Gli effetti dell'immigrazione in uno sperduto paesello

 

L’invasione è arrivata anche a Codroipo, già da un pezzo. Cammino per strada in zona pedonale con la cagnetta sciolta. Davanti a me deambula lentamente una musulmana velata, pullulante d’infanti. La mia cagnetta le si avvicina da dietro per annusarle i piedi e la donna, voltatasi di scatto, con gl’infanti in preda al panico, inorridisce trovandosi un orribile mostro peloso a pochi centimetri di distanza. Istintivamente sposta il peso sulla gamba sinistra e carica il piede destro per sferrarle un calcio ma, grazie ad Allah, incrocia il mio sguardo severo e s’immobilizza ricordandosi che molti occidentali hanno lo strano vizio di familiarizzare con uno degli animali più impuri, dopo il maiale, indicati dal Profeta. 

Da quando i medievali sono arrivati nelle nostre laiche terre, la qualità della vita di Codroipo (parlo per me) è calata. I pericoli sono aumentati. Se prima dovevo badare solo alle macchine, che non m’investissero i cani, ora nelle zone pedonali devo badare anche alle donne superstiziose a passeggio con o senza prole. Gli spazi si sono ridotti per me e la mia bambina a quattro zampe. Sorgerebbe spontanea una domanda: chi li ha fatti entrare tutti questi superstiziosi dalla pelle ambrata - per quel poco che si vede - e dal cuore ostile?

Negli anni Dieci del Novecento, alla vista degli emigranti con la valigia di cartone, l’anglosassone di New York si chiedeva turbato: “Cosa vogliono questi italiani? Vengono a cercare lavoro e ci portano la mafia per soprammercato!”. Negli anni Dieci del XXI secolo, alla vista di arabi e affini, io latinceltico di Codroipo mi chiedo turbato: “Cosa vogliono questi musulmani? Vengono a cercare lavoro e ci portano la Sharia per soprammercato!”. Poi penso che questo mio personale disagio (mio perché Pupetta, finché non viene presa a calci da qualcuno ne è inconsapevole) è poca cosa rispetto a ciò che sta accadendo fuori nel mondo, in quella vasta area di cui siamo edotti attraverso il filtro partigiano dei mass-media. 

Fuori nel mondo i musulmani sono accusati di ammazzare gente innocente e nemmeno le loro donne velate sono esenti da tale accusa. Mi viene spiegato che c’è uno scontro di culture e non mi stupisco di questo perché da una vita mi scontro con zotici cadaveriani di razza latinceltica come me e questi che arrivano sui barconi sono solo un po’ più zotici di quelli con cui da sempre ho a che fare. Anche per questo la qualità della vita, mia e del mio cane, è scesa, per il gran numero di barbari che mi circonda quotidianamente. Ma poi penso ancora che ci sono dei principi universali che reggono le sorti dell’umanità e che sono stati violati e allora, già capendo o credendo di capire come stanno le cose, mi tranquillizzo un po’. 

E’ solo la Nemesi al lavoro. Il Karma che fa il suo dovere. In quei paesi dove la macellazione è plateale e oscenamente pubblica, la Nemesi sta ora tagliando teste umane, dopo che ad essere tagliate erano solo quelle di pecore e capre. Il male trabocca fuori dal vaso e questo succede già da anni con i kamikaze imbottiti d’esplosivo e i vari terroristi distributori autonomi di piombo. I morti musulmani in Pakistan sono la schiuma del male che ribolliva nel calderone della macellazione Halal. Quelli ebrei in Israele sono la schiuma del male che ribolliva nel calderone della macellazione Kasher. Ma io dovrei parlare al presente, giacché il peccato originale, l’uccisione degli animali, è tuttora presente e praticato, senza che ebrei e musulmani facciano il collegamento tra le due cose.

Non sanno che il male ritorna come un boomerang, non sanno neanche cos’è un boomerang e, anche se lo sapessero, non intendono per nessun motivo abbandonare l’antico arbitrio affidatogli dai loro antenati. Anzi, sono fieri di discendere da beduini belluini e da pecorai col cervello più piccolo di quello delle pecore. Sono fieri di avere in Abramo, che non avrebbe esitato a scannare il proprio figlio, il loro capostipite e, orgogliosamente, si fanno perciò chiamare “stirpi abramitiche”. Ora tocca a noi, stirpe ariana, latina, mediterranea, sassone o slava che dir si voglia. Il calderone dell’inferno babilonese è stracolmo. Ce n’è per tutti e il sangue di capre e cammelli dilaga a ovest, trasformandosi in piombo fuso. Dalle ceneri dell’arrosto di montone, pietanza amata dal Papa di turno, sorge la Fenice della vendetta animale, un uccellaccio pieno di artigli e becchi adunchi. E’ un uccellaccio malvagio, quasi quanto i macellatori degli inferni di periferia, i mattatoi, dove gli ariano celtici angloslavi hanno relegato l’esecuzione del peccato primo. E’ un uccellaccio che atterra nelle redazioni dei giornali, nelle stazioni dei treni, nelle banche templi del Dio denaro e non guarda in faccia a nessuno. Anche a Codroipo potrebbe atterrare se ne valesse la pena, se ci fosse una redazione di vignettisti blasfemi, una stazione importante o una banca cattolica antoniana veneta che stesse sul cazzo ad Allah e al suo Profeta.

