giovedì 6 giugno 2024

La fuga gli è stata fatale


Il 4 giugno scorso, lo avevo trovato a un metro circa di distanza dal terrario. Quando l’ho rimesso dentro, ho notato che aveva qualche brandello di ragnatela polverosa appiccitato alle zampe e alla parte terminale dell’addome. Sul momento non ci ho fatto caso e non ho pensato che potesse costituire un pericolo per lui. Tanto più che si era messo in agitazione cercando di rimuovere gli appiccicosi filamenti. Il giorno dopo, l’ho trovato appeso a testa in giù a un ramo all’interno del terrario, immobile. Avendo notato che l’addome da verde stava diventando marrone, di primo acchito ho pensato che cambiasse colore come fanno molti insetti, le mantidi soprattutto, che sono di due tonalità diverse: o marrone o verde. Mantidi e insetti stecco non appartengono alla stessa famiglia, ma tutto può essere. Il fatto è che gli animali – e questo vale anche per cani e gatti – non dicono dove gli fa male e ciò rende il lavoro del veterinario ancora più difficile di quello dei medici per esseri umani. Fatto sta che il mio insetto stecco non stava cambiando colore, ma stava morendo. Le ragnatele che aveva addosso indicano che aveva avuto un incontro ravvicinato con un ragno, uno dei tanti che si annidano negli angoli della mia casa. Il quale, un Folcide probabilmente, non era stato in grado di uccidere la sua preda e poi mangiarsela, ma solo di iniettarle quel veleno sufficiente a farla morire lentamente. Quando ho spruzzato nel terrario dell’acqua vaporizzata, operazione che va fatta almeno due volte al giorno, e un po’ d’acqua ha colpito anche il mio insetto appeso al ramo, ho capito che era definitivamente morto. Non si è più mosso. Credo pertanto di aver risolto il mistero della sua morte: avvelenamento da veleno di ragno. Se pensate che questa storia sia fine a se stessa, vi sbagliate. Prescindendo da Fedro ed Esopo che si servivano di figure retoriche in sembianze animali, la storia del carnivoro che uccide il vegetariano può avere implicazioni filosofiche più ampie e mi fa venire in mente un aneddoto. Un tizio, parlando con un filosofo e riferendosi a una terza persona, disse: “E’ così buono che non farebbe male a una mosca!”. “Sì – gli rispose il filosofo – ma quella mosca, che non è stata uccisa da quell’uomo buono, poi causerà la morte di milioni di persone a causa degli agenti patogeni che trasmette”. Morale della favola. La morte e la vita, come anche il Bene e il Male, sono inestricabilmente legati e nessuno li può separare. Questo ci porta alla conclusione che una verità pulita, indiscutibile, avulsa da contaminazioni di qualsiasi genere, non è possibile.

4 commenti:

  1. Mi dispiace per lo Smilzo (che era anche uno dei compagni di Peppone), anche loro hanno a che fare con le ferree leggi della Madame Nature, tanto buona e cara coi suoi viventi.
    Anche a me capita di soccorrere insetti intrappolati nelle ragnatele, è un terno al lotto, ma tentar non nuoce.... l'unico problema è che i fili serici della bava del ragno sono resistentissimi, tanto che stanno studiando, alcuni "scienziati" come applicare il loro composto serico in campi utili, tanto per cambiare, a noi umani...
    Zenzero

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    1. Un anno fa, uno dei ragni che avevo messo nel terrario come cibo per una mantide, ha ribaltato i ruoli e, invece d'essere mangiato dalla mantide, se l'è mangiata lui.

      In quel caso, contarono le dimensioni dei due soggetti. Stupido io a non tenerne conto.

      Nel caso dell'insetto stecco, oltre alla temporanea libertà trovata, benché fosse nato non in natura ma in un altro terrario, ha trovato la morte.

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  2. Ma vedi dunque, che anche tu devi adattarti alle leggi insindacabili della Madame Nature?
    Lasciamo perdere che il risultato si è ribaltato e chi doveva fare da pasto (il ragno) è diventato il "pasteggiatore"....ma tu, quando lo hai fatto, hai dovuto comunque accettare il fatto che c'è chi mangia e chi è mangiato!
    Io salvo i grilli dai gatti, ma se i ricci trovano i grilli, se li mangiano loro!
    Zenzero

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    1. Io ho accettato da molto tempo le leggi di natura, in primis quelle delle prede mangiate dai predatori, ma la mia morosa, per esempio, e come lei tanti altri animalisti, non le hanno accettate e io mi devo sorbire i rimproveri vocali della prima e quelli virtuali, sui social, degli altri.

      Mi sgridano perché sono io che fornisco prede vive a carnivori (la mantide) senza dar loro una via di scampo, cioè condannandoli a morte.

      Con la morosa sono giunto a un compromesso: non terrò più mantidi in terrario, ma il problema potrebbe ripresentarsi con altri animali carnivori.

      Essere coscienziosi animalisti è uno...strazio!
      Una...tragedia!

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