giovedì 8 marzo 2012

La dama del Vedelago



Molti pensano che le Frecce Tricolori siano un’eccellenza italiana perché ogni tanto vengono chiamate ad esibirsi all’estero mostrando quelle stesse acrobazie aeree che mi devo sorbire quasi ogni giorno, sul cielo sopra casa mia.
Poi basta che due militari italiani sparino per sbaglio ad alcuni pescatori indiani, che le nostre eccellenze in campo aeronautico vanno a farsi benedire. E nessuno più osa tirarle in ballo.
Forse c’è un pizzico d’infantilismo nel restare ammirati di roboanti, appariscenti e inquinanti spettacoli, mentre dovrebbe essere tipico delle persone adulte apprezzare la sobrietà, la meticolosità e la silenziosa professionalità di chi costruisce un bene collettivo, piuttosto di chi non costruisce nulla di utile per la collettività ma anzi sporca l’ambiente per il godimento infantile di pochi.
Il confronto tra le esibizioni aeree della P.A.N. e l’attività del Centro di Riciclo di Vedelago, in provincia di Treviso, è paradigmatico. Da una parte abbiamo sperpero di denaro pubblico, per accontentare sedicenti appassionati del volo, e dall’altra abbiamo il lavoro meritorio di una donna veneta che risponde ad una necessità da troppo tempo negletta e trascurata.
Il perché di questo ritardo si trova già nelle parole usate. Rifiuto e immondizia, come anche spazzatura, rumenta e monnezza, sono tutti termini dotati di valenza negativa. Infatti si dice rifiuto umano e siti spazzatura, mentre “Er Monnezza” era uno sbirro sui generis interpretato prima da Tomas Milian e poi da Claudio Amendola, con valenza spregiativa benché accattivante e simpatica.
Tuttavia, una volta superato il tabù dello sporco e delle malattie, ci si può accostare ai residui del consumismo con un atteggiamento disincantato e professionale. E’ ciò che sta meritoriamente facendo Carla Poli, titolare del C.R.V.

Ne ho parlato con un mio compaesano che è particolarmente ferrato sull’argomento e che mi ha gentilmente fornito le informazioni
che seguono. Si chiama Anthony Santelia, di origini amalfitane ma nato in Friuli, venticinque anni, candidato all’elezione di sindaco di Codroipo l’anno scorso, in cui raggiunse un totale di 281 preferenze, non sufficienti per assumere la carica di primo cittadino.
Anthony si era presentato alle elezioni come rappresentante del Movimento 5 Stelle, di Beppe Grillo, e infatti questo video-intervista alla signora Carla Poli è stato fatto dai collaboratori del noto comico genovese. Vi consiglio caldamente di vederlo.
Potrete così venire a sapere che da molti anni la signora Poli ha avviato questo genere di attività, ma solo di recente è venuta in possesso delle tecnologie per fare le cose come si deve.
Il primo requisito infatti è la raccolta differenziata a monte, con i cittadini che separano i vari materiali. Il cosiddetto “umido”, cioè gli avanzi organici di cibo, non vengono trattati dalla sua azienda. Solo i cosiddetti rifiuti secchi possono avere un utilizzo e meritano di essere recuperati.
Nella visita guidata che la signora Poli, con il suo cipiglio piuttosto rude, ben volentieri accompagna i visitatori non si sente odore di fermentazione.
Il lavoro di cernita compiuto dai 64 dipendenti del Centro riguarda solo la separazione manuale delle varie plastiche in base alla consistenza e al colore: i sacchetti di nylon vanno separati dalle plastiche dure dei flaconi. Ditte come la Gatorade, l’Acqua Vera e altre acque minerali, effettuano la raccolta differenziata già nelle mense dei loro operai e portano le bottiglie e i piatti di plastica all’azienda della signora Poli. Pagano per questo e ciò rappresenta già un primo introito per il Centro. Anche la Benetton e Gardaland portano i loro rifiuti a Vedelago.
Pure le scuole della zona portano carta, cartone, cellophane delle merendine e pennarelli usati alla signora Poli, ma non pagano nulla, mentre i privati cittadini hanno degli sconti. Ai Comuni della zona, cui spetta per legge avvalersi di ditte esterne che riciclino la spazzatura, viene applicata la tariffa regolare, in base alla quantità di rifiuti conferiti al Centro.
Siccome i materiali sono vari e non tutto il lavoro di recupero può essere fatto all’interno del Centro, vi sono sparse sul territorio trevisano diverse piccole imprese che si occupano di riciclaggio. Da alcuni calcoli, sembra che l’ammontare dei lavoratori impegnati nell’indotto si aggiri sulle 9.400 unità. Questo dimostra che dalla gestione dei rifiuti si possono ricavare posti di lavoro e ciò va a beneficio dell’intera società.
Il prodotto finito che esce dal Centro è un granulare che può avere diverse utilizzazioni. La signora Poli spiega che il Centro non è un supermercato, dove ci si reca per scegliere il prodotto necessario, ma l’ingranaggio di un sistema più ampio in cui si produce solo ciò che è stato precedentemente prenotato. In questo modo si evita il rischio di tenere in giacenza materiale invenduto.
Il granulare ottenuto dal riciclaggio, che può essere fine o grosso a seconda delle esigenze, serve per produrre schienali di sedie, che
poi saranno rivestite, pedane e rallentatori di velocità e soprattutto mattoni per l’edilizia. Questi ultimi non saranno veri e propri mattoni di plastica, ma di un materiale misto che potrà contenere anche legno e l’importante è che sarà atossico.
Il termine tecnico per indicare questo genere di manufatto è “materia prima secondaria”. A differenza di ciò che ci saremmo aspettati, poiché la raccolta della carta si fa da decenni, riciclare carta e cartoni al momento attuale non è conveniente e chi lo effettua lo fa solo per le proprie convinzioni etiche, per salvare alberi e foreste.
Viceversa, riciclare la plastica è già conveniente, cioè i costi vengono benissimo ammortizzati e se si pensa che la carta gettata in un prato ci mette pochi giorni a disgregarsi, mentre la plastica almeno un secolo, è un bene che le cose stiano così.
Una volta separati i vari materiali e resi omogenei, vengono fatti confluire all’interno di un’impastatrice che raggiunge i 180 gradi centigradi ma senza combustione, cioè senza produrre fumi. In essa le plastiche si sciolgono, vengono successivamente raffreddate e macinate, fino a produrre quel miracoloso granulare che sarà venduto a fabbriche di sedie o usato in edilizia come mattoni o pannelli di rivestimento.

