chi analizza i fenomeni della vita e gli eventi della realtà. Dite che è un metodo poco scientifico? Beh, questo passa il convento. Non avendo un consulente erpetologo a portata di mano, devo arrangiarmi con i manuali, oppure con l’applicazione Google Lens, che però non è affidabile.



Le due piccoline hanno viaggiato nello stesso contenitore in cui c’era la più grossa, perché solo quello avevo. Durante il ritorno a casa in bici, sentivo la Temporaria sbattere contro la parete di plastica del recipiente e mi chiedevo se le due piccole sarebbero rimaste ferite da tali assalti. Il contenitore era dentro lo zainetto. Per fortuna, il tragitto è durato solo pochi minuti e, messi i tre ospiti della tartarughiera, ho notato con sollievo che stavano tutte e tre in buone condizioni. Per un po’ hanno nuotato cercando di evadere, ma trovando la parete in vetro del terrario, su cui provavano ad arrampicarsi. La prima a calmarsi è stata la Temporaria. Lasciate sole, mentre sfogliavo i manuali nell’altra stanza, dopo qualche minuto le ho trovate tutte e tre ferme su un sostegno fisso, la finta roccia della tartarughiera e un sasso che avevo messo nell’acqua, con la parte superiore emergente.



Nel frattempo, fuori stava per cominciare un temporale di quelli buoni e io mi sentivo combattuto tra l’idea di liberarle l’indomani o uscire con il mal tempo in arrivo, per andare a liberarle dove le avevo catturate. Una volta fatte alcune foto, per evitare di ritrovarne qualcuna morta il giorno dopo, ho deciso di uscire nonostante cominciasse a piovere, per rimettere gli anfibi al loro posto. Così è stato. Meglio bagnarsi che affrontare i sensi di colpa se alcuni soggetti da me sottratti al loro ambiente dovessero morirmi.



Con la tartarughiera ci sono problemi di angolazione riguardo le foto. Una delle regole insegnatemi da Francesco Spizzirri, che successivamente ha elaborato le immagini speditegli, è che gli animali vanno fotografati all’altezza dei loro occhi. Con la tartarughiera non lo posso fare, a meno di frapporre il vetro tra la rana e l’obiettivo della macchina fotografica. I vetri però non sono mai totalmente puliti e abbassano la qualità dell’immagine, com’è facilmente intuibile. Perciò, non mi restava altro che riprenderle da sopra, badando anche che non saltassero fuori. Per fortuna, la Temporaria se n’è rimasta ferma, lasciandomi il tempo di inquadrarla a dovere, mentre le altre nuotavano di qua e di là. Molti animali confidano nell’immobilità come mezzo di sopravvivenza, quando sono in presenza di predatori.



Per farmi capire come le rane, ma questo, come detto, vale per tutti gli animali, debbano essere fotografate, Francesco mi ha mandato una foto, trovata su internet. Il giorno in cui anch’io vorrò fotografare i soggetti ad altezza d’occhi, dovrò procurarmi uno di quegli acqua-terrari con due sportelli sul davanti, destinati ad accogliere animaletti non scapperecci, ovvero che se ne stiano fermi anche quando avrebbero la possibilità di fuggire. Proverò a dare un’occhiata su Subito.it, dato che di acquari, su quel sito di compra vendita dell’usato, se ne trovano sempre in abbondanza. Al momento, tale acquisto non è una priorità, per me, anche perché stiamo andando verso la stagione del letargo e di animaletti in circolazione ce n’è sempre meno. Ringrazio Francesco che, come al solito, ha fatto un lavoro eccellente.

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