lunedì 5 dicembre 2016

La scienza della convalescenza


Mentre gli Illuminati sono alle prese con la manipolazione del popolo italiano, al fine di togliergli ancora un po’ di sovranità politica, io sono alle prese con una guarigione che tarda a venire. Come diceva Shakespeare, le disgrazie, quando arrivano, si presentano in moltitudini compatte. Così, la slogatura dell’omero destro si è portata dietro uno strascico di malesseri di tipo virale, che cerco di combattere parte con chimica farmaceutica, parte con rimedi naturali. Ebbene sì, ho ceduto alla tentazione di comprare miele, che per raucedine e mal di gola è un toccasana. Ingurgito inoltre quantità industriali di vitamina C, mediante la spremitura di quegli agrumi chiamati lime, ma che qui sono conosciuti come “citrone”, limoni. Il piacere di una tazza di acqua di frigo, con mezzo limone e due cucchiaini di zucchero, è un piacere che nessuno può sottrarmi. E farlo di notte, quando tutto è silenzio, interrotto dai miei colpi di tosse a cui fanno eco i colpi di tosse del guardiano appena insediatosi nella veranda sul davanti, è un valore aggiunto, giacché il rimedio principe per ogni guarigione è il riposo. Niente di meglio, per me, quindi, che l’ozio dei latini. Godermi la tranquillità notturna, scacciando le onnipresenti zanzare, e concentrarmi nei miei pensieri, magari mettendoli nero su bianco.




Ma c’è un’altra attività che in questi giorni, da quando sono arrivato nella casa in affitto nel quartiere di Akenta, tiene occupate le mie energie: rendere la porta del bagno dotata di chiusura. Prima di partire avevo chiesto a Tina se la porta fosse munita di serratura. Alla sua risposta affermativa, avevo pensato che fosse cosa buona e giusta, visto che con noi vive anche sua figlia 13enne Annika, ma quando sono arrivato la sera di giovedì ho scoperto che non c’era chiave, né chiavistello. Bugiarda era 10 anni fa, bugiarda è rimasta ancora adesso. Non capirà mai né la necessità della privacy per un vazaha, né la simpatia che molti bianchi provano per i cani e nemmeno che le bugie hanno le gambe corte. Fatto sta che il giorno dopo ha comprato un tiretto semplice, come quelli che qui si usano anche per le finestre. Aveva sei viti da legno in dotazione. Ma si è presentato subito un problema. Il palissandro della porta del bagno è durissimo e impenetrabile a qualsiasi vite. Tina ha provato a prendere a martellate le viti, con il risultato di renderle inutilizzabili. Il giorno dopo ha comprato dei chiodi, ma troppo lunghi e teneri: si storcevano subito sotto i colpi di un mazzuolo da muratore che lei chiamava martello, deformato pure quello. Il giorno dopo abbiamo comprato un cacciavite vero, che ha sostituito il mio coltellino svizzero, ma le viti non volevano saperne di entrare nel posto che avevo stabilito per loro.




Domenica le ferramenta sono chiuse e dovremo demandare a lunedì l’acquisto di chiodi corti e dalla larga capocchia. Comprerò anche un martello decente. Per ora, il tiretto è sistemato in maniera provvisoria, a ricordarmi la provvisorietà dell’esistenza. Seduti sulla tazza del water – è notorio – si fanno meditazioni profonde.




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