L’alluminio, il ferro e l’eventuale acciaio, prenderanno la strada delle fonderie. E anche qui ci sarà un ulteriore guadagno per l’azienda della signora Poli.
Fin qui abbiamo assistito all’aspetto positivo della faccenda, ma Anthony mi ha spiegato che l’attuazione di tale piano non è stata esente da difficoltà. In primis quelle messe in campo da realtà preesistenti e già avviate, che avevano e hanno tuttora vantaggi economici a impedire la raccolta differenziata.
Se posso permettermi un confronto tra la situazione di Napoli e quella del nord est, si potrebbe dire che nel napoletano non solo i cittadini non sono stati educati alla raccolta differenziata, ma anche le aziende storiche come la CONAI hanno ostacolato l’avvio di attività di recupero.
Il motivo di tale comportamento, secondo quanto spiegatomi da Anthony, può essere ricercato nel cosiddetto project financing in base al quale agli inceneritori devono per legge essere conferiti dai Comuni TOT tonnellate di materiale di scarto all’anno e se qualche Comune intende attuare raccolta differenziata, deve pagare all’inceneritore il mancato guadagno, a causa del non conferimento della quantità di rifiuti pattuita.
L’inceneritore in questo modo si è assicurato contro le perdite, mentre il Comune che vuole riciclare almeno parte dei propri rifiuti deve spendere due volte, una prima volta per pagare ditte come quella di Vedelago, affinché accolga i rifiuti, e una seconda volta l’inceneritore perché così è stato stabilito dalla legge, a prescindere dalla quantità effettivamente fatta confluire.
Il meccanismo del project financing viene applicato anche all’acqua, il cui gestore privato si è assicurato contro il rischio di perdite economiche anche qualora i cittadini coscienziosi dovessero evitare gli sprechi. Di modo che ci troviamo di fronte a meccanismi che scoraggiano il riciclaggio e il risparmio d’acqua, nonostante tutte le campagne di sensibilizzazione portate avanti ormai da decenni. Di solito al cittadino queste cose non vengono fatte sapere, forse per non ingenerare rassegnazione e scoraggiamento.
E in più, come se non bastasse, quando le scolaresche accompagnate dalle loro maestre vanno in visita presso qualche inceneritore, che non dimentichiamolo agisce in concorrenza con ditte come quella di Vedelago, si presenta come una struttura all’avanguardia, rispettosa dell’ambiente ed eco-compatibile, termine oggi di moda.
Ad un certo punto, paradossalmente, è lo Stato stesso che rallenta la nascita di Centri di Recupero sullo stile di quello di Vedelago, perché offre incentivi statali agli inceneritori che, bruciando rifiuti e inquinando l’aria, produrranno energia successivamente venduta all’ENEL. Si capisce che, vendendo energia, gli inceneritori hanno tutto l’interesse a far sì che i Comuni portino a loro i rifiuti, anziché ai Centri di riciclaggio.
Ai bambini in gita e alle loro maestre si dirà che dal rifiuto si ottiene elettricità, trascurando di menzionare quei fumi che, se sono calibrati secondo il PM 10, possono essere intercettati nei bronchi ed eliminati con una sana passeggiata in montagna, ma se sono più fini secondo la misurazione PM 2 entrano direttamente nel circolo sanguigno e non c’è passeggiata nei boschi che li possa depurare.
I complottisti direbbero che anche questo, insieme ai vaccini e all’inquinamento elettromagnetico, è un modo con cui l’Elite mondialista ci rende malati. Io dico che si tratta di comportamenti criminali, approvati dalle leggi dello Stato, e che vengono tenuti nascosti all’opinione pubblica, pena il fallimento del business.