Ovviamente, non è una Fenice guerriera che decide di sua volontà dove colpire, ma viene aiutata, indirizzata, spinta e sospinta su obiettivi strategici. C’è un cervello ariano bacato e demoniaco che le suggerisce dove posarsi. Forse ce n’è più d’uno e io mi sento autorizzato a sospettare che lavorino in équipe perché l’ultima volta che li abbiamo visti, sbarcati da poco dalle astronavi, erano una squadra compatta e organizzata. 

Sapevano il fatto loro e, perversamente, ci trasformarono in gregge belante e frastornato, da quelle scimmiette innocue che eravamo. Poi se ne andarono e qualcuno dei loro sottoposti cominciò a spargere la voce che in realtà ce n’era uno solo, facendo così nascere il monoteismo. 

Uno o tanti che al momento ce ne siano, non cambia poi molto, giacché entrano nel recinto, prendono uno o più di noi e se lo portano via. A partire da quel momento non ne sappiamo più nulla e rimaniamo nella confusione più totale, con una parte di noi che resta irriducibilmente affezionata alle divinità carnivore e un’altra parte che mette in guardia il primo gruppo avvisandolo della malvagità degli Dei. E mentre noi rinchiusi nella stalla discutiamo se l’allevatore sia buono o cattivo, ecco che i suoi garzoni entrano di nuovo a prendere altra carne fresca. E se qualcuno cerca di fermare i galoppini degli Dei, viene afferrato e portato via anche lui. Meglio starsene rintanati e pregare le astute divinità di risparmiarci.

Ma questo non avviene, non può avvenire. Sono troppo furbe, le nostre divinità, per farsi fregare dalle loro creature ottuse e succulente. Per quarant’anni ci hanno intortato con la diatriba tra comunismo e capitalismo. Poi hanno deciso che uno dei due poteva anche eclissarsi, per sostituirlo con un nuovo nemico così che, tolti i morti per avvicendamento generazionale, nessuno capisse che i meccanismi della truffa sono sempre gli stessi. Al posto dei comunisti ora hanno messo i musulmani, cosicché se prima ci scannavamo tra Destra e Sinistra, oggi ci stiamo scannando tra xenofobi e cattocomunisti, ovvero i fautori dell’accoglienza contro i difensori dei confini razziali. Prima i servizi segreti agli ordini delle divinità assassine mettevano bombe sui treni dando la colpa agli anarchici, alle Brigate Rosse o ai N.A.R. indifferentemente, ora sguinzagliano bambine kamikaze nei mercati e fanatici microchippati nelle redazioni dei giornali, dando la colpa non più a generici gruppi estremisti, ma a un preciso raggruppamento religioso che conta più di un miliardo di fedeli. Ora hanno alzato il tiro perché il loro obiettivo è scatenare la terza guerra mondiale.

Gli Dei hanno visto che la malvagità è cresciuta nel mondo e vogliono portare un diluvio di fuoco per porvi rimedio. Un tema già sentito. E infatti, la Storia tende a ripetersi circolarmente. A quel punto, quando l’Occidente cristiano e l’Oriente musulmano saranno cotti a puntino, armati e pasciuti, carichi di odio reciproco, si darà inizio alle danze. A quel punto, non mi resterà altra soddisfazione che dirvi, a chi avrà ancora orecchi per ascoltare e con un amaro sorriso sulla bocca: “Ve l’avevo detto, ma voi non avete voluto ascoltarmi”. A quel punto non entreranno più i garzoni del Dio macellaio a prenderne pochi per lasciarne gli altri, perché a quel punto inizierà il Festival di Gadhimai. Non sarà risparmiato nessuno. L’unico mio rimpianto sarà di non poter più passeggiare con la mia cagnetta e mi verrà in mente la musulmana velata che stava per prenderla a calci.