sabato 19 maggio 2012

Stelle per uscire dallo stallo


Fino ad oggi mi ero fatto l’idea che il Movimento 5 Stelle andasse a colmare quel vuoto fisiologico che ogni democrazia lascia dietro di sé, comunemente conosciuto come voto di protesta, analogamente a ciò che succede in natura quando una specie animale lascia libera la sua nicchia ecologica, che viene successivamente colmata da un’altra specie simile o da altri individui della stessa specie.
Cioè pensavo che il Movimento di Beppe Grillo svolgesse lo stesso ruolo che negli ultimi vent’anni era stato ricoperto dalla Lega Nord, per quanto riguarda gli sprechi e le istanze di autonomia, e dai Verdi, per quanto concerne l’esigenza di salvaguardare l’ambiente. Prima ancora, a raccattare il voto di protesta erano stati i Radicali, con tematiche che andavano per la maggiore a quell’epoca, in base a quello che si potrebbe definire lo zeigeist, lo spirito del tempo.
Oggi lo spirito del tempo va nella direzione di una diffusa nausea verso una classe politica inetta, fomentata non solo dal basso, ma sembrerebbe anche dall’intellighenzia mainstream se pensiamo a Rizzo e Stella e che pubblicarono “La casta” ancora nel 2007.
Grillo raccoglie consensi in quanti trovano disgustoso il comportamento palesemente parassitario della classe politica, comportamento che è sempre stato parassitario ma che solo oggi viene portato all’attenzione delle masse. In questo senso, lo zeitgeist va nella direzione anarcoide di un bisogno di repulisti sociale, quale non si era mai sentito prima d’ora.

Fino ad oggi, dicevo, il Movimento 5 Stelle mi sembrava un film già visto, con la gente che viene illusa ancora una volta, grazie a quel filtro di purezza e d’integrità morale che viene applicato nella scelta dei candidati: nessuno che abbia qualche condanna penale può mettersi in lista con i Grillini. Io non potrei farlo.

Fino ad oggi la pensavo così. Poi, nel pomeriggio di sabato 19 ho seguito la lezione di Enrico Mengotti, giunto da Trieste a 

Codroipo per spiegare cos’è la democrazia partecipativa, o democrazia diretta. E allora ho cominciato a pensare che il metodo proposto sarebbe una valida alternativa alla rivoluzione. Invece di impiccare i politici attuali ai lampioni delle città, li scalziamo dai loro scranni e li sostituiamo con gente giovane e onesta.

Tuttavia, visti i recenti successi elettorali del M5S, già si profila il pericolo di “invasioni” da parte di estranei provenienti dal Partito Democratico o dall’Italia dei Valori, che, come minimo, otterrebbero il risultato di annacquare gli entusiasmi e lo spirito che finora ha contraddistinto il Movimento 5 Stelle.
Prima di vedere come funziona la democrazia partecipativa, chiariamo subito una cosa, a beneficio dei complottologi. Se il ragionamento della nicchia ecologica da me fatto poco fa è vero e se il partito di Grillo viene a ridare fiducia nelle istituzioni come una specie di volano politico, significa che l’élite mondialista di serve di quest’ennesimo palliativo per procrastinare il proprio potere sulle folle. Ma se anche le eventuali sanguinose rivoluzioni sarebbero opera della stessa élite, come lo sono state quella francese e quella bolscevica, significa che anche con le rivolte di masse inferocite e disperate l’élite va avanti con il suo piano. E in entrambi i casi siamo fregati. Il NWO ce lo impongono ugualmente.
Poiché è vero che la cricca massonica è solita finanziare entrambi gli schieramenti, in base al metodo dualistico delle false contrapposizioni, per tenere impegnati gli animi della gente, verrebbe da pensare che non c’è alcuna speranza di fermare l’agenda oligarchica d’instaurazione del NWO e l’unica cosa sarebbe rassegnarci a ciò che i padroni occulti hanno in serbo per noi.
Ma, se invece speriamo di avere ancora qualche possibilità di cavarcela e se pensiamo di poter prendere in mano le redini del nostro destino, allora quanto proposto dal M5S sarebbe una via d’uscita alla situazione di stallo in cui ci troviamo e, soprattutto, si eviterebbero i fiumi di sangue che le rivoluzioni portano inevitabilmente con sé. Ai politici attuali, invece di finire penzoloni sotto i lampioni, converrebbe lasciare il posto al M5S che garantirebbe loro salva la vita, benché obiettivamente molti di loro non se lo meriterebbero.
Enrico Mengotti ha introdotto la tecnica della democrazia partecipativa, che non si serve d’intermediari, dicendo anzitutto che il M5S non ha la formula magica per ogni cosa, ma che intende portare ciò che vuole il cittadino dentro le istituzioni. Non vuole rappresentare i cittadini ma spingerli a partecipare alla cosa pubblica, come per un periodo si è fatto in Italia nel secondo dopoguerra.
E’ fondamentale che la gente vada alle assemblee. Dopo di che si sentiranno le esigenze del pubblico seguendo tre fasi:
1)   la parola al cittadino;
2)   world cafè;
3)   open space tecnology.