Anthony mi dice che siccome l’uso dell’espressione “energie rinnovabili”, in bocca ad un funzionario di Public Relations degli inceneritori, era troppo esagerato, hanno pensato di chiamarle “energie assimilabili”. Qualcuno di voi ha idea di cosa significhi di preciso?
Nonostante i bastoni fra le ruote messi dal Comitato Nazionale Imballaggi e da altri, iniziative come quelle della signora Carla Poli, che raggiungono il 97 % di materiale riciclato, stanno nascendo anche in Sardegna e tra le visite al Centro da parte di ingegneri e funzionari stranieri vanno segnalate delegazioni dall’Australia, dal Nord Europa e recentemente anche dalla Cina. Pure una delegazione di Codroipo, composta da alcuni esponenti di aziende interessate e un ex sindaco, si è recata in visita al Centro pochi giorni fa.
Quel tale sindaco, nei dieci anni in cui ha occupato quella carica, si era fatto un vanto di aver raggiunto il 75 % di rifiuti riciclati, cosa già di per sé notevole ma non sufficiente, se la signora Poli riesce ad arrivare quasi al 100 %. Le implicazioni di tale tecnologia sono enormi. Non solo Napoli cesserebbe di finire sulle pagine dei giornali di tutto il mondo, come esempio negativo di gestione dei rifiuti, ma anche i gas prodotti dagli inceneritori, chiamati politically correct termovalorizzatori, smetterebbero di appestare l’aria e la salute dei cittadini ne guadagnerebbe.
Personalmente non sono del tutto sicuro che alle autorità la salute dei cittadini interessi veramente. Ciò non di meno, il Centro di Recupero della signora Poli, la Dama del Vedelago, è sicuramente un’eccellenza italiana, ma quanti ne sono al corrente?
Merita di essere presa ad esempio e additata agli amministratori degli enti locali che intendano fare seriamente il loro lavoro. Il Sistema non può essere tutto corrotto. Io non li voto da anni, ma almeno alla base della piramide del Potere ci sarà pure qualche assessore comunale onesto!

8 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In effetti, in Italia siamo molto indietro con il problema dei rifiuti, ma non dimenticare che gli inceneritori inquinano l'aria e forse quella non è la soluzione ideale.
      A Norimberga avranno anche l'acqua calda, ma quanti casi di tumori ai polmoni si registrano nella popolazione?

      Elimina
  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bisognerebbe vedere se i depuratori funzionano veramente o servono solo a gettare....fumo negli occhi della gente.
      Forse, se diventi tedesca prima di morire, cercano di curarti meglio? Ho capito il senso delle tue frasi?

      Elimina
  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Boh! Per me morire è morire. Qual è la differenza se lo fai con passaporto italiano o tedesco?

      Elimina
  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. No, qualcosa mi sfugge. Forse per capire il significato delle tue parole, dovrei trovarmi nello stesso contesto, cioè in Germania ed essere un immigrato.
      Nella mia famiglia abbiamo sempre avuto molta stima per i tedeschi, compresi i nazisti e la loro efficienza. Mio padre ammirava Hitler e, facendo i mercatini, vedo che ci sono molti collezionisti che danno fuori di matto quando trovano elmetti e cinturoni del Terzo Reich.

      Elimina