Woody: I giovani di oggi non lo sanno, ma fino agli anni 80/90 sui treni, veloci o meno veloci, c’erano dei veri e propri salotti con una porta scorrevole che, chiusa, ti separava dal mondo. Sei poltrone o sei poltroncine, rispettivamente di prima o di seconda classe. La cosa bella di quelle carrozze, divise in scompartimenti-salotti, era che si faceva subito amicizia. Era impossibile non farla. Lo scompartimento era una piccola proiezione di casa propria dove la regola era l’incontro casuale con persone sempre nuove. Chi ti sedeva a fianco o di fronte immancabilmente dopo le prime parole ci si presentava e ci si conosceva. Quel piccolo salotto dotato di una finestra sui panorami più belli e più diversi diventava un vero e proprio confessionale. Qualcosa di inevitabile spingeva a farlo. Ciascuno, dopo la presentazione, spontaneamente oltre a confidare i motivi del viaggio raccontava esperienze della propria vita. Fatti che nessuno aveva chiesto di raccontare ma che, si vedeva, si provava piacere nel raccontare. Capite? Una persona che minuti prima era un perfetto sconosciuto, diventava così un vecchio amico che con piacere non vedeva l’ora di raccontarsi. Nessuno si sottraeva a quel piacere. Tanto grande era la magia di quel salottino viaggiante.
Granpasso: Oggi sarebbe un incubo. Ti troveresti in carrozza con quattro islamici con i piedi sui sedili che gridano in arabo al telefono.
Tiziana: Dovete farvi curare! Cosa c’entravano gli islamici con questo post? Niente! Solo un modo per dar sfogo alla vostra ignoranza e al vostro razzismo! Un modo per sentirvi meno soli nel vostro odio immotivato. E comunque avrei più schifo e paura dei razzisti come voi.
Granpasso: Strano, in treno tutte le ragazze, incluse quelle come te, si siedono sempre vicino a me e stanno alla larga dagli islamici. Forse perché io ho la cravatta e non puzzo di patriarcato. Solo su X fate le inclusive.
Vulepsi: Gli "islamici" che descrivi, ieri erano i meridionali, poi sono stati gli albanesi e per i nord europei siamo sempre stati noi italiani. Uno che parla per stereotipi come te è sempre stato l'ignorante, sempre insoddisfatto.
9 GENNAIO1900: Aldilà dell'etnia, ora il cellulare avrebbe comunque vanificato quella specie di magia, isolandoci dietro la sua invisibile armatura, fatta di altrove.
Solo chi l' ha vissuto può capire ...
RispondiEliminaIl treno era il mio mezzo di spostamento preferito , ho resistito fino al 2010/12 , poi ho gettato la spugna ; ho provato un Frecciarossa nel 2015 per andare a Roma , la " comodità " era inferiore ad una seconda classe del 1970 , sedili ridotti ai minimi termini , nessun spazio di movimento , tutto ridotto ad una ridicola Puffolandia , finestrini sigillati , aria artificiale ...
A proposito di " piedi sui sedili " , senza dubbio gli islamici non si fanno scrupoli ma a me è capitato in un treno locale in Liguria ( sedili a coppia , una coppia di fronte all' altra ) due signore inglesi che si sono accomodate di fronte a me ( il sedile di fianco era libero ) e una si è tolta gli scarponi da trekking e ha messo i suoi deliziosi piedini sul sedile al mio fianco.
È notorio che gli stranieri in Italia mostrano il peggio del peggio, soprattutto i tedeschi.
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Vietato sporgersi, ne pas se pencher au dehor, nicht hinauslehnen, ed ancora: non gettate oggetti dal finestrino, con le tre ulteriori traduzioni in lingua...
RispondiEliminaNei lunghi viaggi dal reggimento a casa e viceversa, io vestito da militare semplice venivo evitato come un pariah a Benares. Leggevo e rileggevo i cartelli monito sulla base dei finestrini, seduto in scompartimenti di seconda classe, sedili in ecopelle lucidi e frusti, le stampe di piazze e cattedrali fra il poggiatesta ed il ripiano per le valigie.
Una sola volta nella vita ho fatto il viaggio in treno da Roma a casa con addosso la divisa da secondino, ma l'istinto mi diceva che non era stata una buona scelta.
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