Nella prima fase i meno timidi avanzeranno delle proposte; nella seconda ci si divide in piccoli gruppi alla maniera dei workshop, discutendo tutte le proposte con chi le ha avanzate per non più di due minuti. Al termine dei quali si ruota e ci si sposta nel gruppo successivo, come si fa in certi locali in cui i singoli vanno a cercare l’anima gemella. Una volta fatto tutto il giro e ascoltati i promotori della proposta, chiamati “facilitatori”, si passa alla terza fase in cui il diretto interessato spiega all’assemblea quali sono state tutte le proposte aggiuntive e migliorative venute dai piccoli gruppi di discussione.

Alla fine, di tutte le proposte avanzate si scelgono solo quelle che hanno avuto maggior successo di partecipazione. Nell’esperimento fatto nel mio comune, presenti una ventina di persone, i punti maggiormente coinvolgenti sono stati tre, di cui farò solo un breve accenno, ma in un’esperienza analoga fatta a Ferrara, con un pubblico di trecento persone, i temi avanzati sono stati undici. Se poi almeno uno di questi abbia avuto uno sviluppo e un’applicazione sul territorio non so, ma i consiglieri comunali, di fronte ad esempi di democrazia diretta come questi, non possono rimanere indifferenti.
Nel nostro caso, nel comune di Codroipo, che ha 15.000 abitanti, l’attuale amministrazione comunale se ne farebbe un baffo, anche qualora qualcuno dei presenti all’assemblea si prendesse l’incarico di portate le nostre scelte alla loro attenzione.
Di fatto, in questo nostro piccolo esperimento, più che altro di genere didattico, hanno avuto maggiore accoglienza le proposte inerenti:
1)   il ventilato abbattimento della vecchia canonica, ovvero cosa costruire al suo posto;
2)   il progetto di bike sharing, ovvero di bici a noleggio gratuite, per incentivare il turismo;
3)   la metropolitana leggera, ovvero un pulmino che colleghi i paesi limitrofi a beneficio delle persone anziane e degli studenti.
Niente di eclatante né di trascendentale. Io non ho avanzato proposte animaliste perché volevo prima capire cosa stesse succedendo, non essendo abituato a questo genere di esperimenti psico-sociologici ed essendo un anarchico di vecchia data, che non vota da 23 anni.
Anche quando il mio compaesano Anthony Santelia, organizzatore dell’evento, mi ha chiesto di registrarmi al forum regionale 5 Stelle per partecipare alle discussioni e poter avanzare proposte via internet, ero titubante, ma alla fine mi sono lasciato convincere.
Per fare un piacere al mio compaesano, visto che per lui era importante.

Mengotti dice che in questo modo non sempre vengono fuori le decisioni migliori, perché ci può essere qualche irriducibile timido che proprio non ce la fa a parlare in pubblico, ma l’importante è che chi fa la proposta, se vede che ha successo, segua le cose dall’inizio alla fine, occupandosi di ciò che sta a cuore a lui e a tutti quelli che in lui hanno riposto la loro fiducia. Qui c’è un germe di delega, ma solo un pochino.

Enrico non ha mancato di far presente che i due consiglieri regionali M5S del Piemonte non possono prendere per statuto più di 2.500 euro al mese, e siccome la loro paga sarebbe di 12.500 il rimanente viene messo a disposizione del Movimento affinché venga ridistribuito alla popolazione, soprattutto attuando assemblee di democrazia diretta come quella a cui ho assistito.
Alla mia domanda finale su come si relazionerebbe il M5S di fronte a una situazione incontrollabile di rivolte popolari sanguinose, nel caso in cui gli italiani perdessero veramente la pazienza, Enrico ha dichiarato che il M5S è contrario a ogni spargimento di sangue e che crede ancora nella gestione onesta, corretta e trasparente della cosa pubblica. Non essendo cieco anche lui sa però che la situazione potrebbe sfuggire di mano, non tanto per un fallimento delle tecniche di democrazia partecipativa, quanto perché le forze attualmente al potere potrebbero manovrare il malessere sociale in direzione della repressione, inventandosi episodi di terrorismo come hanno sempre fatto tutte le volte in cui vedevano traballare la propria impalcatura. Quando non basta più il calcio e la tivù, per distrarre la gente, s’inventano attentati terroristici. Per poi colpire giù duro. Arresti e perquisizioni senza mandato e compagnia bella.
Se le iniziative del Movimento 5 Stelle sono realmente efficaci, presentandosi come un’alternativa al caotico spargimento di sangue, bisogna ammettere che si tratta di una corsa contro il tempo. Gli Illuminati hanno fretta. Noi vogliamo semplicemente riavere una vita dignitosa. Se mai l’abbiamo avuta.

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