sabato 11 febbraio 2017

In mors veritas


Mangiamo e beviamo perché domani moriamo, dice un vecchio adagio. E, se non lo dice, vuol dire che l’ho inventato io in questo momento. Di fatto, oggi è il mio compleanno, giorno topico di riflessioni, ma non ho intenzione di morire. Non oggi. Il vino aperitivo “Maroparasy, che letteralmente significa “molte pulci”, l’ho aperto ieri. Tanto è solo un aperitivo. E sono l’unico in….famiglia a berlo. Viene dalla stessa vigna di quello bianco, per la Messa, che ho regalato pochi giorni fa a suor Clemenza e, tanto per cambiare, la vigna è di proprietà di un cinese. L’idea era di passare da Giancarlo, del ristorante “Le jardin”, prenotare una torta con sopra un riccio e un topo, commestibili, dello stesso genere di quella che ci fece sei anni fa per il nostro matrimonio, a sorpresa, perché Tina aveva chiesto la coppia classica con l’omino vestito di nero e la sposa di bianco, ma Giancarlo volle improvvisare. La sorpresa fu gradita, comunque. Poi ho cambiato idea. Una lite notturna tra me e Tina me l’ha fatta cambiare: niente feste finché non imparerà a rispettarmi: non sono solo una banca da utilizzare a proprio piacimento. E se non l’ha imparato in dieci anni, non credo che lo imparerà mai. Kant: “Tratta gli altri come fini e non come mezzi”. Ma Tina non conosce Kant. E allora, oggi niente torta, niente bambini, niente festa, niente aranciate, ma solo “composé”: patate, erbette rosse in un’amalgama di maionese.



Ebbene sì, in Madagascar sono tornato vegetariano. Io e Tina ci siamo riconciliati e lei me la preparerà volentieri, con il mio aiuto. Nei dettagli della litigata non entro, perché tanto so che i miei detrattori si schiereranno dalla sua parte, vittima innocente di un bruto, e i miei simpatizzanti dalla mia, maschio bianco incompreso e sfruttato. E magari “in medio stat virtus” e avrebbero ragione entrambi gli schieramenti. Di fatto, Tina sa essere servizievole e se c’è da scendere dal taxi brousse, fuori da Ambalavao, per attraversare la strada e comprare il vino, lo fa, come si vede in foto. Lì anni fa avevamo comprato del mosto ed era semplicemente inebriante. Forse eravamo capitati durante la stagione della vendemmia. Siccome le stagioni al tropico del Capricorno sono invertite rispetto alle nostre, ho qualche difficoltà col calendario. Lì, vicino a quei chioschi, vendemmia o non vendemmia, ci sarebbe da piantare le tende. E ci si ritroverebbe in paradiso. Mi dispiace per gli amici astemi che non possono capire. Come posso descrivere il vino aperitivo di Fianarantsoa? Aspro, come gli altipiani del Madagascar, e dolce, come il sole caldo dei tropici, nello stesso momento. Una cosa mai provata in Italia. Ma io non sono un sommelier e potrei dire solo stupidaggini.




Subito dopo la nostra partenza dalla gare routiere di Fianarantsoa abbiamo visto in faccia la morte. Sarà per questo che l’articolo odierno è dedicato al Dio Bacco? L’ho vista anche se stavo in terza fila e non davanti, al fianco dell’autista come normalmente. Ed aveva la sembianze di un grosso fuoristrada che ci veniva incontro sulla RN7. Josef poi si è scusato dicendo che aveva fatto i fari, cioè gli aveva segnalato l’intenzione di superare il lungo camion a rimorchio, ma se il 4 x 4 non avesse frenato, il sorpasso si sarebbe tramutato in uno scontro frontale. Quante maledizioni deve avergli mandato, a Josef, il conducente del fuoristrada! E anche noi passeggeri non eravamo per niente entusiasti della sua manovra azzardata. L’anziano francese che sedeva al suo fianco, con una ragazza malgascia in mezzo, gli ha anche messo le mani addosso. Io, dalla terza fila, parteggiavo per lui, benché Josef, un ragazzo che in altre occasioni ci era risultato simpatico, sembrava veloce e abile nella guida. Poi, basta una cazzata, e 25 passeggeri di cui sei responsabile, vanno al Creatore insieme a te. E solo per la fretta di sorpassare un lento camion a rimorchio, sulle strade tortuose degli altipiani. 


Nei minuti seguenti, mentre sbollivano le lamentele dei passeggeri, soprattutto quelle dei 4 francesi anziani che viaggiavano con noi, mi sono soffermato a immaginare cosa succede negli scontri frontali. So che le velocità si sommano: 100 Km all’ora più 100 Km all’ora. Totale 200 Km all’ora. Ma basta anche meno per ottenere l’effetto lasagna. O tiramisù. Uno strato di carne e uno di sedili, uno di corpi e uno di poltroncine. La coppia anziana di francesi davanti a me sarebbe finita su Josef, che avrebbe sfondato il parabrezza e abbracciato il conducente del 4 x 4, io sarei finito sull’anziana francese, Tina su suo marito, i majottiani (abitanti dell’isola di Majotte) che sedevano dietro di noi, belli grossi, neri e dai nasi camusi, sarebbero venuti sopra di noi. E via fino all’ultima fila. E pensare che a me non piace nemmeno dare baci alla gente e mi limito alle strette di mano. La morte è troppo confidenziale. Si prende troppe libertà e non tiene conto della distanza prossemica.




Alla fine, l’ira dei francesi verso Josef, una volta scampato il pericolo, si è dissipata. L’atmosfera che è subentrata era quella dei sopravvissuti, un’euforia irrazionale. Forse qualche malgascio ha pregato in silenzio il suo Dio per essere ancora vivo. Io beneficiavo degli effetti della pastiglia di Nautamine, presa alla partenza. Niente nausea. E’ per questo che preferisco viaggiare sul posto davanti, ma tante volte ci sono malintesi durante le prenotazioni telefoniche e mi tocca viaggiare dietro, con il sacchetto in mano, specie sugli altipiani. Per fortuna, la Nautamine fa bene il suo lavoro, ma non mi piace ingerire sostanze chimiche, benché benefiche. Se la meta è il viaggio, io vivevo il Madagascar dalla terza fila di un grosso Sprinter Mercedes. A tratti sembravamo scolari in gita o almeno a me così sembrava, specie dopo il mancato frontale. A Ilakaka pioveva. I cani si scansavano all’ultimo momento. Con l’asfalto scivoloso gli pneumatici perdono aderenza, ma Josef sembrava non curarsene. Correva veloce nonostante la pioggia, la scarsa visibilità, i passeggeri di cattivo umore, che chiudevano e aprivano i finestrini a seconda dell’intensità delle precipitazioni. A Tulear abbiamo trovato il sole e la solita afa opprimente ed era l’imbrunire quando i bagagli, dal tettuccio, ci sono stati consegnati. Il nostro tassista di fiducia, Joselito, era alla gare routiere ad aspettarci. Oggi è il mio compleanno.




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